«Un pedaggio dinamico al San Gottardo sarebbe l’anticamera del road pricing»

Simone Gianini è il nuovo presidente centrale dell’Automobile Club Svizzero. L’assemblea dei delegati, riunita venerdì scorso a Berna, ha chiamato il consigliere nazionale ticinese (PLR) a succedere allo sciaffusano Thomas Hurter (UDC). Lo abbiamo intervistato.
L’ACS ha quasi 130 anni. Una decina di anni fa ha anche attraversato un periodo tormentato a causa di dissidi interni. Qual è oggi la sua ragion d’essere?
«Il mio predecessore (il consigliere nazionale UDC Thomas Hurter, n.d.r.) ha riportato armonia all’interno del club, orientandolo al suo spirito originario, che è quello della passione per l’automobile. Questo è ciò che caratterizza l’ACS rispetto ad altri, oltre a tutta la gamma di servizi (dal soccorso stradale in tutt’Europa, al telepass europeo, all’assistenza giuridica, sino all’assicurazione viaggi) e alle varie attività, di cui i nostri associati possono approfittare. Forte di ancora circa 75 mila soci a livello nazionale, l’ACS è anche un partner considerato, sia nell’ambito della sicurezza stradale, sia nella politica dei trasporti. È una voce di cui ritengo ci sia bisogno proprio adesso che la Confederazione sta elaborando la futura strategia d’investimento nei trasporti».
Infatti, lo scorso mese di novembre è stato respinto in votazione popolare il potenziamento delle autostrade. La Svizzera è ancora un Paese per auto?
«La Svizzera dev’essere un Paese in cui si riesca a spostarsi liberamente e in cui si possa liberamente scegliere il mezzo di trasporto che più si addice alle proprie esigenze. Per questo, necessitiamo anche di una rete stradale moderna ed efficiente, che concorra a garantire quella libertà di movimento (per inciso, la rete stradale nazionale assorbe oltre l’80% del traffico individuale motorizzato e il 40% del trasporto interno delle merci che non possono usare il treno, senza la quale saremmo quindi al collasso). Proprio anche per l’interesse degli automobilisti di spostarsi su strade fluide, l’ACS non è per una politica dei trasporti preclusiva, come lo sono invece altre associazioni contrarie all’automobile, bensì inclusiva e intermodale, beninteso che tenga anche conto della necessità del trasporto individuale motorizzato. Malgrado il voto dello scorso mese di novembre sui sei progetti d’Oltralpe, sono sicuro che una politica dei trasporti equilibrata e liberale sia ancora quella che la nostra popolazione si attende e ciò di cui il nostro Paese ha bisogno».
In Svizzera ci sono 9,2 milioni di persone e 4,8 di automobili. Non teme un effetto di rigetto a livello politico?
«Che in Svizzera, come nel resto del mondo industrializzato, ci sia un problema di traffico è evidente e, ripeto, è anche nell’interesse degli automobilisti che si scelga il mezzo più idoneo per un proprio spostamento che non sempre è costituito dall’automobile. Le soluzioni – di quelle magiche non ve ne sono – devono però essere, oltre che efficaci, anche equilibrate e rispettose della libertà dei cittadini. Se così tante persone hanno ancora il bisogno e il piacere di condurre un’automobile, va rispettato e non demonizzato».
Per ridurre i transiti sull’asse nord-sud lei ha proposto in Parlamento un congruo aumento del prezzo della vignetta con la restituzione ai residenti della differenza rispetto al prezzo attuale. Il Governo dice che sarebbe discriminatorio. Perché secondo lei, invece, è fattibile?
«Quella mia proposta costituisce anche una risposta indiretta a chi vorrebbe introdurre un pedaggio al Gottardo, nefasto per il Cantone Ticino, per i suoi collegamenti con il resto della Svizzera (che sarebbero unicamente a pagamento) e, in fin dei conti, per l’unità nazionale (mi ricorda i tempi dei baliaggi). Se chi vuole introdurre il pedaggio al Gottardo, per “indorarci la pillola” come ho letto in recenti prese di posizione, pensa a un’esenzione per i residenti e se ciò fosse giuridicamente fattibile e non discriminatorio, allora – dico io – lo si applichi da frontiera a frontiera, facendo pagare sensibilmente di più il prezzo della vignetta e retrocedendo la differenza agli automobilisti svizzeri, ad esempio, sull’imposta di circolazione o, nel rispetto dalla parità di trattamento, in modo semmai ancora più indiretto. Il Consiglio federale, riconoscendo che potrebbe anch’esso costituire un valido deterrente al traffico di transito, ha effettivamente indicato che potrebbe essere contrario all’Accordo di libera circolazione delle persone, a cui può però appellarsi solo chi viene in Svizzera a lavorare e non i vacanzieri del nord Europa in viaggio verso l’Italia che costituiscono fino all’80% delle colonne estive al San Gottardo».
Il Consiglio nazionale ha appena respinto di stretta misura l’introduzione di un pedaggio dinamico per il transito nelle Alpi. Come l’ha vissuta?
«Sono sollevato (la raccolta dei voti contrari e delle astensioni, ancora sino a pochi minuti prima della votazione, è stata estenuante), ma anche preoccupato per la mancanza di sensibilità dei tanti favorevoli verso il nostro Cantone, su un tema che in maggioranza li tocca solo marginalmente. Vorrei vedere, se si proponesse allora di mettere il pedaggio dinamico un po’ più a valle, ad esempio alla galleria del Seelisberg o sulla Axenstrasse, quale sarebbe la reazione. Visto che, inoltre, il problema delle code non si manifesta soltanto al Gottardo, ma anche sull’Altopiano, e che se si mettesse un pedaggio al tunnel andrebbe allora anche introdotto su tutti i passi di aggiramento (Novena, San Gottardo, Lucomagno e San Bernardino), oltre che alla galleria del San Bernardino, ciò costituirebbe fatalmente l’anticamera del road pricing in Svizzera, su cui siamo contrari: gli automobilisti svizzeri pagano già a sufficienza e, recuperando una metafora del passato, non sono una “vacca da mungere”».