Lo studio

Un ticinese su quattro ha più di 65 anni

La popolazione residente nel cantone lo scorso anno è cresciuta di quasi 1.200 persone - Il bilancio conferma una tendenza in atto da tempo: l’evoluzione positiva dipende unicamente dall’apporto degli stranieri - Intanto prosegue l’invecchiamento demografico
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
12.09.2025 06:00

Un residente su quattro (24%) in Ticino ha superato i 65 anni di età. Il dato, pubblicato ieri dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT), conferma una tendenza in atto da tempo. Con oltre 86 mila ultrasessantacinquenni su una popolazione complessiva di quasi 359 mila abitanti, il Ticino si conferma come uno dei cantoni più segnati dall’invecchiamento demografico. A livello svizzero, la quota di over 65, invece, è del 19,5%.

Secondo il rilevamento demografico, a fine 2024 le persone con più di 65 anni in Ticino sono cresciute di altre 1.409 unità rispetto al 2023, spostando di qualche punto percentuale la quota dei pensionati rispetto a quella della popolazione attiva.

Al riguardo, il confronto storico è eloquente: se all’inizio del secolo poco più di 7 ticinesi su 100 rientravano in questa fascia d’età, oggi la proporzione è più che triplicata (24 su 100). Nello stesso arco di tempo, la presenza di giovani sotto i 15 anni si è invece dimezzata, passando dal 30,2% del 1910 al 12,4% attuale.

Sono esattamente questi due movimenti opposti – più anziani e meno giovani – a definire lo squilibrio generazionale che caratterizza il Ticino oggi. Una tendenza che in realtà risulterebbe ancora più marcata senza la componente straniera: la quota di ultra 65.enni stranieri (16,5%) in Ticino è infatti inferiore alla quota degli svizzeri (27,1%). Una situazione che si riflette anche sull’età media della popolazione: tra gli stranieri è pari a circa 43 anni, mentre tra gli svizzeri sale a 47 anni.

Detto dell’invecchiamento della popolazione, che cosa dicono i dati sull’evoluzione demografica? Nel 2024, la popolazione in Ticino è cresciuta di 1.183 persone rispetto all’anno precedente, pari a +0,3%, in linea con quanto osservato nel 2021 e 2022. Nel 2023 la crescita è stata superiore, a seguito della forte affluenza di persone con lo statuto di protezione S dall’Ucraina.

Anche in questo caso, il confronto con gli altri cantoni risulta sfavorevole al Ticino. La crescita demografica percentuale del nostro cantone si situa infatti all’ultimo posto della graduatoria nazionale, ben al di sotto della media svizzera, pari al +1%, e molto lontana dai valori dei cantoni di Friburigo e Sciaffusa che hanno la crescita demografica più forte (+1,5% rispettivamente +1,8%). Insomma, cresciamo meno rispetto agli altri cantoni.

Entrando nel dettaglio di questa crescita demografica, ci sono alcuni aspetti che meritano di essere analizzati.

In primo luogo, i dati USTATmostrano che l’evoluzione è da ricondurre interamente alle migrazioni, in quanto il saldo naturale (dato dalla differenza tra nascite e decessi) risulta negativo. Detto in altre parole: la popolazione in Ticino cresce solo grazie alle persone che arrivano da fuori cantone, considerato che il numero dei decessi è superiore a quello delle nascite. Il saldo naturale è negativo (-1.117), mentre quello migratorio è positivo (+2.225).

Entrando più nel dettaglio del saldo migratorio si vede come quello dei cittadini svizzeri sia negativo (-433) mentre quello dei cittadini stranieri sia positivo (+1.616). In ultima analisi, l’aumento della popolazione è dovuto esclusivamente alla componente straniera, cresciuta nel 2024 appunto di 1.616 unità. La quota di residenti stranieri in Ticino ha così raggiunto il 29,4%. Al 31 dicembre del 2024 in Ticino c’erano 253.361 svizzeri e 105.542 stranieri residenti permanenti.

Per classi di età

Riassumendo: i dati di bilancio confermano le tendenze in corso da alcuni anni, che vedono il Ticino come un cantone la cui evoluzione demografica dipende unicamente da un saldo migratorio positivo. Il saldo naturale rimane negativo, simile a quelli dei due anni precedenti, ed è il risultato di un numero di nascite ulteriormente calato rispetto al già esiguo dato del 2023 e di un numero di decessi che, seppur leggermente inferiore, rimane elevato.

Da ultimo, un commento lo merita ancora la questione del saldo migratorio per classi di età. Solamente nella fascia d’età degli ultrasessantacinquenni il saldo migratorio internazionale risulta negativo, un fenomeno verosimilmente in buona parte riconducibile al ritorno al Paese di origine di chi ha raggiunto l’età della pensione. Al contrario, tutte le altre fasce d’età progrediscono grazie alla differenza positiva tra arrivi e partenze internazionali. Nella classe d’età tra 20-39 anni è invece il saldo intercantonale a presentare un bilancio negativo: il numero di chi lascia il Ticino per un altro cantone è superiore a quello di chi decide di venirci ad abitare.

Anche nel 2024 il saldo naturale è negativo

Nel 2024 le nascite (nati vivi) sono state 2.319. I decessi sono stati 3.436. Il saldo naturale che ne risulta è negativo (- 1.117 persone), una circostanza che si presenta ormai da oltre 10 anni, ed è determinato da un saldo negativo sia per gli svizzeri (-1.101 persone), sia per gli stranieri (-27 persone).

A partire dal nuovo millennio, gli anni con un saldo naturale positivo sono stati 8 su 24. Questa situazione è riconducibile sia all’aumento dei decessi (legato a sua volta all’invecchiamento della popolazione), sia alla diminuzione delle nascite.

L’ultimo saldo naturale positivo risale al 2011 (+52), quando i nati vivi furono 2.949 contro 2.897 decessi. A partire dal 2012 il saldo è passato in territorio negativo, accentuandosi in modo quasi costante, con la sola eccezione del 2021, quando si fermò a –562, pur rimanendo negativo.

Sul fronte delle nascite, come emerge dai dati di bilancio, il 2024 ha registrato un numero di nati vivi particolarmente basso, 2.319 bambini e bambine, e in diminuzione di 71 eventi rispetto al 2023. Questa diminuzione si inserisce in un’evoluzione cantonale caratterizzata dal calo della natalità che si protrae quasi ininterrottamente dai primi anni Novanta. Oltre al calo delle nascite, si assiste negli ultimi anni pure a un progressivo aumento dell’età media delle mamme alla nascita del primo figlio, passata nell’arco di cinquant’anni dai 25,8 anni del 1969 ai 33 anni, del 2023 (+7,1 anni): un posticipo che riduce il tempo disponibile per avere ulteriori figli. Tra il 1969 e il 2023, la quota di mamme con meno di trent’anni è diminuita, passando dal 63,6% al 20,4%, mentre quella riguardante le mamme tra i 30 e i 39 anni è aumentata dal 33,5% al 68,4%. Cresce pure la quota di mamme ultraquarantenni, che passa dal 2,8% all’11,2%.

Per concludere, nel 2023 oltre un terzo delle nascite (36,8%) è avvenuto fuori dal matrimonio, una quota quadruplicata rispetto a 25 anni fa e dieci volte superiore a quella del 1969.