Pernottamenti

Un'estate di conferme per il turismo ticinese

Da giugno ad agosto il settore alberghiero cantonale ha fatto segnare un incremento marcato rispetto allo stesso trimestre 2019, prima della pandemia - Cresciuti gli ospiti internazionali
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
06.10.2022 21:07

Il settore turistico ticinese si conferma su buoni livelli. Stando ai dati provvisori forniti dall’Ufficio federale di statistica (UST), gli arrivi totali nel trimestre giugno-agosto di quest’anno sono stati di poco inferiori a 457.868, in lieve calo (-1%) rispetto allo stesso trimestre 2021. Secondo l’analisi di O-Tur, la flessione maggiore ha riguardato i pernottamenti complessivi (-12,6%), scesi a 1.035.018. Nei tre mesi estivi conteggiati a spiccare particolarmente è luglio, con oltre 370 mila pernottamenti. Più nel dettaglio, in Ticino, tutte le Organizzazioni turistiche regionali hanno registrato arrivi estivi in crescita rispetto all’anno precedente, con l’eccezione del Lago Maggiore e Valli, che presenta una variazione negativa (- 11,3%) rispetto al 2021 (anno comunque irripetibile vista la pandemia). Per i pernottamenti, tutte le OTR registrano invece risultati in calo, ad eccezione del Mendrisiotto e Basso Ceresio, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno scorso.

Un’eredità ben sfruttata

«Sono dati molto buoni», sottolinea Lorenzo Pianezzi, direttore di Hotelleriesuisse Ticino. «Comparare i dati di quest’anno con quelli del 2021 ha senso a fini statistici, ma non rendono completamente giustizia. Non dimentichiamoci infatti che l’estate scorsa è stata eccezionale per via delle restrizioni legate alla pandemia. Bisognerebbe invece confrontare le cifre di oggi con quelle del 2019, dunque prima dell’arrivo del Covid». Rispetto a tre anni fa, si nota un deciso aumento, «di circa il 12%. Il 2022 ha dato frutti molto positivi, sì». Il motivo? Secondo Pianezzi, molti dei turisti che avevano scelto il Ticino durante la fase più «calda» della pandemia, hanno deciso di tornare. «Il nostro cantone è stato scelto da confederati e stranieri nonostante la caduta di tutte le restrizioni ai viaggi, e questo è un aspetto prezioso», sottolinea ancora Pianezzi. Il visitatore classico si ferma in Ticino per pochi giorni (circa 2,5 di media). Una tendenza «storica», che non ha subito cambiamenti durante la pandemia. «Il soggiorno medio è rimasto costante», conferma il direttore di Hotelleriesuisse. Già. Ma si potrebbe fare di più per trattenere il turista nella nostra regione? «Il margine di miglioramento esiste. La permanenza, tuttavia, è compatibile con l’offerta culturale presente sul territorio. In due o tre giorni, il turista riesce a visitare quanto si era proposto prima della partenza». Per «scardinare» una tendenza così radicata, bisogna dunque far leva sull’offerta, sulle attività che vengono proposte al visitatore durante tutto il corso dell’anno. «Qualcosa si sta muovendo in questa direzione», chiarisce Pianezzi. «Il LAC ha proposto una mostra di Paul Klee fino all’8 gennaio 2023. È un esempio di aumento dell’offerta in un periodo non prettamente turistico. È da anni che chiedo maggiori iniziative di questo genere, in modo da attirare visitatori anche durante la bassa stagione».

L’estate appena trascorsa ha inoltre segnato il ritorno dei turisti internazionali, con arrivi (+85,1%) e pernottamenti (+69%) di ospiti esteri (in particolare da Stati Uniti e Paesi del Golfo) in aumento rispetto al 2021. In calo invece i confederati (-31,4%).

Abbassare i consumi

Nonostante un’estate positiva, per il settore turistico ticinese le sfide non mancano di certo. Franco forte e rincari energetici colpiscono infatti tutti gli attori. «Il rincaro c’è, e le preoccupazioni non mancano», spiega Pianezzi. «Ma chi lavora nel settore alberghiero è abituato a far quadrare i conti. Ci sono misure semplici che possono essere adottate durante i mesi freddi, come concentrare gli ospiti su un unico piano ‘‘spegnendo’’ gli altri livelli della struttura».