Formazione

USI e SUPSI, promosse ma con margini di miglioramento

La Commissione di controllo ha passato alla lente gli obiettivi raggiunti nel 2018 dai due istituti - Migliora la quota rosa ma sugli studenti stranieri c’è da lavorare
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Viola Martinelli
25.11.2019 19:25

Dopo le criticità espresse per il 2017, il rapporto 2018 della Commissione di controllo su USI e SUPSI è prevalentemente positivo. Anche se non mancano alcune richieste puntuali. In particolare, se da un lato la Commissione «constata con piacere che in generale all’USI vi è una crescita delle donne nelle posizioni intermedie del corpo accademico, la quale dovrà tuttavia riflettersi nei prossimi anni nella nomina di professori di ruolo (cosa non scontata)», al capitolo studenti le cose cambiano. Come si legge nel rapporto di Raoul Ghisletta (PS), gli obiettivi che riguardano «la presenza degli studenti svizzeri ed esteri non sono mai stati raggiunti dall’USI e sono stati definiti “non raggiungibili” sia per quanto riguarda gli studenti svizzeri (che preferiscono o studiare nella Svizzera interna o andare all’estero), sia per quanto riguarda gli studenti esteri (non si possono limitare fintantoché la capienza lo permette)». Allo stesso modo, in termini di percentuali di studenti provenienti da fuori cantone «nel 2018 è stato raggiunto il 7% contro 10% di obiettivo per il Bachelor, rispettivamente il 7% contro 15% per il Master». E se gli studenti da oltre San Gottardo non raggiungono le quote previste, a registrare una tendenza inversa sono quelli stranieri che l’anno scorso hanno toccato il 53% per il Bachelor e il 74% per il Master a fronte del limite del 50%. «L’USI - si legge nel rapporto - ha indicato che, fintanto che la capienza lo permette, non intende applicare restrizioni». Considerazioni simili anche per la SUPSI che «riesce solo parzialmente a raggiungere i tassi minimi di studenti da altri cantoni e i tassi massimi di studenti stranieri». In merito, «nel piatto della bilancia relativo ad un eventuale limite per il numero di studenti esteri all’USI va considerato che vi sono anche numerosi studenti ticinesi che effettuano gli studi all’estero a condizioni interessanti, in particolare in Italia, facendo risparmiare il Canton Ticino».

Ma a passare sotto la lente della speciale Commissione è stato anche il grado di diplomati che trovano un posto di lavoro terminati gli studi: «La percentuale di coloro che segnalano un problema di inadeguatezza a 5 anni dal master diminuisce, ma rimane sopra la media nazionale (16%): 26% dei laureati della Facoltà di scienze della comunicazione e 19% della Facoltà di scienze economiche».

Infine, la Commissione di controllo ha preso atto delle preoccupazioni di ordine finanziario espresse dai rappresentanti dell’USI, che chiedono un maggior sostegno finanziario del Cantone, anche alla luce del fatto che l’USI è uscita perdente dalle modifiche decise a livello federale sul finanziamento delle piccole università. In particolare l’USI, che chiude l’esercizio 2018 con una perdita di 1,1 milioni di franchi, auspica un ammorbidimento del plafonamento del contributo cantonale, una misura di risparmio tuttora esistente e che pesa per circa 1,6-1,3 milioni di franchi annui». Ma su come procedere, la Commissione è spaccata. «Una parte della Commissione di controllo ritiene che il plafonamento a posteriori del contributo cantonale vada mantenuto, perché si tratta di uno strumento e di un importo conosciuti e previsti già dal Contratto di prestazioni: pertanto l’USI dovrà tenerne conto nell’ambito della pianificazione finanziaria. Un’altra parte - rileva Ghisletta - ritiene che esso vada abrogato, sottoponendo semmai a verifica i meccanismi di finanziamento previsti nel contratto di prestazione».

Per quanto concerne la SUPSI infine, la Commissione rileva come «si conferma che l’importante richiesta di ingegneri SUPSI da parte delle aziende ticinesi porta tutti i diplomati a trovare rapidamente lavoro: per ora pertanto la SUPSI soddisfa i bisogni del territorio».