Russia

«Uomini, non truccatevi in modo vistoso perché dà fastidio ai clienti»

La catena russa di cosmetici L'Etoile tramite una missiva interna chiede ai dipendenti di sesso maschile di presentarsi al lavoro con un aspetto sobrio per evitare che vengano tacciati di fare propaganda LGBT
Un negozio della catena di cosmetici. © Shutterstock
Red. Online
22.02.2024 10:30

«Al fine di ridurre al minimo i rischi, raccomandiamo ai nostri truccatori/consulenti uomini di utilizzare meno trucco possibile e colori più naturali durante l'orario di lavoro per evitare di attirare l'attenzione dei clienti»: questo è il contenuto della lettera inviata dal dipartimento legale della catena russa di cosmetici L'Etoile ai propri direttori regionali affinché sensibilizzino i dipendenti di sesso maschile a presentarsi sul posto di lavoro truccati in modo sobrio. A rendere nota la missiva è stata la politologa Ekaterina Shulman con un post sul suo canale Telegram. Alla base della mossa dell'azienda ci sarebbero diverse lamentele mosse dai clienti secondo i quali dei visi maschili eccessivamente truccati contribuirebbero a promuovere la propaganda in favore del movimento LGBT.

La lettera inviata ai dipendenti resa pubblica dalla politologa Ekaterina Shulman. © Telegram (Ekaterina Shulman)
La lettera inviata ai dipendenti resa pubblica dalla politologa Ekaterina Shulman. © Telegram (Ekaterina Shulman)

Gli avvocati della catena di cosmetici sottolineano infatti come, alla luce delle attuali politiche del Governo russo, i dipendenti uomini che si truccano in maniera eccessiva rischiano di essere accusati di farsi promotori della propaganda a favore del movimento LGBT.

La società, contattata da Meduza, non ha voluto commentare pubblicamente la missiva inviata al personale.

Il precedente dell'azienda

L'unicorno della discordia.
L'unicorno della discordia.

La missiva interna mandata dai legali de L'Etoile ai direttori regionali non è comunque un caso isolato all'interno dell'azienda, sottolinea sempre Meduza. Agli inizi di febbraio, infatti, il canale Telegram Ostorozhno Novosi aveva riferito che agli impiegati della catena di cosmetici era stato detto di coprire la criniera arcobaleno dell'unicorno presente sui prodotti del marchio «Unicorn Approve». La misura era stata imposta a seguito della decisione della Corte Suprema russa di etichettare come «estremista» il «movimento internazionale LGBT».

La difficile vita della comunità LGBT

Ampliando il discorso, ad ogni modo, in Russia quella della comunità LGBT non è una vita facile. Come appena accennato, infatti, a fine novembre la Corte Suprema russa ha etichettato quello che chiama il «movimento internazionale LGBT» come «estremista». Secondo il Ministero della Giustizia russo, in effetti, le attività del movimento LGBT inciterebbero «alla discordia sociale e religiosa» in chiara violazione delle leggi anti-estremismo del Paese. Ora, il problema nel problema è che le persone riconosciute colpevoli di coinvolgimento in un gruppo «estremista» rischiano lunghe pene detentive.

Le conseguenze della decisione presa a fine novembre dalla Corte Suprema si sono fatte sentire subito: due giorni dopo l'entrata in vigore, la polizia di Mosca ha preso di mira diversi locali notturni gay-friendly e una sauna per uomini.

Visto il clima creatosi nel Paese, inoltre, la «Stazione Centrale» di San Pietroburgo, uno dei locali gay più antichi della città, il 1. dicembre ha deciso di chiudere i battenti per timore di rappresaglie.

La Russia aveva già messo al bando la «propaganda LGBT» alla fine di ottobre del 2022 vietando di fatto la rappresentanza di queste persone in pubblico e nei media.

«Le persone LGBT sono un gruppo altamente vulnerabile che deve affrontare numerose sfide sociali» aveva a suo tempo dichiarato al Moscow Times uno dei pochi attivisti LGBT di spicco ancora presenti in Russia, parlando a condizione di anonimato per timore della propria vita nel Paese. «Negli ultimi anni, le organizzazioni LGBT hanno cercato di affrontare questi problemi in un ambiente estremamente ostile. Gli attivisti subiscono pressioni da parte dello Stato e di gruppi omofobi e transfobici, e spesso subiscono attacchi fisici».

In Russia, giova ricordarlo, l'omosessualità è stata un reato fino al 1993. In seguito, fino al 1999 è invece stata considerata una malattia mentale. Dopo una serie di aperture da parte delle autorità, i diritti della comunità LGBT sono stati messi a dura prova e sotto pressione nell'ultimo decennio. Molti funzionari governativi, infatti, hanno definito la comunità LGBT in antitesi rispetto ai «valori tradizionali» russi.

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