Unione tra Zest e LFG, un segnale sulle prospettive della piazza

Non capita tutti i giorni che due società indipendenti di gestione patrimoniale si mettano insieme, vale quindi la pena di vedere più da vicino l’unione tra Zest e LFG, recentemente annunciata. Zest SA è asset manager con sede a Lugano; LFG Holding SA ha anch’essa sede a Lugano e uffici pure a Zurigo, detiene inoltre due società operative attive nella gestione patrimoniale internazionale. Il nuovo gruppo ha 2,5 miliardi di franchi di masse gestite, oltre 50 dipendenti e circa 700 clienti.
Le ragioni
Vediamo anzitutto le ragioni di fondo dell’operazione. «Siamo partiti dall’idea – dice Massimo Borghesi, direttore di LFG Holding - che il mercato delle gestioni patrimoniali in Svizzera sia destinato ad un sostanziale consolidamento, seguendo quanto avvenuto in altri Paesi. Consolidamento che risulterà fondamentale per poter cogliere nuove opportunità e affrontare in maniera più strutturata i fattori di rischio. LFG e Zest, attraverso la loro complementarità, hanno l’obiettivo di costruire una struttura dedicata all’offerta di un servizio efficiente e personalizzato, in grado di competere con i più alti standard internazionali. La recente evoluzione normativa, che obbliga le società di gestione a richiedere formale autorizzazione a FINMA, impone importanti adeguamenti in termini di struttura, organizzazione e sostanza. Ci aspettiamo un futuro caratterizzato da una competizione crescente e regole sempre più stringenti in materia di controllo e compliance: vogliamo essere un punto di riferimento per altri operatori indipendenti che vorranno seguire la nostra stessa strategia di lungo termine».
Con ciò siamo dunque al terreno della strategia per lo sviluppo delle attività, che Massimo Borghesi delinea così: «Il carattere distintivo della nostra strategia è la forte personalizzazione del servizio offerto al cliente che si fonda sulla costruzione di un rapporto di fiducia e rispetto, che riteniamo essere elementi fondamentali per distinguerci all’interno dell’ambiente competitivo. Per raggiungere questo obiettivo vogliamo implementare una struttura organizzativa incentrata sull’integrità, la visione comune e la forza del lavoro di gruppo al fine di attrarre nuovi talenti sia nell’area della consulenza che della gestione finanziaria. Inoltre, grazie alle sinergie tra le due società e all’introduzione di nuove tecnologie che stanno rivoluzionando il mondo della finanza, miriamo a sfruttare economie di scala che ci permettano di migliorare sempre più il nostro servizio e di accontentare il cliente in ogni sua esigenza».
La crescita
La piazza finanziaria ticinese negli ultimi anni è stata indicata spesso come solo declinante. In realtà una parte non secondaria della piazza ha tenuto e da questa operazione pare emergere un segnale di fiducia anche per la finanza con radici ticinesi. «Il settore dei gestori patrimoniali indipendenti in Ticino – afferma Enrico Guagni, amministratore delegato di Zest - è sempre stato contraddistinto da forti individualismi, che oggi rischiano di essere un punto di debolezza in quanto limitano la competitività e portano ad una debole visione strategica. Le aggregazioni e lo sfruttamento di economie di scala sono essenziali nel contesto attuale, al fine di promuovere la sostenibilità della crescita di lungo termine connessa alla responsabilità sociale. Attraverso questa partnership fondata su complementarietà, spirito e visione comune, LFG e Zest, grazie alle competenze e all’esperienza pluriennale dei propri talenti, possono mirare ad un’espansione dimensionale e geografica che rilanci con forza le ambizioni del nuovo gruppo e che possa essere un modello per l’intero settore ticinese».
Le scelte
In quadro molto competitivo, occorre anche fare scelte precise sulle caratteristiche principali di un’attività di asset management. «In sintesi – sottolinea Enrico Guagni - potrei dire: tecnologia, personalizzazione, dimensione e protezione. Nel contesto competitivo di oggi, con continua evoluzione e innovazione tecnologica, è fondamentale per un asset manager indipendente avere una strategia che gli permetta di offrire un servizio unico e non replicabile. La personalizzazione, la trasparenza e la flessibilità sono caratteristiche imprescindibili per poter offrire valore e qualità ai clienti finali. Inoltre, si sta alzando in maniera considerevole la soglia minima di masse necessarie per assicurare le risorse da investire nel controllo del rischio e nella compliance, oggi imprescindibili per offrire protezione al cliente. Il nuovo gruppo comprende tutti questi elementi ed è per questo che riteniamo di avere le carte in regola per poter raggiungere gli importanti traguardi prefissati». Se son rose fioriranno, intanto è opportuno registrare questa nuova aggregazione che parte dalla piazza ticinese.
