L'anniversario

Ventuno anni fa l'attacco alle Torri Gemelle

Anche se oggi l'attenzione mondiale è tutta sul Regno Unito, ci sono i familiari di 2.977 vittime che aspettano ancora giustizia perché i processi ai mandanti dell'11 settembre sono ancora bloccati
© KEYSTONE (AP Photo/Richard Drew)
Jenny Covelli
11.09.2022 12:54

Sono trascorsi 21 anni dall'attentato alle Torri Gemelle. Era l'11 settembre 2001. Anche se oggi l'attenzione mondiale è tutta sul Regno Unito, ci sono 2.977 vittime da ricordare e per le loro famiglie è come se fosse passato solo un giorno. Le vittime a New York, colpita al cuore con l'attacco al World Trade Center, furono 2.753. Al Pentagono 184, 40 tra i passeggeri del volo 93. Oggi il presidente Joe Biden - che ha scritto su Twitter «a 21 anni di distanza teniamo vivo il ricordo delle vite preziose che ci sono state rubate a Ground Zero, Shanksville e al Pentagono. Jill e io siamo vicini alle famiglie che hanno perso i loro amati e stanno ancora soffrendo. Non dimenticheremo mai» - depositerà una corona di fiori al Pentagono, dove attorno alle 9.37 si schiantò il Boeing 757 dell'American Airlines. La First Lady Jill Biden parteciperà invece alla cerimonia a Shanksville, in Pennsylvania, dove l'aereo sequestrato dai terroristi, il volo 93 della United Airlines, si schiantò fallendo il suo obiettivo ma provocando la morte persone a bordo. Infine la vice presidente Kamala Harris, accompagnata dal marito Doug Emhoff, sarà al memoriale di Ground Zero.

Cosa è successo

11 settembre 2001, ore 8.45,  New York. Il volo AA11, partito da Boston, si schianta contro la Torre Nord del World Trade Center. Si pensa a un incidente, ma solo 17 minuti più tardi, quando anche un secondo aereo, il volo UA175 anch’esso proveniente da Boston, esplode in diretta televisiva contro la seconda delle Torri Gemelle, il mondo capisce che gli Stati Uniti sono sotto attacco. Diciannove terroristi di Al Qaida hanno preso il comando di quattro aerei di linea con l'obiettivo di compiere attentati: due velivoli contro le Torri Gemelle (causandone il successivo crollo), uno sul Pentagono, mentre l'ultimo avrebbe dovuto abbattersi sulla Casa Bianca o sul Congresso, ma precipitò in Pennsylvania grazie all'eroica rivolta dei passeggeri.

Una delle immagini simbolo degli attentati dell'11 settembre è sicuramente la reazione di George W. Bush, presidente degli Stati Uniti da otto mesi. Si trovava nella classe 301 della Emma E. Booker elementary school, a Sarasota, Florida, quando il capo dello staff presidenziale gli si è avvicinato e gli ha sussurrato che anche un secondo aereo aveva colpito le Torri Gemelle. Il presidente ha deciso di rimanere nella classe con i bambini: «Il suo viso cambiò colore - ha raccontato dieci anni dopo l'ex alunna Mariah Williams -. Capimmo che qualcosa di brutto stava succedendo». Di quella tragica giornata rimarranno indelebili anche le immagini delle persone che, ormai intrappolate nelle Torri Gemelle in fiamme, decisero di gettarsi dal grattacielo per sfuggire a una morte forse peggiore.

21 anni ma...

È stato quello il momento in cui tutto è cambiato. La strategia del terrore ha colpito e la paura si è insinuata nella vita di tutti. Il fatto, poi, che alla base vi fossero sedicenti motivazioni religiose ha creato una frattura enorme con il mondo islamico. La tragedia che ha cambiato per sempre la storia dell’Occidente, a 21 anni di distanza, non ha ancora un vero colpevole sul banco degli imputati. Il processo ai terroristi considerati le menti dell’attentato è ancora bloccato.

