Sanità

Vaiolo delle scimmie: domande e risposte

L’incubazione della malattia può durare da 6 a 14 giorni - Tra il 2022 e il 2023 i casi sono stati oltre 100 mila ma il tasso di mortalità è rimasto basso (0,2%)
Contro il vaiolo delle scimmie c'è anche un vaccino. ©HOTLI SIMANJUNTAK
Red. Ticino&Svizzera
22.08.2024 18:45

Che cos’è il vaiolo delle scimmie?

Il vaiolo delle scimmie, conosciuto anche con la sigla MPOX (Monkey Pox) è un poxvirus, simile - ma molto meno grave - a quello che provoca il vaiolo nell’uomo, malattia endemica fino agli anni Settanta del Novecento e poi eradicata a livello globale grazie alle vaccinazioni.

Come avviene il contagio?

Il contagio del virus MPOX avviene principalmente attraverso il contatto stretto con cute e mucose infette, quindi soprattutto durante i rapporti sessuali, ma anche tramite il contatto di materiale contaminato (ad esempio vestiti, lenzuola, asciugamani) con le lesioni cutanee infette. Recenti studi compiuti nei laboratori di virologia hanno dimostrato che, sebbene il virus sia contenuto nello sperma in forma replicante, la principale modalità di trasmissione, più che attraverso il liquido seminale, è il contatto stretto pelle contro pelle, come quello che, appunto, avviene durante i rapporti sessuali.

Quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie?

Dopo un periodo di incubazione variabile dai 6 ai 14 giorni, la malattia si manifesta con sintomi generali quali febbre, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari, linfonodi ingrossati e, soprattutto, con una tipica eruzione sulla pelle che può presentare da poche a moltissime lesioni cutanee, spesso localizzate nelle zone genitali o intorno all’ano, come espressione di stretti contatti di tipo sessuale. Queste lesioni cutanee hanno un’evoluzione caratteristica: diventano prima vescicole, quindi croste, per poi alla fine aprirsi. In misura minore, possono essere interessate anche le mucose del cavo orale o, più raramente, la congiuntiva dell’occhio. Il coinvolgimento degli organi interni si osserva invece, in genere, nelle persone immunodepresse.

Quanto può essere grave la malattia?

Si conoscono due tipi di MPOX: il «clade I» e il «clade II». Il primo è diffuso soprattutto in Africa centrale, nella Repubblica Democratica del Congo, dove la malattia è endemica. Si trasmette dall’animale (in genere roditori che “ospitano” il virus) all’uomo e, nei focolai più recenti, da uomo a uomo - ed è proprio questo il problema all’origine dell’allarme lanciato a metà agosto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il secondo ceppo, diffuso soprattutto in Africa occidentale, e prevalentemente in Nigeria, è in grado di trasmettersi in modo efficiente da uomo a uomo, ed è quello che ha generato l’epidemia globale tra il 2022 e il 2023, provocando nel mondo circa 100 mila casi. La letalità del «clade II» è bassa (0,2%). La malattia, non grave nella maggior parte dei casi, può avere però conseguenze più serie in persone immunodepresse, nelle donne in gravidanza o nei bambini.

Esiste un vaccino contro l’MPOX?

Sì. Secondo quanto riportato sul sito dell’Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP), al momento il vaccino disponibile per il «clade II» (Jynneos®) si presume sia efficace anche contro il nuovo «clade I».

Chi volesse vaccinarsi, in che modo deve procedere?

L’UFSP spiega sul suo sito che chiunque voglia vaccinarsi deve prima chiedere consiglio a un medico specialista che proporrà un’analisi individuale del rapporto rischio-beneficio. I costi per la vaccinazione (vaccino e vaccinazione) sono coperti dall’assicurazione sanitaria obbligatoria.