Un Papa che rompe col passato?

Su Bergoglio due scuole di pensiero - Faccia a faccia tra Volonté e Borghi
Carlo Silini
28.09.2013 05:28

«Sta rivoluzionando la Chiesa cattolica». «No, è in totale continuità con il magistero dei Papi che l?hanno preceduto». Potremmo riassumere con queste affermazioni contrapposte le due principali scuole di pensiero sorte attorno al nuovo Papa, Jorge Mario Bergoglio, il gesuita argentino di origini piemontesi succeduto il 13 marzo scorso al dimissionario Joseph Ratzinger (Papa Benedetto XVI) assumendo il nome di Francesco (e diverse altre caratteristiche del santo di Assisi: l?attenzione ai poveri prima di tutto). E così, da una parte si parla con sempre più insistenza di un Bergoglio deciso a voltar pagina  rispetto al Papa emerito, il teologo tedesco delle questioni di dottrina ed ortodossia. E c?è chi crede che il nuovo stile, al contempo più austero e sorridente, sia solo l?inizio di una volontà di riforma radicale della Chiesa.  Altri fanno invece notare che Papa Bergoglio, al di là di alcune scelte di forma e di carattere, non fa altro che seguire il solco tracciato dai predecessori, tant?è vero che fino ad oggi non ha emanato nessuna nuova (rivoluzionaria) norma.  Due teologi attivi in Ticino - don Ernesto Volonté, rettore del Seminario diocesano, e il biblista laico Ernesto Borghi -  hanno accettato di confrontare le rispettive posizioni sullo spinoso quesito.

"Tra Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e Francesco - commenta don Ernesto Volonté - c?è un?intima e profonda coerenza pur nella differenza delle singole personalità. Se poi vogliamo dichiarare che uno è più immediato nel rapporto con le persone dell?altro; che si esprime con un tono più familiare dell?altro, ebbene questa è una questione di sensibilità e di gusti. Allora in tutto questo dove sta la rottura con il passato? Esempio: le famose «scarpe nere» del Papa, notizia presa al volo dai giornalisti per dichiarare finalmente la rottura? invece gli erano solo più comode, perché ormai conformate ai suoi piedi, come capita alle persone anziane, fatte apposta da un suo amico ortopedico a Buenos Aires per calmare i suoi dolori di schiena? Il Papa si sente bene in quello che ha sempre fatto, uno che tratta normalmente il suo quotidiano, il resto è chiacchiericcio da signore del té".

"Papa Francesco - aggiunge Volonté - non smentisce niente dei suoi predecessori. Nell?intervista lo afferma chiaramente: "Io sono un figlio della Chiesa", anzi di più: "della Santa Chiesa gerarchica", se proprio la vogliamo dire tutta. Ma Francesco preferisce mettere l?acceleratore altrove, come Gesù alla prostituta colta in flagrante dice: "?anch?io non ti condanno, va e non peccare più!". Non le ha detto: continua così, basta non farti prendere. Verità e misericordia si sono abbracciati dice la S. Scrittura. Chi sottolinea più la prima (ed è un dovere per il Papa!) e chi attacca dalla seconda. Oggi, certamente, per i cuori lacerati occorre anzitutto praticare la seconda".

Chi sostiene che i presunti cambiamenti di Francesco siano tutti sul piano dell?immagine, ma non sul piano della sostanza? "Sono i nostalgici dell?autoritarismo, ci dice Ernesto Borghi - dell?astrattezza formativa e della disattenzione alla libertà di coscienza, tutte condizioni che hanno contraddistinto vari ambienti e contesti assai importanti, sia nella Curia romana sia nel mondo ecclesiale cattolico, durante i due pontificati precedenti all?attuale."

Come mai, chiediamo allora a Borghi,Bergoglio non ha ancora tradotto in norme certi orientamenti di apertura, per esempio nei confronti dei divorziati risposati? «Le incrostazioni e le resistenze che Papa Francesco ha certamente trovato e sta trovando - risponde il biblista - non facilitano cambiamenti significativi rispetto a quello che nei decenni è stato sempre ribadito. Quando lo stesso vescovo di Lugano Pier Giacomo Grampa, alcuni anni fa, nella sua lettera pastorale "Non hanno più vino", sottolineò la necessità di rivedere seriamente tale questione, fu denunciato e subissato di critiche negli ambienti vaticani. Diamo al vescovo di Roma attuale il tempo di far emergere gli studi e le riflessioni più evangelicamente mature in proposito e di prendere decisioni conseguenti».

In questo articolo: