Politica

Vallese, la nuova Costituzione rischia di spaccare il cantone

Le elettrici e gli elettori saranno chiamati alle urne la prossima domenica per decidere se rinnovare il documento cantonale di riferimento - Quello attuale risale al 1907 - Jean Zermatten, a capo della Costituente: «La carta oggi in vigore è inadatta a questa realtà e alle sfide di domani»
© KEYSTONE/Valentin Flauraud
Paolo Galli
26.02.2024 06:00

Sono passati 117 anni. L’attuale Costituzione vallesana risale infatti al 1907. Da anni il cantone, il Vallese, riflette sul suo documento di riferimento. Guardare avanti, partendo dal presente, o rimanere ancorati a un foglio frutto del passato, di una regione che all’epoca - rurale - contava appena 70.000 abitanti? La politica è spaccata, mentre la popolazione dovrà dire la sua nelle urne, il prossimo 3 marzo. Sei anni fa, i vallesani avevano votato in massa (72,8% di favorevoli) per dare il la a una proposta di revisione e - con il 61,5% delle preferenze - assegnare questa responsabilità a una Costituente.

Perché proprio oggi

Jean Zermatten, già presidente del comitato ONU sui diritti dell’infanzia e primo giudice dei minori del cantone, è stato tra i motori di questa assemblea. Gli chiediamo perché proprio oggi, perché - come dice lui stesso - è «giunto il momento». Ci spiega: «Quando parliamo di “oggi”, è un “oggi” che risale al 2015. Il Vallese festeggiava il bicentenario del suo ingresso nella Confederazione, ma pure usciva da un trauma elettorale, il rifiuto della riforma R21, la quale voleva rivisitare le istituzioni cantonali. Allora, un comitato di cittadini lanciò l’iniziativa popolare “Per una revisione totale della Costituzione del canton Vallese”. Un caso inedito: il solo cantone in cui la revisione è spinta non da Legislativo o Esecutivo, ma da un’iniziativa popolare. La Costituzione in vigore risale al 1907, è inadatta alla realtà odierna e alle sfide di domani. Il testo attuale è illeggibile, il suo spirito è superato».

Le divisioni

Il voto del 2018 potrebbe essere indicativo dello spirito della popolazione, quella stessa popolazione che ora deve tornare a esprimersi sulla base di un testo vero e proprio. Se allora si votava il principio, in questo caso c’è qualcosa di concreto sul tavolo. E sono emerse tutte le divisioni. Il punto è che una Costituzione dovrebbe unire, più che dividere. «È evidente, sì», conferma Jean Zermatten. «Il testo proposto parla abbondantemente della coesione cantonale, al fianco della promozione del bilinguismo, della decentralizzazione dell’amministrazione e della considerazione agli interessi regionali. Nonostante questo, il dibattito politico si è polarizzato sotto la spinta dell’UDC di Alto e Basso Vallese e di parte delle forze legate al Centro dell’Alto Vallese. Dall’inizio dell’anno, assistiamo a una demonizzazione della nuova Costituzione, che sarebbe contraria agli interessi dell’Alto Vallese. Ma è una visione lontana dalle nostre intenzioni del 2015 e soprattutto del lavoro democratico e privo di simili pregiudizi della Costituente. Per arrivare a una visione comune, serve un’informazione oggettiva in merito al contenuto del progetto, e non la diffusione di slogan o fake news sul costo della riforma e sulla perdita di potere di alcuni». Gli oppositori, in merito ai costi, parlano di spese supplementari da 100 milioni di franchi all’anno per il cantone. Ma c’è di più. Centrale è proprio il tema della coesione. Come ci spiega lo stesso Zermatten, le divisioni hanno origine nella paura dei partiti dell’Alto Vallese di perdere potere rispetto alla situazione attuale, di vedersi imporre una lista di diritti fondamentali che non vogliono e che non tengono conto delle particolarità della loro regione. «È triste non vedere i progressi che il progetto propone in differenti settori delle attività pubbliche. Il progetto riforma anche la struttura dello Stato. Qualcuno preferisce il regime del 1907!».

La Costituzione in vigore risale al 1907, è inadatta alla realtà odierna e alle sfide di domani. Il testo attuale è illeggibile, il suo spirito è superato
Jean Zermatten, a capo della Costituente

Il senso di tutto

Parlare di Costituzione, oggi, per certi versi appare quasi anacronistico. Nel mondo moderno si tende infatti a guardare avanti, senza pensare alle basi, a chi siamo, a che cosa ci lega come parti di una comunità. È un’indifferenza comune, non solo vallesana. Zermatten: «È la stessa in tutta la Svizzera, nei confronti della Costituzione federale come delle Costituzioni cantonali. E molti infatti minimizzano, sottolineando che cambiarla non serve a nulla, che le nostre vite non cambierebbero. È vero che la nostra quotidianità non dipende dagli articoli costituzionali. Ma stiamo comunque parlando del testo fondamentale, nel quale devono essere ancorati i grandi principi del vivere insieme e le strutture che organizzano lo Stato». Quando Jean Zermatten parla di principi, lo fa con un curriculum alle spalle. Il suo motto, in merito alla nuova Costituzione, ricorda come la stessa difenda «l’uomo e i suoi diritti». Ora aggiunge: «Il progetto ha un capitolo intero dedicato ai diritti della persona. Questi aspetti non esistono nella Costituzione del 1907, e ciò dimostra che l’uomo deve essere messo al centro della Carta. Per quel che mi riguarda, sono felice dell’integrazione di articoli consacrati ai diritti dell’infanzia, agli spazi per le persone portatrici di handicap, al rispetto di un fine vita degno e liberamente scelto». E aggiunge: «La famiglia è messa finalmente in primo piano, con le disposizioni sul congedo parentale e con l’instaurazione di un tribunale della famiglia. Insomma, una Costituzione vicina alle persone e per le persone».

