Politica

Una matassa da sbrogliare sul congedo parentale

La norma approvata dal Parlamento continua a far discutere: c’è grande incertezza giuridica sulla sua applicazione poiché potrebbe non essere conforme al diritto superiore - Il Giura lo scorso anno ha depositato un’iniziativa alle Camere federali per chiedere di concedere ai Cantoni la competenza in materia
Paolo Gianinazzi
27.01.2021 06:00

Il tema, molto probabilmente, continuerà a far discutere ancora per diversi mesi. L’approvazione di un congedo parentale di due settimane da parte del Gran Consiglio avvenuta lunedì, infatti, potrebbe creare qualche grattacapo alla politica cantonticinese. Ora, come noto, dopo il voto favorevole del Parlamento il dossier da prassi è finito sul tavolo del Consiglio di Stato che, dopo gli approfondimenti del caso, dovrà elaborare il relativo messaggio governativo da presentare al Gran Consiglio e così facendo anche sbrogliare una matassa di carattere giuridico. Ancora non è chiaro, infatti, se la nuova norma approvata dal Parlamento sia conforme o meno al diritto superiore. Alcuni parlamentari, in particolare del PLR e dell’UDC, lo avevano fatto notare in aula subito dopo il voto: legiferare sul congedo parentale (così come su quello di paternità) è di esclusiva competenza federale. A ribadirlo, nella giornata di ieri, ancora l’UDC che in un comunicato ha spiegato come l’istituzione di un congedo parentale presenti «criticità anche a livello giuridico e sarà difficilmente applicabile». Secondo i democentristi, le difficoltà in questo senso derivano dal fatto che «allo stato attuale il diritto federale non permette ai Cantoni di introdurre un congedo parentale per i salariati del settore privato» poiché «il contratto di lavoro è regolamentato dal Codice delle obbligazioni e ogni modifica dello stesso è di esclusiva competenza federale». Insomma, per attuare un tale congedo sarebbe necessario passare prima dalle Camere federali. Alla stessa conclusione era giunto anche il Consiglio federale che, in un rapporto del 2013 nel quale rispondeva a un postulato della consigliera nazionale Anita Fetz (PS), rilevava come «l’introduzione di un congedo di paternità o di un congedo parentale per le persone il cui rapporto di lavoro è regolato dal diritto privato fosse di esclusiva competenza della Confederazione»: i Cantoni non possono dunque «concedere un congedo supplementare riservato solo ai padri o ai genitori». Nel rapporto veniva poi precisato che i Cantoni hanno però la competenza di concedere un tale congedo per i rapporti di lavoro di diritto pubblico cantonale. Il congedo potrebbe perciò essere introdotto nel settore pubblico.

Il paradosso
L’UDC nel comunicato, così come il CF nel suo rapporto del 2013, rileva poi un altro aspetto. Dal punto di vista costituzionale non ci sono ostacoli alla creazione del finanziamento di un congedo parentale tramite contributi regolati a livello cantonale. Tuttavia, si legge nel rapporto del Governo federale, questo aspetto «solleva problemi giuridici». E questo perché, in sostanza, il Cantone potrebbe creare il sistema di finanziamento ma il datore di lavoro, in assenza di una disposizione che istituisce il congedo nel Codice delle obbligazioni, non sarebbe obbligato a concederlo al lavoratore. Gli assicurati e i datori dovrebbero dunque versare dei contributi a fronte di un congedo che non per forza dovrebbe essere concesso.

La richiesta a Berna
L’approvazione del congedo parentale in Ticino è una prima nel nostro Paese. Non è invece la prima volta che fa discutere in Svizzera la possibilità di concedere ai Cantoni la competenza di legiferare sul congedo parentale o di paternità. A questo proposito, lo scorso giugno il Canton Giura ha depositato alle Camere federali (l’oggetto non è ancora stato trattato) un’iniziativa cantonale per dare questa possibilità ai Cantoni. Dovesse andare a buon fine, l’iniziativa del Giura potrebbe dare una mano al Ticino per sbrogliare la matassa giuridica sul congedo parentale. Ma questa è musica del futuro.