È vero, nel 2011 il fondatore di Al-Qaida Osama bin Laden, «il principe del Terrore», il nemico numero uno degli USA, è stato eliminato, ucciso nel suo compound nei pressi di Abbottabad, non lontano da Islamabad, in Pakistan, vicino a un'accademia militare. Era il 2 maggio, prime ore del mattino, quando 25 Navy Seals fecero irruzione nel complesso di Abbottabad trasportati a bordo di due elicotteri Black Hawk. Le forze speciali statunitensi si fecero strada penetrando fino ai piani alti. Negli ultimi minuti dello scontro a fuoco, Cin Laden fu ucciso da una ferita da arma da fuoco alla testa. «Non era armato ma ha opposto resistenza», spiegherà il portavoce della Casa Bianca Jay Carney. Con lui moriranno uno dei figli e una donna. Il corpo fu identificato da una delle sue mogli e fu utilizzato il riconoscimento facciale e un test del DNA su un campione che ne confermò l'identità. Lo stesso giorno fu sepolto nel Mare Arabico, entro 24 ore come impone la legge islamica, fuori dal ponte della USS Carl Vinson. Il 6 maggio Al-Qaida confermò la morte di Bin Laden.

Ma oggi, nel frattempo, nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo sono ancora bloccati i processi a Khalid Shaikh Mohammed, che nel 2007 si è dichiarato «responsabile dell’operazione dalla A alla Z», e altri quattro uomini membri dell’organizzazione fondamentalista islamica Al-Qaida. Sono detenuti nel carcere di massima sicurezza sull’isola di Cuba, ma le loro udienze vengono cancellate o continuamente rinviate. L’ultima battuta d’arresto è arrivata il mese scorso, quando sono state cancellate le udienze preliminari previste per l’inizio dell’autunno. A 21 anni di distanza il procedimento non ha ancora visto la luce. 

Mohammed e gli altri

Per le famiglie delle migliaia di vittime un processo potrebbe essere il momento della verità, per dare risposta alle ultime domande rimaste insolute. I continui rinvii, lo ricordiamo significano la mancanza di risposte a domande che hanno 21 anni. In caso di condanna definitiva, il kuwaitiano Mohammed rischia la pena capitale. James Connell, avvocato di Ammar al-Baluchi, altro terrorista coinvolto nell’operazione, ha detto che le parti stanno ancora cercando di raggiungere un accordo preliminare in modo da evitare un processo per arrivare a delle sentenze minori ma ugualmente lunghe. Il legale ha definito lo sforzo di processare Mohammed davanti a un tribunale militare, piuttosto che nel normale sistema giudiziario statunitense, «un tremendo fallimento» che è «offensivo per la nostra costituzione e per il nostro stato di diritto».

Khalid Shaikh Mohammed è stato catturato il 1. marzo 2003. Al termine di una caccia all’uomo internazionale durata oltre un anno e mezzo, fu portato via dagli agenti dei servizi segreti da un nascondiglio a Rawalpindi, in Pakistan. Oltre a lui vennero catturati anche lo yemenita Walid bin Attash, capo dei campi paramilitari di Al-Qaida in Afghanistan (che aveva fornito simulatori di volo e notizie sulle compagnie aeree), lo yemenita Ramzi bin al-Shibh, cellula Al-Qaida di Amburgo (che aveva iscritto i dirottatori nelle scuole di volo americane), il pachistano Ammar al-Baluchi, imputato per aver portato nove terroristi negli Stati Uniti e inviato loro 120 mila dollari americani e il saudita Mustafa al-Hawsawi, il quale provvedeva al reperimento di contanti, carte di credito e abiti occidentali.

Il 10 gennaio 2022, in occasione del ventesimo anniversario della sua apertura, è giunta la denuncia di Amnesty International: «Nella prigione militare di Guantánamo Bay continuano a verificarsi gravi violazioni dei diritti umani ad opera del governo statunitense. 39 uomini di religione musulmana continuano a essere detenuti a tempo indeterminato. Le commissioni militari istituite per processare i detenuti di Guantanamo non hanno garantito agli imputati il diritto a un giusto processo e non hanno fornito giustizia alle vittime e ai sopravvissuti degli attacchi dell'11 settembre 2001». L'organizzazione in difesa dei diritti umani ha quindi sollecitato «il presidente Biden a tenere fede al suo impegno di chiudere Guantánamo una volta per tutte».