"Un passo spiacevole e necessario"

BERNA - Dopo il «sì» degli Stati mercoledì scorso, ieri sera la Commissione Economia del azionale ha invece bocciato con 16 voti contro 9 l'entrata in materia sulla Lex USA, la legge che dovrebbe permettere alle banche svizzere di risolvere le loro vertenze fiscali negli Stati Uniti. La Commissione, ha spiegato il suo presidente Christoph Darbellay, ha però adottato una mozione per riprendere in una legge separata la parte della Lex USA che riguarda la protezione dei collaboratori. Accolta anche la mozione proposta dagli Stati che vuole perseguire quei banchieri che si sono comportati in modo illegale. Durante le discussioni è stato sentito il CEO di Raiffeisen Pierin Vincenz, che «si è chiaramente espresso a favore della Lex USA». Il Consiglio nazionale si pronuncerà martedì mattina. Il PPD continua a sostenere la Lex USA. Ma è davvero necessaria?
«Premetto che mi trovo in una situazione un po' imbarazzante. Sostengo la linea della minoranza che è quella del Governo e del Consiglio degli Stati, ma come presidente della Commissione Economia del Nazionale devo rappresentare la maggioranza».
Come il suo collega di partito Konrad Graber, presidente della Commissione Economia degli Stati.
«In aula ha dovuto difendere il voto negativo della Commissione, ma fuori dall'aula, vista l'importanza del tema, ha espresso il suo parere favorevole. A nostro avviso il punto principale è: come far uscire le banche dal vespaio dove si sono cacciate? C'è questa proposta. Oppure nessun'altra. Non c'è un piano B, la ministra delle Finanze Widmer-Schlumpf l'ha ribadito».
Eppure un anno fa il Consiglio federale ha autorizzato alcune banche a trasmettere delle informazioni, semplicemente concedendo una deroga all'articolo del Codice penale che vieta questo tipo di azioni verso altri Stati.
«Si trattava di una situazione d'urgenza poiché era in corso un'azione penale. E comunque anche quelle banche al momento sono bloccate. Il 90% dei dati è stato trasmesso, manca il 10%. Dovrebbe trattarsi delle cosiddette ?leaver-list?, le informazioni sui capitali che hanno lasciato UBS. E a partire da quei dati altre banche saranno certamente coinvolte. Questa legge è una soluzione liberale: ci limitiamo a fornire un quadro legale, nell'ambito del sistema giuridico svizzero, per permettere a queste banche di regolare i problemi del passato. Ciò è essenziale per la sicurezza giuridica e per il futuro del settore. Non si tratta più solo di UBS. Anche le banche cantonali sono coinvolte e potrebbero trovarsi in una situazione molto difficile. Noi facciamo semplicemente un'analisi lucida della situazione. Non fare nulla è impossibile. Faremmo volentieri a meno di quest'accordo. Ma occorre minimizzare il rischio».
Il rischio è davvero così elevato? «Gli americani hanno deciso di perseguire tutti i loro cittadini, ovunque siano nel mondo, come hanno perseguito i terroristi. Credo che abbiamo una responsabilità da assumere, anche se è spiacevole ed è dovuta al comportamento dei banchieri, che pure dovranno assumersi le loro responsabilità. Saranno loro a dover decidere se partecipare o no al programma. Se non aderiscono pur avendo qualcosa da rimproverarsi, verranno in ogni caso scoperti».