Il reportage

Una sera tra i volontari delle rane: «Salviamo la biodiversità»

Rospi, salamandre, tritoni. Nelle sere di pioggia, un centinaio di persone in Ticino aiuta gli anfibi a evitare la morte sulle strade: «Un'esperienza da provare»
Nicole Santi, collaboratrice del Centro di coordinamento per la protezione degli anfibi e dei rettili in Svizzera (karch) e, sullo sfondo, uno dei tanti rospi liberati nei pressi dello stagno di Origlio
Jona Mantovan
16.03.2023 12:00

La sagoma di Stefano si vede già da lontano, nonostante sia buio e il tratto del marciapiede in cui si trova non sia illuminato: è alto, indossa un gilet arancione – di quelli catarifrangenti – e sulla fronte ha una pila accesa, come uno speleologo. La serata è fredda e piccole nuvolette di vapore gli escono dalla bocca mentre respira. Guarda verso l'alto e sorride compiaciuto. Sottobraccio regge un secchiello azzurro. «Ma che fortuna, questa è una serata perfetta», esclama. Si riferisce alla pioggia, che mancava da un pezzo. Da vicino, la forma disegnata sulle spalle dell'indumento di sicurezza ora si capisce meglio: è una rana, o un rospo. Un anfibio, comunque. Già, perché Stefano, 42.enne che nella vita lavora in una casa anziani, è il responsabile del gruppo locale di volontari che aiutano i piccoli animali selvatici a non morire schiacciati dalle auto di passaggio. Altre due persone si stanno avvicinando. Gilet, secchiello e pila accesa. Sono Manuela, 64 anni e attiva nella contabilità, e Cristina, segretaria 54.enne. Per l'occasione, c'è pure Nicole Santi. Ventisette anni, biologa e collaboratrice del Centro di coordinamento per la protezione degli anfibi e dei rettili in Svizzera (karch). Le gocce cadono e tutti si stanno guardando intorno. Dopo vari appuntamenti trascorsi senza bottino, cioè senza vedere l'ombra di una zampetta, la pioggia di oggi fa risvegliare nelle creature l'istinto per la migrazione verso il laghetto, dove depositeranno le uova.

«In Ticino abbiamo circa cento volontari come loro», spiega Santi, lei stessa attiva nel gruppo della zona del piano di Magadino. «Ci sono una quarantina di luoghi che abbiamo identificato come punti di migrazione degli anfibi, ma i gruppi sono sufficienti per coprirne 16. Senza considerare che alcuni sono pericolosi anche per le persone e in quel caso ci vediamo costretti a rinunciare. Ma per le altre zone, come questa a Origlio, facciamo il possibile». La biologa scruta con la pila tra le foglie. Un argine di lamiera ondulata in plexiglas, alto una trentina di centimetri, impedisce ai rospi di buttarsi sulla cantonale, dove le auto sfrecciano veloci. Ogni decina di metri, un secchiello interrato funge da raccoglitore. In effetti, uno di questi ha già un piccolo ospite marrone. «I rospi e le rospe non saltano, al contrario delle rane. Questa barriera è sufficiente per loro», dice mentre lo raccoglie con delicatezza indossando un guanto, che evita il contatto con la pelle dell'animale.

«Sono affascinata dai rospi, da sempre. E non saprei nemmeno dire perché», afferma Manuela. Ma per quale ragione qualcuno dovrebbe prendersi la briga di uscire di casa alla sera, con il freddo e la pioggia, per andare a caccia di questi piccoli esserini? La donna non fa una piega: «Mi piace la tranquillità, la natura, passeggiare nel silenzio. Mi fa stare bene e, nel frattempo, faccio anche qualcosa di utile».

Ogni anno, al primo rospo che trovo, gli assegno un nome. Quello di oggi, il primo del 2023, l'ho chiamato Gaspaldo. L'anno scorso era una femmina, Josefa, tre anni fa era Ivan...
Cristina, 54 anni, volontaria

Non dimenticare il Manuale

«Ogni anno, al primo rospo che trovo, gli assegno un nome», rivela Cristina. «Quello di oggi, il primo del 2023, l'ho chiamato Gaspaldo. L'anno scorso era una femmina, Josefa, tre anni fa era Ivan...». La donna dice di far parte del gruppo da circa sette anni. «Tutto merito di un amico, che mi aveva mandato il volantino per il salvataggio qui a Origlio. Mi aveva detto: ''Se ti interessa, chiama'', e così avevo fatto. Anche a me piace la tranquillità, la natura». Racconta come, di norma, i rospi siano considerati esseri brutti e sgradevoli. «Ma io li trovo carini! Così c'è qualcuno, nel mondo, che pensa a loro», dice con un sorriso.

