“Vogliamo ballare tutto l’anno”

BERNA - Che la Svizzera, in particolare quella di lingua tedesca, sia un Paese in cui abbondano oltre mucche, cioccolato, montagne e orologi a cucù anche i divieti è un noto luogo comune. Falso in sé, ma che comunque affonda le sue radici in un barlume di verità, testimoniato una decina di anni fa da alcuni burloni perditempo di Zurigo, che dopo essersi presi la briga di raccogliere ed elencare tutti i divieti vigenti in città si sono ritrovati in mano non un agile libretto, ma un volume che non aveva nulla da invidiare al tomo di un'enciclopedia. Tra quelli curiosi vi era anche il divieto di ballare durante le domeniche e importanti feste religiose come Pasqua o Natale.
Un unicum? No, ché in Svizzera fino a pochi anni fa erano ancora diversi i Cantoni, quasi tutti protestanti e svizzero tedeschi – i cattolici e i latini sul ballo pare siano decisamente più tolleranti – che almeno teoricamente proibivano ai cittadini di danzare in determinati giorni dell'anno («Tanzverbot»). Nel frattempo alcuni, tra cui il già citato Zurigo, hanno eliminato o comunque limitato questo divieto.
Altri Cantoni invece non contemplavano un vero e proprio «Tanzverbot», ma lo introducevano indirettamente, ad esempio limitando, sempre in determinati giorni dell'anno, l'apertura dei locali. È il caso di Argovia, dove il 28 febbraio i cittadini dovranno esprimersi su un'iniziativa lanciata dal Partito pirata, che chiede appunto di modificare l'attuale regolamento di polizia che impone ai locali pubblici la chiusura a mezzanotte e un quarto il Venerdì santo, la domenica di Pasqua, a Pentecoste, il giorno del digiuno federale e a Natale al posto delle canoniche due (o oltre in caso di autorizzazione). Malgrado la materia sembri a prima vista arida, il titolo dell'iniziativa («Weg mit dem Tanzverbot», ossia «Basta col divieto di ballare») non lascia spazio a dubbi: è appunto il libero ballo in libero Stato che gli iniziativisti vogliono, non tanto permettere ai locali di tenere aperto poco meno di due ore in più.
All'alba del XXI secolo e in un'epoca di individualismo e liberalizzazione imperante, la votazione sembrerebbe scontata. Niente di più sbagliato: Argovia sarà anche un cantone a maggioranza cattolica, dunque in materia relativamente tollerante, ma il divieto gode ancora di grande sostegno. Basti pensare che nel 2014, su indicazione del Consiglio di Stato, il Gran Consiglio aveva spazzato via una mozione socialista dello stesso tenore dell'iniziativa.
Lo scontro però non è tra destra e sinistra, né più genericamente tra conservatori (tradizionalisti?) e progressisti, ma è generazionale, tra giovani e anziani. Non per nulla l'iniziativa è stata lanciata dal Partito pirata, i cui membri a immagine del suo presidente Dominic Zschokke non sono certamente attempati, ed è sostenuta da tutte le sezioni giovanili dei partiti tradizionali – quelle di UDC e PPD comprese! – oltre che dagli adulti di Verdi, PS, Verdi liberali, PLR e PBD. Zschokke ritiene che questa «normalizzazione degli orari non urti i sentimenti religiosi di nessuno».