L'intervista

«Una vita a inseguire gli ideali, ma sono vittima di me stesso»

Fredy Conrad, presidente dell’associazione Ondemedia, è un personaggio noto nella Svizzera italiana – Oltre all’attività ventennale nella promozione di progetti culturali e sociali emerge anche per il suo lato «dissacrante»
© CdT/Chiara Zocchetti
Prisca Dindo
08.01.2024 06:00

Per capire chi è Fredy Conrad basta seguirlo nel suo «covo». Uno scantinato grande dieci metri per dieci che si trova sotto il bar Cervo, nel cuore di Bellinzona. Lì si trova di tutto: libri antichi e LP; martelli e sombreri; vecchi Mac e volumi intagliati a forma dell’abbiccì; organetti d’Antan e DVD; pianole e cavalletti da pittore. Un’ incredibile accozzaglia di oggetti disposti ovunque con sorprendente armonia. La vita di Fredy Conrad rispecchia questo disordine ordinato: lui sa essere bibliotecario appassionato e contemporaneamente menestrello scanzonato; provocatore politico e motore di programmi occupazionali; affittuario di carri per feste di paese (compreso quello funebre) e promotore del Ticino nel mondo; editore e attore; informatico e operaio.

Il prezzo del ‘68

Nato a Poschiavo nel 1950 da padre grigionese e madre italiana, Fredy Conrad è genio e sregolatezza, come si dice dei personaggi fuori dal comune. A Bellinzona è conosciuto soprattutto per il suo amore per i libri, ma alle spalle ha una formazione nell’insegnamento. «Ho fatto il docente per tre anni» ricorda. «Poi arrivò il 1968 e io partecipai alla famosa occupazione dell’aula 20 della Magistrale; da allora tutte le porte delle scuole si chiusero per me; per le Istituzioni quella fu una “macchia” indelebile e ciò mi causò non pochi problemi; ebbene sì, lo posso dire: io sono una vittima del ’68, ma sono anche orgoglioso di esserlo».

Dall’autarchia alla biblioteca

Iniziò così la fase neo-rurale di Fredy Conrad: negli anni ‘70 si spostò a Preonzo e inseguì il sogno autarchico. «Pensa che a quei tempi mi cucivo da solo pure le scarpe in pelle», racconta. Nel frattempo però arrivò la famiglia: siccome non si vive di soli ideali, Fredy fu costretto a lavorare sul serio. Divenne bibliotecario della scuola media a Lodrino, dopo una riqualifica professionale. «Introdussi anche il giornalino scolastico per gli allievi; eravamo dei precursori perché lo preparavamo con il computer che mi portavo da casa, si trattava di uno dei primissimi Mac che io sapevo già usare con una certa abilità». Per arrotondare lo stipendio, Fredy lavorò anche nell’archivio cantonale e al Dovere, dove non solo correggeva le bozze dell’allora quotidiano bellinzonese, ma scriveva pure articoli di cultura. Poi il direttore del giornale gli diede l’aut aut: «Se vuoi un matrimonio si può fare, un flirt no» gli disse Giuseppe Buffi. Fredy abbandonò la via del giornalismo e si dedicò all’attività di bibliotecario. Al centro professionale di Biasca aprì la prima mediateca del Cantone. In seguito arrivò Ondemedia, l’associazione grazie alla quale Conrad promosse una lunga serie di progetti in ambito culturale e sociale: la biblioteca interculturale; il progetto di lettura nei parchi, il negozio di libri usati, il mercalibro, il mercantico, libri al sole. Per vent’anni l’associazione offrì opportunità di lavoro temporaneo a più di trecento cinquanta persone in fase di reinserimento socio-professionale. Un vero successo.

Le canzoni «sporche»

Fredy coltiva un’altra passione: quella per la musica. Suona il contrabbasso, la chitarra e canta. Fa parte di diversi gruppi musicali. Negli anni ‘90 divenne ambasciatore all’estero per gli enti del turismo di Lugano e Locarno. Dieci anni di sodalizio musicale insieme a Raffaele Nodari. «Siamo stati in Venezuela, in Germania, con il mio amico Raffaele abbiamo cantato e suonato canzoni in dialetto; ci divertivamo a sostituire le parole originali con quelle un po’ sporche; per fortuna in quei Paesi non se ne accorgeva nessuno, a differenza di quando lo facevamo in Ticino. Non tutti ridevano, te lo assicuro.

Una parentesi anche in politica

Nella variegata vita di Fredy Conrad c’è stata una parentesi politica: una legislatura in consiglio comunale a Preonzo, nei ranghi del PLR. «Volevo vedere come funzionano i meccanismi della democrazia. Mi battei come un leone per il nucleo del Paese: c’era da sostituire l’asfalto con l’acciottolato». Conrad riuscì a portare a casa la miglioria stradale, come pure la creazione di una piccola biblioteca di paese. Sorse però un problema: mancavano posteggi. «Proposi di radere al suolo la chiesetta lì accanto e di sostituirla con una decina di posti auto. A me sembrava logico, però quell’intervento segnò la fine della mia breve ma intensa carriera». 

I riconoscimenti

Nel 2002 Fredy ricevette il premio di Cavaliere della comunicazione dall’allora consigliere federale Moritz Leuenberger. Un riconoscimento nazionale importante che non gli permise però di realizzare il suo sogno nel cassetto: trasformare Ondemedia in una impresa sociale. «Ero troppo un cane sciolto per ottenere questo riconoscimento dalle Istituzioni». Nei giorni scorsi il club Unesco Ticino - di cui è membro da diverso tempo - gli ha assegnato il premio alla carriera «perché mi sono sempre battuto per le ricchezze della nostra terra». Ma alla fine, domandiamo noi, chi è veramente Fredy Conrad? «Sono un povero Cristo vittima di me stesso: oggi ho 73 anni e invece di godermi la pensione continuo ad inseguire i miei ideali sociali».

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