In collegamento dal suo ufficio del WWF a Bellinzona, Lisa Boscolo spiega come inizia il percorso del rospista: «Ci sono due possibilità. Si può contattare me, qui al WWF, e poi ci penso io a reindirizzarli al luogo di migrazione più vicino al loro domicilio. In alternativa, da quest'anno, ci siamo preparati con della segnaletica che riporta i contatti della persona responsabile del gruppo di quell'area». 

La 27.enne responsabile delle attività di volontariato del WWF, poi, mostra un documento molto dettagliato, intitolato Promemoria della rospista–Anfibi, azioni di salvataggio. «È una sorta di manuale che contiene le informazioni da sapere per un nuovo volontario. Dalle norme di comportamento allo svolgimento dell'attività, più, ovviamente, varie informazioni più scientifiche». Le tre paginette A4 ricordano a grandi linee a una riduzione dell'opuscolo Anfibi della Svizzera, pubblicato da BirdLife Svizzera.

Intanto, il gruppetto ha già raccolto qualche piccoletto dall'asfalto. I secchi sono pieni e una coppia a passeggio si avvicina per porre alcune domande alle due volontarie. «Questa zona è abbastanza estesa», spiega Stefano. «Abbiamo quella più in alto, con la strada cantonale, poi il nucleo del paese, con le stradine di ciottolato, un labirinto nel quale i nostri si perdono. E poi un'ultima zona, molto tranquilla, nella quale abbiamo solo una piccola stradina e un roccione, da cui i rospi scendono. Quelli che troviamo qui, li raccogliamo e li portiamo dall'altra parte del laghetto, al contrario degli altri».

Il responsabile o anche un volontario con esperienza accompagna il nuovo volontario per spiegare come ci si comporta e cosa fare per svolgere tutto in sicurezza
Lisa Boscolo, 27 anni, responsabile delle attività di volontariato del WWF Svizzera italiana

Creature dei boschi

«Le rotte migratorie, questi corridoi usati dagli anfibi per spostarsi tra l'ambiente terrestre e l'ambiente acquatico, sono interrotti da giardini recintati, marciapiedi, muretti, strade, ferrovie», elenca Santi. «Gli animali si trovano di fronte a difficoltà insormontabili. Da qui ecco l'importanza dei volontari che si impegnano tutte le sere, durante questo periodo, per aiutarli ad attraversare le strade e raggiungere così i siti dove poter deporre le uova. L'emigrazione inizia con il loro risveglio dal letargo, tra fine febbraio e inizio marzo. A differenza di quello che molti pensano, in realtà, rane e rospi non vivono tutto l'anno negli stagni. Vanno vicino all'acqua soltanto per deporre le uova. Tutto il resto dell'anno lo trascorrono nei boschi, vivono in ambiente terrestre».

L'esperta sottolinea come questi animaletti molto piccoli siano in grado di coprire distanze impressionanti: «Sì, questo esserino grande poco meno dieci centimetri può spostarsi anche per due chilometri», sottolinea. 

Nel frattempo, Boscolo spiega come si svolge la prima serata di una recluta: «Il responsabile o anche un volontario con esperienza accompagna il nuovo volontario per spiegare come ci si comporta e cosa fare per svolgere tutto in sicurezza: occorre portare i guanti, è obbligatorio avere una mantellina catarifrangente, è necessario vestirsi comodi e caldi, ci vuole una pila. E poi, naturalmente, le persone saranno accolte dal gruppo. Si crea così anche un po' di community, se vogliamo chiamarla così».

Negli anni Novanta eravamo sui 18.000 esemplari salvati all'anno, numero sceso a 7-8.000 tra il 2010 e il 2020. Oggi, invece siamo di fronte a un ulteriore dimezzamento, con 3.500
Nicole Santi, 27 anni, biologa e collaboratrice del Centro di coordinamento per la protezione degli anfibi e dei rettili in Svizzera

Popolazione di anfibi in picchiata

«Sono anni difficili, soprattutto quello scorso, a causa della forte siccità. Ma quest'anno abbiamo numeri incoraggianti, più alti rispetto alle statistiche dell'anno scorso. È un buon inizio, dai», incoraggia Stefano.

