Un testamento introvabile e soldi che non arrivavano mai

Un testamento che «se c’è, non esiste». Parole, quelle dell’imputato, che dicono molto sulla vicenda che lo ha portato in aula penale, di fronte al giudice Mauro Ermani, in quanto accusato di truffa ripetuta per mestiere e falsità in documenti. Il testamento «fantasma», potremmo chiamarlo così, è quello che avrebbe designato l’accusato - Alessandro Cipollini, un matematico di quarantatré anni attivo nel settore finanziario - quale proprietario di una fondazione con un patrimonio milionario. Gliela avrebbe lasciata suo nonno, morto nove anni fa e personalità nota in Italia per i suoi legami con il Vaticano e le sue opere caritatevoli. Il documento originale non è mai stato trovato. In compenso, copiando e incollando firme e timbri con l’aiuto di alcuni «collaboratori», l’accusato ne ha allestito uno fittizio che confermava i contenuti del presunto lascito. Grazie a questa e altre attestazioni farlocche, fra cui estratti patrimoniali e certificati salariali, l’imputato, secondo l’accusa, ha ingannato diverse persone facendosi anticipare laute spese in attesa di recuperare i soldi della fondazione o altre somme, a suo dire, bloccate per motivi fiscali. Secondo i calcoli degli inquirenti, il danno totale che ha causato supera i 3,3 milioni di franchi.
Sia accusatore sia accusato
Tra le vittime figura anche l’avvocato Giorgio Grandini (già granconsigliere, consigliere comunale e presidente del PLR cittadino) che Cipollini aveva contattato per le sue conoscenze in Vaticano e che, nell’attesa di sbloccare la presunta eredità, aveva anticipato per lui diverse spese e anche pagato dei debiti, oltre a non incassare il compenso per il suo lavoro di legale. Il tutto aspettando soldi che non sarebbero mai arrivati e che, secondo quanto ricostruito gli inquirenti, non sono mai esistiti. Tra anticipi, lavoro non pagato e altri favori finanziari, l’avvocato luganese ha perso centinaia di migliaia di franchi. E pensare che aveva accettato di collaborare con l’accusato proprio per risolvere i suoi problemi economici. Nei confronti di Grandini, a tal proposito, è pendente un decreto d’accusa (che lui contesta) per reati legati a una compravendita immobiliare.
«Credevo davvero che lui, grazie alle sue connessioni, potesse aiutarmi a ritrovare il testamento di mio nonno» ha dichiarato l’accusato in aula. Un testamento del quale però, come hanno confermato le stesse autorità vaticane poco prima dell’arresto del quarantatreenne, non c’è traccia. «Ma esiste o no questo testamento?» ha detto il giudice Ermani incalzando l’imputato. «Esisteva - ha risposto lui - l’ho visto con i miei occhi nel 2003. Oggi non ne ho idea. Se c’è, non esiste. Forse è stato fatto sparire, non lo so. Di sicuro quel documento è stato la mia rovina. Sono stato stupido a voler aprire quel vaso di Pandora... Avevo la mia carriera, tutto questo non serviva. Non voglio saperne più niente: ho già pagato e creato danni a sufficienza».
Domani parla la difesa
«Ma non si tratta solo di un testamento» ha fatto notare l’avvocato Luca Trisconi, patrocinatore di Grandini, che si è costituito accusatore privato. «L’imputato ha costruito un castello di menzogne. Falsi documenti, colloqui telefonici e incontri organizzati ad arte». L’avvocato Paolo Bernasconi rappresenta invece due cittadini degli USA vittime anch’essi dell’imputato nell’ambito di operazioni finanziarie. Fattispecie diverse, stessa tecnica: falsi documenti e denaro che deve arrivare ma non arriva mai. «Faccio fatica a ricordare una vicenda come questa dal punto di vista della capacità di mentire e di frodare - ha commentato Bernasconi - è impressionante. Ha usato diverse persone come strumenti, sfruttando la loro credibilità». «L’imputato investe e travolge le vittime con la sua ricerca del tesoro» ha osservato invece la procuratrice pubblica Chiara Borelli, che ha chiesto l’espulsione dell’uomo per dieci anni. «Vende fumo, tanto fumo. Parla, scrive, assilla le vittime dei suoi raggiri, tenendole lontane dalla verità». Il movente? Secondo Borelli «è spinto dal desiderio di diventare un miliardario e di poter vivere sopra le righe». Di fronte al giudice, Cipollini ha detto che il suo desiderio più grande, ora, è tornare dalla moglie e dai figli. «Ho inseguito per tante volte beni materiali, ma loro sono la cosa più importante per me». Domani è prevista l’arringa della difesa, sostenuta dall’avvocato Laura Rigato.