La domenica del Corriere

Una soglia che spacca la politica

Lo sbarramento del 4% per accedere al Parlamento fa discutere – Genini (PLR): «Trovato un compromesso» Giudici (UDC): «Troppa frammentazione» - Mirante (Avanti): «Ma così si tolgono diritti» - Padlina (Centro):«C’è il rischio di ingovernabilità»
©Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
18.05.2025 20:00

Una soglia di sbarramento al 4% per accedere al Parlamento. Un tema che fa discutere, perché ne va della voce dei cosiddetti «partitini», una costellazione che alla scorsa tornata elettorale ha fatto il botto tanto che oggi i «colori» rappresentati in Gran Consiglio sono ben 12. È la cosiddetta «frammentazione» della politica, che un’iniziativa presentata da Paolo Ortelli (PLR) vorrebbe frenare. Il dossier, a livello di Commissione, nel frattempo è già stato modificato, ma siamo ancora ai «lavori in corso»: non più il 4% come inizialmente previsto, bensì il 3%. Della questione se n’è discusso a La domenica del Corriere, condotta su TeleTicino dal vicedirettore del CdT Gianni Righinetti. Ospiti del dibattito i deputati Simona Genini (PLR), Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro), Andrea Giudici (UDC) e Gianluca Padlina (Centro). Si parte dal motivo dello «sconto» trovato in sede commissionale. «Abbiamo fatto una discussione interna al partito», spiega Genini. «È un tema di cui si discute da molto tempo e non è mai sfociato in una decisione. Quindi ci siamo detti che portare la barriera al 3% può rappresentare un buon compromesso». «Quando è arrivata la proposta sono stata un po’ sconcertata dal fatto che a proporla fosse il PLR, un partito fondamentale per la costruzione del Paese e che ha sempre difeso la democrazia», sottolinea Mirante. «Ora questo partito decide di togliere il diritto ai cittadini che non la pensano come loro vorrebbero. Un’idea che pensa di poter cancellare migliaia di cittadini dal voto». Insomma, con una soglia di sbarramento si andrebbe a mettere un bavaglio all’espressione della democrazia. «Non abbiamo paura di andare in votazione», rimarca ancora Mirante. «È solo l’ennesimo tentativo dell’élite di non volere il popolo». «Spero che il Parlamento approvi il 3%, una proposta ragionevole», rilancia Giudici. «In questo modo il popolo potrà pronunciarsi su un tema molto importante. C’è troppa frammentazione, troppi partiti. Il tutto va a bloccare il processo decisionale e si allungano i tempi di discussione». Con una soglia di sbarramento, per il deputato democentrista a guadagnarne sarebbe l’efficienza del Parlamento. «Il Centro era disponibile a discutere di una modifica di questo tipo», rileva da parte sua Padlina. Ma era una discussione da fare come ultima ratio. «Prima di mettere mano al sistema elettorale, bisogna intervenire sulle regole che governano l’attività parlamentare». Una proposta in tal senso è già sul tavolo della politica.

Ma sono davvero i partitini a bloccare i lavori parlamentari? «Ci sono 77 deputati che fanno gruppo e che sono rappresentati a livello di Governo», risponde Mirante. «Tutte queste forze hanno dunque il potere di decidere in pochi minuti ogni cosa. Ma il problema è che queste forze dovranno prima o dopo guardare in faccia la realtà e ammettere che i problemi del Ticino nascono dal Governo. Chi ha il potere, deve lavorare per il bene del Paese». Non serve a nulla, rimarca la deputata, un rimpallo di esponsabilità tra Legislativo ed Esecutivo. «Il vero tema della frammentazione è capire quanto grande può diventare la fetta occupata dai partitini nel Parlamento», sottolinea invece Padlina. «Se diventa troppo ampia, il Gran Consiglio diventa ingovernabile. Un altro tema, poi, è la politica di milizia. Forse anche questo limita l’attività del Parlamento». «Non si tratta di chiudere la bocca alle piccole forze politiche, le soglie vengono proposte in altri sistemi elettorali cantonali», rilancia Giudici. «Il 4% forse era eccessivo, il 3% invece può creare maggiore consenso politico».

Una riforma generale

Un altro tema «storico», e che ciclicamente torna in politica, sono le congiunzioni di lista, come accade a livello federale. «La vera questione è che se si vuole riformare il sistema elettorale bisogna farlo nel suo complesso», spiega a questo proposito Mirante. «I lavori vanno fatti in maniera seria, non prendiamo solo la regoletta che ci piace» tralasciando tutto il resto. «La congiunzione non è così rilevante se presa a sé stante». È una questione di metodo, aggiunge la deputata. «Concordo su questo punto», dice Genini. «Ci sarebbe voluta una riforma generale del sistema elettorale. Siamo l’unico cantone che ancora ha il sistema proporzionale. Tuttavia, questa iniziativa del 4% ha comunque il pregio di modificare un articolo costituzionale» e i cittadini saranno dunque chiamati al voto. «Sulle congiunzioni siamo favorevoli», spiega dal canto suo Giudici. «Sono uno strumento che porta maggiore democrazia. Io, comunque, contesto il fatto che con la soglia di sbarramento i cittadini siano limitati nelle loro possibilità. I cittadini possono votare chi vogliono: ma i partiti devono raggiungere un certo consenso popolare». «Sulle congiunzioni c’è apertura a discuterne», sottolinea in conclusione Padlina. «Danno una certa trasparenza sulle forze in gioco». Si eviterebbe, quindi, un matrimonio d’interesse valido solo per le elezioni.