Il reportage

«Vogliamo solo una fetta di pane»

Estorsioni e violenze nelle strade di Rafah, dove il «mercato nero» fa impennare i costi anche dello zucchero – Tra la gente stanca e la polizia assente
© AP Photo/Fatima Shbair
Sami al-Ajrami, ANSA
03.03.2024 08:59

L’autore di questo servizio è uno dei pochi giornalisti rimasti nella Striscia di Gaza, dove ci sono state 110 vittime. Per il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ), dall’inizio della guerra sono stati uccisi 77 tra reporter e fotografi. Ajrami da 12 anni lavora e scrive cronache dalla Striscia per l’agenzia di stampa ANSA.

A Rafah cresce la fame, che trascina con sé violenze, estorsioni, abusi. Nell’estremità meridionale della Striscia di Gaza, dove si sono rifugiati oltre un milione di sfollati palestinesi, si moltiplicano le proteste e le manifestazioni contro chi specula con la borsa nera, vendendo anche gli aiuti umanitari.

Il poliziotto ucciso

All’indomani della morte di un agente della polizia di Hamas, ucciso dal fuoco dei dimostranti, dalle affollate piazze Nujbe e Awda è partito un corteo che ha puntato al vicino mercato della città. «Siamo gli uomini liberi di Rafah », hanno detto persone col volto coperto distribuendo volantini, mentre attorno venivano dati alle fiamme alcuni pneumatici, senza una presenza visibile della polizia. «I prezzi - recitavano i volantini - devono calare subito, prima del Ramadan» che comincerà il 10 marzo. Chi non si adegua - è la minaccia - «rischia di essere picchiato». «Oh, Sinwar. Oh, Haniyeh. Vogliamo una buona fetta di pane», urlava intanto la gente, rilanciando uno slogan che in arabo fa rima.

Zucchero carissimo

«È mai possibile - urlava uno dei passanti - che dobbiamo pagare 80 shekel (20 euro) per un chilo di zucchero? E anche 100 shekel (25 euro) per una confezione di 30 uova arrivate dall’Egitto?», un bene che fino a pochi mesi fa costava cinque shekel. Al mercato sono esposte anche le scatole degli aiuti umanitari internazionali con tanto di timbro impresso: «Non in vendita». Eppure, per vie traverse, sono finite sui banchi del mercato, offerte a prezzi altissimi. «In teoria - dicono gli avventori sarebbe dovere degli ispettori del Ministero dell’economia, accompagnati da agenti di Hamas, di impedire che i prezzi salgano alle stelle ». Ma in loro assenza, il malumore verso Hamas monta.

Non c’è sicurezza

Martedì uno scontro a fuoco tra una famiglia di sfollati e la polizia ha portato alla morte di un agente. «È stata una scena spaventosa», ha raccontato un testimone. «Perché da un lato Hamas ha probabilmente le sue responsabilità, ma dall’altro - ha aggiunto - la violenza che si avverte nelle strade fa forse ancora più paura ». Ci sono stati casi di estorsione, affermano gli abitanti della città, di vere e proprie rapine. «E della polizia nemmeno l’ombra».

Mancano le scorte

Altri testimoni raccontano anche di scene di violenza quando aerei egiziani e giordani hanno lanciato pacchi di aiuti di vario genere verso la tendopoli di Rafah. In parte sono caduti in mare, i pescatori si sono subito lanciati per recuperarli prima che affondassero. «Ma al loro ritorno sulla costa - dicono i testimoni - la folla ha cominciato a lottare per arraffare quanto possibile». La popolazione, allo stremo, segue inoltre con apprensione le crescenti difficoltà che affrontano in questi giorni l’Unrwa (l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi, che versa in gravi condizioni finanziarie) e la Mezzaluna Rossa palestinese. «Abbiamo forti difficoltà logistiche - ha affermato il suo portavoce Mahmud Neirab -. Soprattutto per le scorte di sicurezza ai nostri camion».

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