Un settore che rimane di primo piano a livello sia nazionale che cantonale
A dati di fine 2021, secondo la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), la piazza finanziaria svizzera rappresenta il 9% del Prodotto interno lordo elvetico. Secondo l’Associazione bancaria ticinese (ABT) la piazza finanziaria locale pure rappresenta circa il 9% del Prodotto interno lordo cantonale. L’ABT indica anche che gli addetti della piazza finanziaria ticinese sono circa 10 mila, di cui 5.400 nel bancario e gli altri in servizi finanziari e assicurazioni.
I numeri
È interessante registrare come la percentuale delle attività finanziarie sul PIL sia in pratica la stessa in Svizzera e in Ticino. Un percentuale ancora rilevante. Nonostante la fine del segreto bancario per i non residenti, l’aumento della concorrenza da parte di altre piazze internazionali, l’incremento dei costi, le normative più stringenti, la piazza finanziaria elvetica è riuscita in questi anni non facili a difendersi, per alcuni aspetti anche meglio del previsto.
Guardando ai lati negativi del quadro, è vero che c’è stato un calo del numero delle banche presenti in Svizzera (erano 320 nel 2010 e 243 nel 2020) così come del numero degli addetti equivalenti a tempo pieno della piazza elvetica (erano 216 mila nel 2011 e 211 mila nel 2021). È anche vero però, guardando ai lati positivi, che la Svizzera è rimasta leader nella gestione di patrimoni internazionali, anche se inevitabilmente non con la stessa quota di mercato di molti anni fa.
Inoltre, siamo sempre ai dati SFI, il valore aggiunto complessivo della piazza finanziaria svizzera è cresciuto, dai 64,4 miliardi di franchi del 2011 ai 66,9 miliardi di franchi del 2021. Nello stesso decennio il PIL svizzero è cresciuto ancora di più e ciò spiega perché la piazza elvetica sia scesa dal 10% al 9%. Ma non è che la piazza elvetica non sia cresciuta; è che l’economia svizzera nel suo complesso è cresciuta in modo ancor più consistente. Il 9% del PIL resta comunque una buona percentuale.
Spesso è stato detto che la piazza ticinese ha sofferto degli stessi problemi che avuto la piazza svizzera, con in più i problemi derivanti dagli alti e bassi legati al vicino, e sempre molto importante per il Ticino, mercato italiano. C’è del vero in questa analisi, ma è stata un’evidente esagerazione dare per interamente spacciata, come qualcuno ha fatto, la piazza ticinese. Nel cantone si è fatta certamente sentire la riduzione del numero delle banche e del numero degli addetti bancari, ma nonostante queste battute d’arresto la piazza ticinese ha mantenuto una sua rilevanza.
Il ramo bancario, pur con meno istituti e meno addetti, in Ticino conserva un suo peso non secondario. Oltre a questo, occorre poi sempre ricordare che la piazza nel suo complesso è fatta anche di società finanziarie, gestori indipendenti, fiduciari, servizi informatici legati alle attività finanziarie, assicurazioni e altri rami ancora. Pur accordando l’importanza dovuta alle banche, per una valutazione equilibrata bisogna tenere in considerazione tutti i segmenti di una piazza finanziaria e ciò vale naturalmente anche per il Ticino.
Le sfide
Ciò detto, per quel che riguarda la realtà specifica delle banche il vertice dell’ABT ha affermato, in occasione dell’Assemblea generale dell’Associazione del mese scorso, che il settore bancario ticinese è in buona salute, nonostante un contesto complicato. Dopo aver contribuito ad evitare una crisi economica garantendo prestiti alle aziende in difficoltà a causa della pandemia, le banche secondo l’ABT sono ora chiamate a gestire un nuovo periodo difficile e per navigare in queste acque agitate le stesse banche devono sempre migliorarsi e innovarsi, anche attraverso la formazione continua. Avere collaboratori formati sarà ancor più importante, alla luce di nuovi trend come quelli della sostenibilità e della digitalizzazione, ha sottolineato l’Associazione. Per quel che riguarda il perdurare dell’assenza di pieno accesso al mercato italiano per le banche elvetiche, l’ABT ha ribadito la necessità di superare questa situazione di stallo, che penalizza in modo particolare gli istituti ticinesi.