Mendrisiotto

Una vertenza che sembra la Coppa Cobram

Le vicissitudini legali di una società svizzera attiva nel ciclismo – Ruota tutto attorno all'affitto in Italia di sei auto per il Tour de Suisse
Corridori sulla Tremola durante il Tour de Suisse del 2019. © CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
10.06.2024 06:00

Si sta trascinando a suon di ricorsi una curiosa vicenda legale, più tortuosa della Coppa Cobram di fantozziana memoria, con sullo sfondo l’edizione del 2019 del Tour de Suisse. La protagonista, suo malgrado, è società svizzera che si occupa della gestione di ciclisti professionisti la quale, per assistere la sua squadra durante l’edizione 2019 del Tour, noleggia sei veicoli – tre ammiraglie, un camper, un bus e un automezzo pesante, transitati verosimilmente da Stabio o Brogeda – da una società italiana. Un anno dopo, però, ecco la doccia fredda. Anzi, gelata. L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini – più precisamente, l’Ufficio antrifrode Sud – apre un’inchiesta penale nei confronti d’ignoti per presunta infrazione alla Legge federale sulle dogane. In buona sostanza, le autorità sostengono che al momento della loro immissione nel territorio svizzero, i sei veicoli non sarebbero stati dichiarati e avrebbero di conseguenza usufruito a torto dell’ammissione temporanea senza documenti doganali.

Un’inchiesta lunga

A questo punto ha inizio la vicenda giudiziaria citata in apertura, emersa da una recente sentenza del Tribunale federale che non ha però messo la parola fine alla questione. Dall’apertura dell’incarto passano altri tre anni e nel settembre del 2023 l’Ufficio antifrode ordina la perquisizione della sede della società elvetica. I vertici della società chiedono l’apposizione dei sigilli sulla documentazione cartacea raccolta e impugnano l’ordine di perquisizione. Il 1. febbraio scorso, la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale respinge il ricorso e lo stesso fa il Tribunale federale lo scorso 14 maggio. In sintesi, i giudici di Mon Repos hanno stabilito che «i ricorrenti non rendono minimamente verosimili gli eventuali interessi al mantenimento del segreto che sarebbero toccati. Accennando in maniera del tutto generica al segreto d’ufficio e professionale – si legge nella decisione –, i ricorrenti non rendono verosimili segreti o interessi privati degni di protezione che osterebbero il dissigillamento». D’altro canto, la società non ci sta e sostiene che «l’unico motivo per cui è stata ordinata questa misura è per effettuare una caccia all’uomo da accusare per le pretese violazioni penali amministrative, dal momento che nulla aveva permesso di identificare, tra i vari attori coinvolti, il responsabile» dell’importazione dei veicoli. «Già solo per questo, l’ordine è da considerare perfettamente intempestivo, con l’unico obiettivo di effettuare una fishing expedition e trovare qualcuno da accusare per un reato penale amministrativo che, di fatto, non è mai stato commesso». Per il resto, la società patrocinata dall’avvocato Alessia Minotti afferma che «nessuno la ha mai informata della necessità di dover eseguire una particolare procedura per immettere temporaneamente i veicoli in Svizzera in occasione del Tour» e di non aver mai avuto «l’intenzione di frodare le dogane svizzere».