È triste non vedere i progressi che il progetto propone in differenti settori delle attività pubbliche. Il progetto riforma anche la struttura dello Stato. Qualcuno preferisce il regime del 1907!<br>
Jean Zermatten, a capo della Costituente

«Perché indebolire ulteriormente una minoranza regionale?»

«L’unità cantonale ha vissuto per decenni alti e bassi. Attualmente ci troviamo di nuovo in una fase piuttosto complicata». A parlare è Armin Bregy, a capo della redazione del quotidiano altovallesano Walliser Bote. «Non è una novità, ma certo la nuova Costituzione cantonale avrebbe dovuto rafforzare la coesione delle due regioni linguistiche. Ora sta accadendo il contrario». Come è potuto accadere? Bregy riassume: «La nuova Costituzione cantonale ha incontrato un ampio rifiuto nell’Alto Vallese perché la situazione in termini di rappresentanza politica oggettivamente peggiorerebbe, ad esempio per quanto riguarda il Gran Consiglio». In futuro, infatti, la distribuzione dei seggi nel Parlamento vallesano dipenderà dalla popolazione residente. Ciò significa che l’Alto Vallese perderà altri seggi, «accelerando una tendenza che è già in atto. Molti abitanti dell’Alto Vallese non riescono a capire perché una minoranza regionale venga ulteriormente indebolita. Si chiedono: perché la Costituente, in Vallese, non ha seguito l’esempio del Canton Berna? Lì la tutela della minoranza francofona è garantita».

«Una tragica ironia»

Dal punto di vista politico, con la nuova Costituzione si avrebbe una profonda metamorfosi. Il Consiglio di Stato passerebbe da 5 a 7 membri, eletti, come oggi, con il sistema maggioritario. Ma secondo Bregy, nel dibattito attuale, la Costituzione non viene respinta solo dai circoli politici regionali o conservatori, «ma anche dalle forze liberali». Fa l’esempio del PLR di Briga e di Naters, e dei Giovani Liberali dell’Alto Vallese: «Hanno deciso di votare contro». Le ragioni principali sono tre: «In primo luogo, la nuova Costituzione genererebbe costi annuali aggiuntivi di circa 100 milioni di franchi. Questo scoraggia molti cittadini, anche quelli aperti agli approcci progressisti della Costituzione. In secondo luogo, la bozza è estremamente stratificata: lo Stato viene rafforzato, il che provoca scetticismo tra i vallesani, soprattutto nell’Alto Vallese. In terzo luogo, nel Basso Vallese sta crescendo l’opinione che una Costituzione rifiutata da una minoranza non vada poi imposta alla minoranza stessa». Chiaro. «Sarebbe la tragica ironia di questa storia: i politici progressisti hanno bloccato la protezione delle minoranze dell’Alto Vallese. E ora questa mancanza di tutela delle minoranze potrebbe far fallire la Costituzione».

Sarebbe la tragica ironia di questa storia: i politici progressisti hanno bloccato la protezione delle minoranze dell’Alto Vallese. E ora questa mancanza di tutela delle minoranze potrebbe far fallire la Costituzione
Armin Bregy, a capo della redazione del quotidiano altovallesano Walliser Bote

Quel ricorso controproducente

Il nuovo progetto di Costituzione ha riacceso il perenne dibattito sul rapporto tra Basso e Alto Vallese, «in parte per motivi razionali e in parte per motivi emotivi». Come ricorda Bregy, le tensioni tra il Basso e l’Alto Vallese sono sempre esistite. «La Costituente avrebbe quindi dovuto anticipare le discussioni attuali, cosa che non ha fatto. E ora - si chiede il caporedattore con un filo di sarcasmo - i sostenitori della nuova Costituzione sono sorpresi dalle reazioni negative e talvolta violente dell’Alto Vallese? Per giunta, il ricorso contro i consiglieri di Stato originari dell’Alto Vallese Roberto Schmidt e Franz Ruppen (accusati di aver fatto campagna nonostante il passo indietro impostosi dall’Esecutivo, ndr) ha ulteriormente intensificato le reazioni negative e rischia di avere un effetto controproducente per i sostenitori della Costituzione». In definitiva, «ci aspettiamo un chiaro rifiuto del progetto di Costituzione nell’Alto Vallese. Ma va detto che, nonostante tutto, la questione è ancora sorprendentemente poco presente nell’agenda pubblica. Nei ristoranti e nei bar non si parla praticamente mai della nuova Costituzione, e solo poche persone partecipano agli eventi informativi». Non è difficile intuire dove Armin Bregy voglia arrivare: «Sorge quindi una domanda: il voto sulla nuova Costituzione cantonale - considerato in modo oggettivo - è davvero un’incisione tanto importante nell’immagine di sé dei vallesani da mettere in gioco la coesione? La Costituzione è l’ordinamento giuridico di base dello Stato. Tuttavia, l’impatto diretto sulla vita dei cittadini rimane modesto. La vita dei vallesani difficilmente cambierà dopo il voto. Dovremmo prendere sul serio la questione costituzionale, d’accordo. Ma non dobbiamo neppure sacrificare a essa l’unità cantonale». E ciò «indipendentemente dall’esito del voto del 3 marzo».