Una passione da tramandare tra memoria storica e futuro

Cingolati, jeep, mezzi militari d’epoca di ogni genere ancora funzionanti. Il Forte Mondascia di Biasca e il suo relativo museo non sono solo testimoni di un importante passato, ma mostrano in azione l’arsenale svizzero un tempo utilizzato sul territorio a protezione della Patria. Attraverso la loro conservazione si racconta la storia di questi mezzi meccanici che sono un documento vivo della storia della nostra civiltà. Un compito tutt’altro che facile portato avanti da 20 anni con infinita passione da Osvaldo Grossi, arzillo presidente 81.enne dell’associazione Forte Mondascia. «Già da giovane ero appassionato di storia militare, a quei tempi si leggevano molti libri, non c’era internet. Chi lo avrebbe mai detto che avrei avuto l’occasione di abbinare la storia con una fortificazione militare vera e propria». Oltre ad una indiscutibile importanza storica, il Forte fa parte di un sistema di difesa costituito alla fine degli anni Trenta via via ingrandito durante il secondo conflitto mondiale. «Si tratta di un punto altamente strategico, che bloccava l’asse di penetrazione sia verso la Leventina, sia verso il Lucomagno». Vista la sua importanza strategica, il Mondascia fa anche parte della linea di difesa un tempo segreta chiamata LONA (il nome è formato dalla prima parte di Lodrino e dall’ultima di Osogna). «La LONA è la prima linea di sbarramento che bloccava il passaggio in Valle Riviera. Dietro, il Mondascia faceva da supporto con i suoi cannoni».
Un pubblico interessato
Cannoni che si possono tutt’oggi ammirare insieme agli altri pezzi di artiglieria e agli antichi mezzi militari del museo di Biasca. «La gente vuole vedere i mezzi vecchi, delle rarità. Un tempo le nostre manifestazioni attiravano quasi esclusivamente militari, oggi invece ci sono molte famiglie che sono interessate agli aspetti storici. Non solo ticinesi o svizzeri ma provenienti anche dalla vicina Italia, soprattutto da Lombardia e Piemonte». A sentire il richiamo dell’atmosfera del Forte e della passione di Grossi ci sono anche numerosi collezionisti. «È un fenomeno che sta pian piano riprendendo. Il collezionista tipico ha tra i 50 e i 70 anni anche se i nuovi collezionisti sono rari e bisogna avere a disposizione parecchio tempo. Però ci sono alcune persone che, magari andando in pensione, trovano nel collezionismo qualcosa di interessante a cui dedicarsi».
Passione, certo, ma anche affari. «Recuperare una jeep della Seconda guerra mondiale può avere il suo fascino, se pensiamo che quel mezzo ha attraversato l’oceano, è sbarcato in Normandia ed è giunto nelle nostre mani attraverso molteplici passaggi. Sono delle rarità ed è fonte di orgoglio possederne una, ma hanno anche un certo valore». Non esiste un listino prezzi per un mercato del genere ma le cifre possono aggirarsi anche tra i 15 e i 20.000 franchi, raggiungendo vette anche di 30-40.000, ci dice Grossi. «Dipende da quanto è disposto a spendere il collezionista. Anche perché mantenerli costa tantissimo e i pezzi originali stanno diventando introvabili. Tra 20 anni sarà un problema che farà aumentare ulteriormente i prezzi». I mezzi corazzati presenti al Forte sono tutti funzionanti, «infatti sono pieni di polvere perché li usiamo. Il nostro è un museo dinamico, non statico. In tutti i sensi: bisogna sempre sapere cambiare un po’. Abbiamo visitatori che tornano anche 4 o 5 volte all’anno perché offriamo sempre qualcosa di diverso tra incontri, mostre e altro. Vedere un cingolato in esposizione è bello, ma vederlo in azione è un’altra cosa. Anche il museo deve vivere e deve muoversi».
Preparare nuove leve
Un problema da affrontare è quello del passaggio generazionale a cui Grossi però sta già lavorando. «Sono pronto a lasciare in qualsiasi momento, ma devo avere la sicurezza che il museo continuerà la sua attività. Intanto sto sostituendo la vecchia guardia, stiamo cercando giovani che però dobbiamo introdurre perché manca la memoria storica mentre noi la storia l’abbiamo vissuta. Ai giovani offriamo la possibilità di vivere una attività fuori dal normale, e di conoscere un sacco di persone con storie interessanti».
Torna il Military show
Il passaggio di testimone però non rallenta le attività del museo militare Forte Mondascia, che il 10 e 11 settembre organizza due giornate di animazione per il grande pubblico e per i proprietari dei mezzi militari storici di ogni nazionalità, tipo e provenienza. «Per la prossima primavera stiamo preparando il Military show, assente dal 2019. Sarà una grande festa che faremo insieme all’esercito». Con la sua collezione d’armi, che copre un periodo che va dal 1600 ai giorni nostri, il Mondascia è un museo militare di categoria A riconosciuto dalla Confederazione. «Non è il tipico museo, questo per me è un fattore di orgoglio personale», conclude Grossi.