Lugano

Una festa e molte polemiche

Sabato gli autogestiti sono tornati senza autorizzazione, ma con le chiavi all’ex Macello - Il sindaco Michele Foletti: «Ho dato il via libera per evitare di creare ulteriori tensioni» - La capo Dicastero sicurezza, Karin Valenzano Rossi: «Dal Dicastero immobili un atto inaccettabile »
Il momento del faccia a faccia tra polizia e autogestiti di sabato. ©Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
22.12.2025 06:00

Una festa non autorizzata ma concessa a determinate condizioni per evitare disordini di ordine pubblico, ma anche un giallo su chi abbia dato le chiavi dell’ex Macello agli autogestiti. Il sabato, ma anche la domenica appena trascorsi non sono stati giorni tranquilli per la Città e il Municipio. Al contrario. Tutto ha inizio sabato mattina, quando all’Esecutivo arriva l’informazione che gli autogestiti avrebbero tenuto a partire dalle 16 e fino a mezzanotte una festa nell’area dell’ex Macello, in quello cioè che resta dell’ex centro sociale. Decine di loro, dopo aver partecipato alla manifestazione per la Palestina - che dalle 14 è sfilata senza autorizzazione per le vie del centro, bloccando il traffico e dando vita anche a qualche tensione tra passanti e manifestanti - si sono in effetti presentati davanti al cancello dell’ex centro sociale, con la polizia schierata a impedirne l’accesso.

«La preoccupazione, in quel momento - spiega il sindaco di Lugano, Michele Foletti - era che potessero tornare per le vie del centro a manifestare creando non pochi problemi alla città e alle persone». Da qui la decisione presa dal sindaco di lasciarli entrare. «Forse sarò attaccato, lo metto in conto, ma ho deciso io di far entrare gli autogestiti all’ex Macello sabato pomeriggio», conferma Foletti, senza sottrarsi alle sue responsabilità, concesse, dice, dalla Legge organica comunale (Loc) in situazioni di emergenza che danno appunto al sindaco il potere di prendere decisioni in situazioni eccezionali. E quella di sabato, spiega, in qualche modo lo era. Da qui la decisione di farli entrare. Pur a determinate condizioni. Ancora il sindaco: «Abbiamo contattato l’avvocato dell’associazione Alba (associazione che rappresenta gli autogestiti, ndr), Costantino Castelli e sotto la sua responsabilità abbiamo deciso di farli entrare a patto che liberassero l’ex Macello all’una di notte e che la loro musica non disturbasse il vicinato». Due condizioni che a quanto pare sono state rispettate.

Quella del sindaco è stata insomma «una soluzione di compromesso» in una situazione di emergenza. Perché gli accordi erano altri, appunto. E cioè che gli autogestiti prendessero ciò che era loro indicativamente entro il 15 novembre e soprattutto sotto la supervisione del Dicastero immobili. Invece, sabato, si è scoperto che hanno le chiavi del cancello per accedere all’area. «Non sappiamo chi gliele ha date - spiega Foletti - e faremo chiarezza in Municipio già domani o martedì. Il collega Raoul Ghisletta (che è a capo del Dicastero immobili, ndr) sostiene di non essere stato lui». Un piccolo giallo, insomma.Ma anche un giallo che fa arrabbiare e non poco la capo Dicastero sicurezza, Karin Valenzano Rossi, con la quale il sindaco precisa di aver avuto una telefonata, a cui ha partecipato anche la Polizia, prima del via libera all’entrata nell’ex centro sociale. «Se fosse una barzelletta, ci sarebbe da ridere», precisa Valenzano Rossi. «Purtroppo è la realtà, e c’è ben poco da sorridere». Questo perché «la Città è stata messa sostanzialmente davanti al fatto compiuto. La consegna da parte del Dicastero immobili agli autogestiti delle chiavi dell’ex-Macello per consentire un accesso libero, senza alcuna supervisione, è un fatto grave che lascia sconcertati, soprattutto dopo la chiara linea espressa dal Municipio in questi anni».

La municipale va dritta al punto. «L’accesso incontrollato ha portato allo svolgimento di una festa abusiva e non autorizzata, in aperto contrasto con le regole del vivere comune e con una volontà politica chiara e consolidata. Così facendo – continua - l’istituzione non solo si smentisce, ma si rende complice di chi sistematicamente ignora le regole a dispetto di tutti i cittadini comuni, che invece le rispettano e quando non lo fanno vengono sanzionati».

Il risultato di questo agire, prosegue Valenzano Rossi è sotto gli occhi di tutti: «Istituzioni che ne escono indebolite e che perdono credibilità a causa dell’agire proprio di chi nelle istituzioni siede. Grande solidarietà e comprensione per le forze dell’ordine che in questo contesto, al limite dello schizofrenico, devono cercare di mantenere comunque un equilibrio e l’ordine pubblico».

Tutto questo, quando resta ancora aperta l’inchiesta sulla demolizione di una parte dell’ex centro sociale avvenuta nel maggio 2021. Ma soprattutto si sta sempre più concretizzando la volontà del Municipio di avviare il progetto Campus Matrix nell’area. Con la decisione (presa in settembre e cresciuta in giudicato) di dissequestrare la zona da parte del procuratore generale Andrea Pagani, che è titolare dell’inchiesta del maggio 2021, si era infatti anche sbloccata la situazione tra Città e autogestiti relativa agli oggetti personali di loro proprietà che sono ancora nel sedime. Gli autogestiti avevano ritirato la loro denuncia per danneggiamento, mentre la Città si era impegnata a versare loro un risarcimento di 35 mila franchi. Nel mentre i «molinari» avrebbero dovuto prendere, indicativamente entro il 15 novembre e sotto la supervisione del Dicastero immobili, i loro effetti personali.