Il dibattito

Vietare lo smartphone a scuola, parla Giorgio Fonio: «Il fronte si è allargato»

Verrà ufficialmente lanciata a settembre l’iniziativa popolare promossa dal Centro che chiede di proibire i cellulari in tutti gli ordini: infanzia, elementari e medie – «La proposta ha raccolto il sostegno di quasi tutti i partiti»
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
20.07.2025 18:00

Era stata annunciata ad aprile, in occasione del comitato cantonale del Centro. Ora, l’iniziativa per vietare l’uso degli smartphone nelle scuole dell’obbligo è pronta. Ad annunciarlo oggi, tramite il proprio profilo Instagram, è stato il vicepresidente e consigliere nazionale del Centro, Giorgio Fonio. «Riteniamo che il dibattito sull’uso dei telefonini a scuola debba essere portato su un altro livello: quello popolare», ha dichiarato Fonio al Corriere del Ticino. Secondo il deputato, su questo tema è giunto il momento di dare la parola direttamente ai ticinesi. «Abbiamo l’impressione che la sensibilità e la consapevolezza su questo argomento siano cambiate». In questi mesi, l’iniziativa promossa dal Centro ha infatti raccolto un ampio sostegno trasversale, come spiega Fonio: «Nel comitato di sostegno, che presenteremo ufficialmente a settembre con l’avvio della raccolta firme, sono rappresentati quasi tutti i partiti, insieme alla società civile, ai medici e agli stessi docenti. Questo dimostra che non si tratta di una questione partitica, ma di una preoccupazione condivisa da una larga parte della società».

Contenuti e motivazioni

L’iniziativa denominata «Lo smartphone resta a casa» propone di introdurre il divieto di portare il cellulare a scuola. «Questa misura deve valere per tutti gli ordini della scuola dell’obbligo: scuola dell’infanzia, scuola elementare e scuola media», spiega Fonio.

Secondo il consigliere nazionale, le direttive attualmente in vigore – che si applicano unicamente alle scuole medie e prevedono che «nel perimetro dell’istituto scolastico i dispositivi tecnologici di comunicazione personali siano spenti e non visibili fisicamente» (DECS 2020) – non sono più sufficienti.

«Numerosi studi scientifici hanno dimostrato gli effetti negativi degli smartphone sulla salute di bambini e ragazzi. Siamo convinti che, con questo approccio, si possa migliorare lo stato psico-fisico dei giovani, sempre più spesso alle prese con problemi di concentrazione, irrequietezza e disturbi del sonno».

Ma non solo. I promotori dell’iniziativa intendono anche favorire la socializzazione tra pari e, soprattutto, arginare il fenomeno del cyberbullismo. «Durante le pause, sul mezzogiorno e nel tragitto casa-scuola il cellulare, oggi, è presente; se questo strumento viene impiegato male, può diventare un’arma».

L'accesso alla rete

Alla critica di chi ritiene che le regole attuali siano sufficienti e che, in alcuni casi, i genitori abbiano la necessità di mettersi in contatto con i figli – ad esempio per organizzare il dopo scuola – Fonio replica: «L’iniziativa si concentra esclusivamente sugli smartphone, ovvero quei dispositivi che permettono di connettersi a internet, scattare foto, girare video e pubblicare contenuti online. I semplici telefoni cellulari, privi di accesso alla rete e funzioni multimediali, non sarebbero oggetto del divieto».

Tornando ancora su questa regola, Fonio osserva che «la società, nel suo insieme, ha mostrato di non essere riuscita a gestire in modo adeguato il cambiamento introdotto dall’avvento degli smartphone. Oggi disponiamo di un numero crescente di studi che ne documentano gli effetti negativi, soprattutto su bambini e adolescenti». Secondo il deputato ci troviamo quindi di fronte a un bivio: «Possiamo scegliere se lasciare che le cose continuino così, o se intervenire, con coraggio e senso di responsabilità». Questo non significa rinunciare alla prevenzione o all’educazione a un uso consapevole: «La scuola avrà ancora un ruolo importantissimo». Detto ciò – conclude il deputato – «sono proprio loro, i docenti e i genitori a chiederci di andare avanti».