Un verdetto chiave per la «dashcam»

BERNA - Si possono montare sul parabrezza e permettono di filmare ciò che avviene al di fuori della vettura. Le «dashcam» (lett. videocamere da cruscotto) sono in commercio già da alcuni anni. Possono essere usate per catturare le immagini dei paesaggi in cui si transita ma anche a mo’ di scatola nera in caso di incidente. Le riprese vengono utilizzate dai privati per denunciare infrazioni alla polizia. Una prassi contraria alla tutela della sfera privata o utile per accertare la verità nelle cause della circolazione stradale? A livello giuridico la situazione continua ad essere poco chiara. L’uso a scopo probatorio è controverso, scriveva nelle scorse settimane lo stesso Consiglio federale, rispondendo ad una domanda di Fabio Regazzi (PPD) al Nazionale. Il deputato chiedeva chiarimenti sull’esistenza o meno di prescrizioni sull’uso in ambito legale di questi apparecchi. Secondo il Governo le registrazioni fatte da una «dashcam» sono problematiche perché violano il principio di trasparenza, in quanto riprendono le persone per strada a loro insaputa. La revisione della Legge federale sulla protezione dei dati prevede diverse misure per rafforzare la tutela della sfera privata. Una ripresa video che permette di riconoscere una persone rappresenta un trattamento di dati personali. In un’intervista a «Rundschau», l’incaricato della protezione dei dati Adrian Lobsiger ha detto che le registrazioni sono contrarie alla legge e che questi apparecchi non sono uno strumento per combattere i cosiddetti pirati della strada. In ogni caso, ricorda in una presa di posizione AXA Winterthur (il maggior assicuratore di veicoli a motore), alcuni procuratori e giudici sono di parere diverso. I casi di multa e di sanzione per un’infrazione accertata sulla base di un video privato effettuato con una «dashcam» sono all’ordine del giorno. In altri casi invece le riprese dall’abitacolo vengono respinte dai tribunali come mezzi di prova.
Scarso impiego
E nella prassi assicurativa? «Questo tipo di riprese ha trovato scarsissimo impiego», rileva ancora AXA. «Il numero di sinistri i cui filmati con una “dashcam” hanno contribuito a chiarire la fattispecie è tuttora esiguo». L’assicuratore dice che le «dashcam» possono essere utili per l’analisi degli incidenti, ma che utilizza le registrazioni solo a condizione che non violino alcun diritto della personalità. «In caso di piccoli delitti l’utilizzo di video privati non è commisurato alle circostanze. La situazione cambia in presenza di gravi incidenti stradali con feriti o addirittura morti, ma spesso ci sono altre possibilità per chiarire la fattispecie». Più che videocamere, AXA propone l’installazione di «crash recorder», che in caso di collisione rilevano i dati salienti quali accelerazione, data e ora e aiutano a ricostruire la dinamica dell’evento.
A fare chiarezza sull’uso probatorio – in Germania è già ammesso – sarà ora il Tribunale federale, chiamato in causa dal legale di un’automobilista multata per aver «spinto» e poi sorpassato sulla destra un altro veicolo. I fatti sono avvenuti sulla A51 tra Kloten e Bülach. Il conducente dell’auto sorpassata aveva denunciato la donna allegando alla documentazione un video. Il tribunale distrettuale ha ammesso questa prova e condannato la donna per ripetuta violazione delle norme della circolazione ad una pena pecuniaria sospesa di 110 aliquote giornaliere di 150 franchi (16.500 in totale) e ad una multa di 4 mila franchi. Il verdetto era stato confermato in appello. Secondo il legale della donna, interpellato nelle scorse settimane dalla «Schweiz am Wochenende», filmare sull’autostrada viola i diritti personali degli altri utenti della strada. La «dashcam» andrebbe usata come prova solo in circostanze particolari, quando sussiste un interesse personale della persona danneggiata o un interesse pubblico. Ebbene, secondo il legale il denunciante non poteva far valere un interesse personale in quanto non era stato danneggiato, e tanto meno sussisteva un interesse pubblico.
Farà giurisprudenza
Il tribunale d’appello di Zurigo invece ha ammesso la prova video considerando la manovra di avvicinamento e il sorpasso a destra un delitto grave. «Queste però sono situazioni all’ordine del giorno sulle autostrade», ha obiettato il legale. «Una violazione delle regole stradali non può certo essere considerata con un delitto grave».
Finora il Tribunale federale non si è espresso sull’utilizzabilità delle «dashcam». La sentenza sul caso di Bülach indicherà quindi la via alle autorità di perseguimento penale su come trattare le riprese effettuate con videocamere nell’abitacolo. Sempre secondo il legale, «se il Tribunale federale dovesse giungere alle medesime conclusioni delle istanze precedenti, dovremmo triplicare lapparato giudiziario».
Sondaggio: 70% di favorevoli
Il 70% degli svizzeri sarebbe favorevole all’uso della «dashcam» come elemento probatorio, mentre la metà chiede anche una riduzione dei premi dell’assicurazione veicoli a motore per chi installa questo apparecchio. Questo almeno l’esito di un sondaggio pubblicato l’estate scorsa da comparis.ch. Soltanto il 12% dei mille interpellati fra i 14 ed i 65 anni ha detto di essere contrario ad usare le riprese in sede giudiziaria. Il 52% ritiene inoltre che le videocamere contribuiscano ad una maggior disciplina nel traffico stradale e ad un comportamento di guida corretto. Il 68% comunque si oppone anche all’ipotesi di installare obbligatoriamente l’apparecchio.