Wakaliwood, e i film d’azione galvanizzano la bidonville

Siamo soliti pensare che nel cinema i film di maggior successo siano di matrice hollywoodiana. Tuttavia, da decenni, molti Paesi hanno conosciuto la nascita di una produzione cinematografica locale. Con l’arrivo di nuove tecnologie e il calo dei prezzi delle apparecchiature, è stato possibile anche in realtà con pochi mezzi. Se i set più famosi sono Bollywood, in India, o Nollywood, in Nigeria, dal nulla ne sono emersi alcuni di inaspettato successo. È il caso dell’Uganda, Paese dell’Africa orientale, dove è nata una vera e propria «Cinecittà» in mezzo a una bidonville di Kampala: si chiama Wakaliga, ma è stata soprannominata Wakaliwood grazie alla Ramon Film Productions, casa di produzione fondata da Isaac Nabwana, soprannominato il «Tarantino» ugandese (nella foto sotto), e leader nella produzione di film splatter e di commedia d’azione non solo nel proprio Paese. Nabwana, unico regista, con pochissimi mezzi finanziari a disposizione, si è finora avvalso di una manciata di attori amatoriali, riuscendo a crearsi un nome in tutto il mondo.
Wakaliwood ha stravolto la quotidianità di molti ugandesi attraverso un dilemma divenuto esistenziale: «Chi ha ucciso il capitano Alex?». Un vero dilemma, nato proprio dal titolo del primo film d’azione del Paese («Who killed captain Alex», originale) pubblicato nel 2010 e prodotto con un budget di più o meno 200 dollari ma che nemmeno il regista stesso sa come finire. «Nessuno sa chi l’ha ucciso alla fine. Non ne sono sicuro nemmeno io. Tuttavia, seguendo con attenzione il film, si possono trovare degli indizi» dice ridendo di gusto Isaac Nabwana, soprannominato anche IGG. Il film ha fatto talmente scalpore per i suoi effetti speciali che è diventato virale (1 milione di visualizzazioni su Youtube solamente dopo il rilascio del trailer) ed è stato mostrato anche in un festival del cinema negli Stati Uniti. «Ho pubblicato prima il trailer per cercare i fondi necessari a produrre il film» continua Isaac.

Primo film d’azione non significa però primo film in assoluto. Dal 2005, anno della sua fondazione, la Ramon Films Production produce film in continuazione. Le storie sono tante, diverse ma sempre legate da un comune denominatore: dagli zombie affetti da Ebola che uccidono umani alla stregoneria, alle classiche commedie d’azione, con scene di lotta alla Bruce Lee e sparatorie all’ultimo sangue ispirate ai western hollywoodiani. «Il tutto è nato dal Kung Fu. Ho cominciato a filmare le lezioni di mio fratello, istruttore dell’arte cinese. È una componente essenziale dei nostri film» afferma Isaac. Un genere scelto anche perché amato dagli ugandesi: «Non abbiamo mai conosciuto film d’amore qui in Uganda. Il primo è stato Titanic, nel 2001. Arrivavano solamente i film d’azione di Bruce Lee, Clint Eastwood, Bud Spencer e il mio preferito, Chuck Norris. Abbiamo cercato di imitare film nigeriani e americani, specializzandoci in questo filone».

Parliamo di una Cinecittà ugandese, ma non bisogna immaginare degli studi professionali. È l’aspetto geniale e allo stesso tempo triste della vicenda: Wakaliwood è Wakaliga, situata nelle sue vie e nelle sue baracche. Non appena si entra nel quartiere da una stradina sterrata e affiancata da una fogna a cielo aperto, si nota un cartello con scritto «Ramon Film Productions». Più ci si addentra, più ci si imbatte nei set dei film. Nelle stradine, nei suoi prati dove la gente stende i panni. Uno squallido quartiere, dove l a sudicia acqua di un fiumiciattolo è usata dagli abitanti per lavare i vestiti e dove l’odore di marcio imperversa. Luogo perfetto per impostare la scena di uno dei film che hanno fatto di IGG un vero e proprio pioniere.
L’arte di arrangiarsi
Di fronte a casa sua, separato da un rigagnolo e ricoperto dai panni stesi del vicinato, è posto un modello di elicottero fatto con pezzi di ferraglia in dimensioni originali. «L’ha costruito un amico e lo facciamo muovere con gli effetti speciali, che ho dovuto imparare a riprodurre. A volte lo solleviamo con una gru se dobbiamo girare determinate scene». Ma è in casa sua che la maggior parte di Wakaliwood prende forma. La sala di montaggio, fino a poco tempo fa situata nella camera da letto sua e della moglie Harriet, oggi è una stanzetta piena di fango vicino alla cucina, zeppa di computer impolverati. Passando per il cortile terroso, colmo di macchine senza ruote e casette di paglia tradizionali, si entra nel vero set, dove viene girata la maggior parte delle scene.

Sono gli effetti speciali a fare la differenza. Infine, in un ripostiglio è ammassato tutto il materiale creato a mano per mancanza di fondi: un mitragliatore costruito con pezzi di ferro perché «la polizia non ha voluto prestarcene uno vero» commenta con il solito ghigno Isaac, e un treppiede per stabilizzare la videocamera fatto con un cric per cambiare le gomme dell’auto unito a tre paletti di ferro. Due oggetti che danno l’idea dell’arte di arrangiarsi anche senza avere niente. Sparsi ovunque poi, armi, cavi elettrici e vestiti. Insomma, un ripostiglio di materiale fatto in casa per la produzione. Se si preferisce, una vera e propria galleria d’arte pop.
«Era il mio sogno fare del cinema. Oggi ci sto riuscendo, anche se i problemi sono molti» (vedi intervista a fianco), commenta Isaac. Wakaliwood, infatti, è grande di nome, ma ha pochi mezzi per sopravvivere. I suoi attori sono improvvisati.

Giovani talenti «guidati dalla passione e non dai soldi» come li descrive il fondatore. Eppure vere e proprie star per il pubblico ugandese (vedi articolo in basso) anche se, per recitare, devono pagare una tassa d’iscrizione. Al montaggio c’è solo un ragazzo, Bashir, che dice di «aver cominciato come attore ma poi, visto che Isaac aveva notato il mio interesse per la parte di editing, mi ha portato in sala di montaggio. Crede nei talenti e li vede subito». Dopo il grande successo nel 2010 di «Who Killed captain Alex?» e «Bad Black» (vedi la locandina sopra), nel 2016, Isaac si prepara a lanciare sul mercato altri successi, pubblicando uno splatter di nome «Tebaasatusula Ebola», un film che doveva uscire anni fa ma è andato perso per via dei continui blackout nel quartiere. L’uscita più attesa è «Capitano», la prima serie TV d’azione: «Ho gente che continua a chiedermi quando uscirà. Spero di pubblicarla a breve». Wakaliwood, insomma, è la dimostrazione che anche senza mezzi si possono fare grandi cose.