Il comportamento delle specie, sottolinea la biologa, non è uguale. «Alcune appena arrivano in acqua depongono le uova e tornano nel bosco, altre arrivano all'acqua, trascorrono qualche settimana o qualche mese nello stagno e poi, verso la fine dell'estate, fanno ritorno nell'ambiente terrestre. Questo è anche uno dei motivi per i quali le migrazioni di ritorno sono meno impressionanti, dato che non abbiamo un esodo di massa con centinaia di animali che si spostano tutti insieme», proprio come sta avvenendo in questa sera di pioggia.

A leggere le statistiche, il calo del numero di anfibi è netto. «Sono quasi quarant'anni che si organizzano attività di volontariato del genere in Ticino. E quello che purtroppo abbiamo osservato in questo lasso di tempo è un calo netto nel numero di animali salvati. All'inizio, eravamo sui 18.000 all'anno. Numero che si è dimezzato tra il 2010 e il 2020, con 7-8.000 esemplari aiutati negli ultimi due anni. Oggi, invece siamo di fronte a un ulteriore dimezzamento, con 3.500». 

La giovane non sottovaluta l'aumento della sensibilità al problema, che si traduce nella costruzione di sottopassi pensati per questo genere di animali. «Queste opere sono molto efficaci, tanto che quando una è installata, non è più richiesta la presenza di un gruppo di volontari che li aiuti a passare da un lato all'altro della strada». Nonostante questo, il problema dello spopolamento rimane: «Le condizioni climatiche non sono favorevoli alla migrazione degli anfibi. Negli ultimi due anni abbiamo assistito a primavere molto secche e, purtroppo, loro sono dipendenti dalle condizioni metereologiche. Certo, se si tratta di un solo anno non è un problema. Diventa grave se la cosa si ripete per più stagioni consecutive».

Qui, nella Svizzera italiana, troviamo undici specie di anfibi, delle 19 presenti a livello nazionale. È, insomma, un ottimo livello di diversità

Le specie che si incontrano

Tutto sommato, però, la Svizzera italiana se la cava bene. «Qui troviamo undici specie di anfibi, delle 19 presenti in Svizzera. È, insomma, un ottimo livello di diversità. Abbiamo il rospo... e la rospa, la coppia di anfibi più grande tra quelli che abbiamo. Si incontrano piuttosto facilmente e sono i più riconoscibili, dalla corporatura tozza e la pelle ruvida, irregolare. Poi abbiamo tre specie di rane rosse e due di rane verdi. Sono abbastanza difficili da distinguere tra loro. In generale, hanno zampe posteriori slanciate e una pelle molto fine. Abbiamo le salamandre e i tritoni, anfibi che hanno la coda e che sono più legati all'ambiente acquatico, fra l'altro più difficili da incontrare».

Nelle sere di pattugliamento è importante che i volontari tengano il conto degli animali salvati, distinguendoli per specie

La statistica

Una salamandra, però, spunta dal ciglio della stradina. La nostra interlocutrice allunga delicatamente il guanto per raccoglierla. L'affascinante creatura, nera a macchie gialle, è una femmina e, a detta dell'esperta, sarebbe in procinto di mettere al mondo dei piccoli. Cristina e Manuela, con Stefano, prendono un modulo. Il foglio di carta è un po' umido dalle gocce di pioggia, ma l'importante è riportare tutti i dati di quel che è successo questa sera. «Nelle sere di pattugliamento è importante che i volontari tengano il conto degli animali salvati, distinguendoli per specie», precisa Santi, mentre appoggia la preziosa salamandra vicino al letto di un torrente. Divincolando la sua codina nera, questa sparisce tra il fogliame. «Si indica–riprende la scienziata–se questi sono migrati verso ambiente terrestre o verso l'ambiente acquatico. Il gran quantitativo di dati raccolti ci permette di capire se le popolazioni stanno soffrendo o se, invece, stanno prosperando».

Può essere una scoperta per noi, per vivere la natura in un momento in cui, altrimenti, non usciremmo di casa

Una nuova esperienza

«Può essere una scoperta per noi, per vivere la natura in un momento in cui, altrimenti, non usciremmo di casa», conclude Santi. «È, soprattutto, un modo per contribuire alla tutela della biodiversità che vive attorno a noi. Invito chiunque, magari incuriosito da questa attività, a scoprirne di più. Di sicuro, saremo in grado di trovare un sito di migrazione vicino a casa sua, in cui potrà provare questa nuova esperienza».

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