Una provvisorietà lunga tre anni: la diocesi di Lugano è tuttora in attesa del vescovo

Da tre anni la diocesi di Lugano è «sede vacante». Non ha, cioè, un vescovo ordinario ma un amministratore apostolico, monsignor Alain de Raemy, nominato da papa Francesco il 10 ottobre 2022 dopo la rinuncia di monsignor Valerio Lazzeri.
Un tempo lungo, tre anni. Per alcuni lunghissimo. Soprattutto per i preti ticinesi, privati di tutti gli organismi che normalmente regolano l’esistenza della loro comunità. In assenza del vescovo titolare, infatti, non ci sono i vicari foranei - i sacerdoti che coordinano l’attività dei distretti in cui sono raggruppate le parrocchie - e manca anche il consiglio presbiteriale, il «gruppo di sacerdoti che - a norma del canone 495 del Codice di diritto canonico - rappresentando il clero, sia come il senato del vescovo»
«Purtroppo, i laici non si rendono conto del problema - dice al Corriere del Ticino un sacerdote ticinese che chiede di restare anonimo - per la pastorale, più o meno, tutto funziona, ma la provvisorietà non fa bene. Noi siamo molto contenti di de Raemy, ma c’è obiettivamente l’urgenza che la situazione si sblocchi».
Si sblocchi in un modo o nell’altro. Con la conferma, cioè, di de Raemy o con la nomina di un nuovo vescovo. D’altronde, che qualcosa dovesse cambiare lo aveva capito lo stesso amministratore apostolico già qualche mese fa, a marzo, quando - con un provvedimento in parte inatteso - aveva dato una scossa alla «governance» della diocesi, nominando don Jean-Luc Farine delegato ad omnia (in sostanza, suo vicario) al posto di monsignor Nicola Zanini, adesso parroco ad Ascona; e affidando a don Emanuele Di Marco il rettorato del seminario diocesano San Carlo, incarico nel quale è subentrato a monsignor Claudio Mottini.
Se de Raemy è a Lugano da tre anni, però, un motivo deve pur esserci. È evidente come la situazione trovata nella diocesi dopo la rinuncia di Lazzeri non dovesse essere semplice. Non lo era sicuramente sul piano economico-finanziario, il motivo principale addotto dal vescovo emerito per giustificare il proprio addio. Ma, forse, nemmeno sul piano dei rapporti tra la curia e la Chiesa ticinese nel suo insieme.
Movimenti e associazioni
Anche in questo senso, si possono quindi leggere le opinioni di molti responsabili e referenti dei gruppi e dei movimenti cattolici del Cantone. Quasi tutti orientati nel sottolineare come la prolungata assenza di un ordinario non sia un problema, soprattutto nel momento in cui l’amministratore apostolico si dimostra aperto e disponibile al dialogo.
«Siamo molto contenti di monsignor de Raemy, non abbiamo davvero alcun problema da sollevare - dice al CdT Gabriele Geronzi, uno degli animatori ticinesi del Cammino neocatecumenale - di fatto, per noi, è come se ci fosse una gestione ordinaria. Abbiamo incontrato più volte il vescovo, e con lui abbiamo anche celebrato il 50. anniversario del movimento. So che qualcuno si lamenta e vorrebbe una situazione definitiva, ma non ho la percezione di una provvisorietà penalizzante per la vita della diocesi».
Anche Cristina e Fabio Janner, i quali fanno parte del movimento dei Focolari della Svizzera italiana, esprimono un «pensiero personale» che conferma quanto detto da Gabriele Geronzi: «Dal punto di vista pastorale, sentiamo monsignor Alain de Raemy molto vicino a ogni persona. Ha veramente a cuore i sacerdoti e i fedeli della diocesi. Abbiamo potuto incontrarlo e parlare con lui varie volte, sia in parrocchia sia altrove, durante celebrazioni particolari o in momenti comunitari più semplici».
Corinne Zaugg, presidente dell’Unione femminile cattolica ticinese, va oltre: «Non stiamo ad aspettare il vescovo nuovo, giusto o ticinese per fare le nostre iniziative - dice al CdT - Credo che sia il momento di dire basta a una visione verticistica. Le cose non accadono perché promosse dall’alto. In questi anni, abbiamo sottoposto molti progetti all’amministratore apostolico e lui è stato sempre estremamente disponibile ad ascoltare il nostro sentire femminile».
Nessuna obiezione nemmeno dagli scout, sicuramente una delle associazioni con la maggiore presenza di giovani al proprio interno. Lo conferma Giovanni Pozzi, per molti anni municipale di Massagno e animatore dei gruppi scoutistici cattolici del Ticino. «Siamo una realtà relativamente piccola - dice al CdT - ma monsignor de Raemy è sempre stato presente, e a più riprese, alle nostre iniziative, stando in mezzo a noi. Davvero, nulla ho da dire, anzi: credo che sia giusto rispettarlo come vescovo e come pastore che la Chiesa ci ha affidato».
Il punto dolente
Una riflessione più compiuta, molto sincera anche, sulla situazione in cui si trova oggi la diocesi di Lugano giunge da don Arturo Cattaneo, sacerdote appartenente alla prelatura dell’Opus Dei. «Per il clero, soprattutto per quello incardinato nella diocesi, la presenza di un vescovo ordinario è vitale, molto più di quanto lo sia per i movimenti e le associazioni, che hanno una loro autonomia. È normale che i presbiteri si trovino a disagio, soprattutto se questa situazione provvisoria dura da molto». E tre anni, lascia intendere don Cattaneo, sono tanti.
Il problema principale, dice il sacerdote dell’Opus Dei, è tuttavia abbastanza semplice: «Possibile che non si trovi un sacerdote ticinese in grado di fare il vescovo? Questo, forse, è il punctum dolens, il punto dolente» della vicenda: «Sentirsi poco apprezzati». Qualcosa che potrebbe giustificare i malumori emersi in vario modo e mai nascosti, in verità, dalla stessa diocesi.
Dopodiché, il rapporto con de Raemy resta ottimo. «Il vescovo è attento alle persone, aperto, sempre pronto al dialogo. Con noi e con chiunque altro - sottolinea ancora don Arturo Cattaneo - Ha avuto bisogno di tempo per cambiare il governo della curia, ma c’è riuscito. E credo che questo sia stato un passo avanti».
Giunti a questo punto, non resta che aspettare. Papa Leone XIV, che conosce forse la situazione essendo stato prefetto del Dicastero per i vescovi, potrebbe decidere presto. Oltre a Lugano, anche Sion cerca un ordinario dopo le dimissioni per limiti di età di monsignor Jean-Marie Lovey. Chissà che non tocchi proprio a de Raemy prenderne il posto.