Washington e Pechino siano «partner e non avversari»

L'esercito degli Stati Uniti punta a schierare nella regione dell'Asia-Pacifico, entro la fine di quest'anno, un nuovo lanciamissili a medio raggio che potrebbe fungere da deterrente contro la Cina. Lo ha dichiarato il generale Charles Flynn, comandante delle forze armate americane nel Pacifico in un'intervista all'Asahi Shimbun e ad altri media presso l'ambasciata statunitense a Tokyo.
«Non discuterò quale sistema e non dirò dove e quando. Posso solo affermare che ci sarà un sistema di precisione a lungo raggio dislocato nell'area in cui ci troviamo», ha detto.
Se il comando militare USA decidesse di dispiegare un missile a medio raggio terra-aria, spiega l'Asahi Shimbun, sarebbe il primo da quando Washington e Mosca hanno firmato il Trattato Inf (Intermediate Range Nuclear Forces) nel 1987. Sebbene Flynn non abbia rivelato il nome del sistema di lancio, secondo i media nipponici si tratta del Typhon, sviluppato dalla Raytheon Technologies. Typhon è in grado di lanciare missili da crociera Tomahawk con una gittata di oltre 1.600 chilometri, assieme al nuovo missile intercettore SM-6, capace di intercettare missili balistici in arrivo nelle fasi terminali del volo e colpire unità navali a una distanza di circa 300 chilometri.
Sebbene il Paese del Sol Levante sia tra i potenziali siti candidati, il sistema sarà probabilmente collocato nell'isola di Guam e temporaneamente trasferito in Giappone per scopi di addestramento, ha detto una fonte governativa statunitense al giornale, che ricorda come il trattato Inf proibiva a Stati Uniti e Russia di possedere missili balistici e da crociera a medio raggio in superficie con una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri. Dopo la scadenza del trattato nel 2019, l'esercito Usa ha sviluppato nuovi missili a medio raggio e un funzionario del ministero della Difesa ha dichiarato che un nuovo sistema di lancio missilistico statunitense situato nella regione dell'Asia-Pacifico colmerebbe di fatto il divario con le capacità missilistiche della Cina, «rafforzando la deterrenza». Una mossa, tuttavia, conclude il giornale progressista, che potrebbe innescare una corsa agli armamenti per lo sviluppo e il dispiegamento di nuovi missili.
Washington e Pechino siano «partner e non avversari»
Il premier cinese Li Qiang ha espresso l'auspicio che Washington e Pechino possano «essere partner e non avversari», parlando nelle fasi introduttive dell'incontro bilaterale avuto a Pechino con il segretario al Tesoro americano Janet Yellen. Rilevando che gli utenti internet cinesi hanno seguito da vicino la visita dell'ex presidente della Federal Reserve sin dal suo arrivo giovedì notte a Guangzhou, il capoluogo del Guangdong, Li ha aggiunto di ritenere che ciò sia una dimostrazione di «aspettativa e speranza che le relazioni Cina-Stati Uniti continuino a migliorare».
Anche se c'è ancora molto da fare, «credo che, nell'ultimo anno, abbiamo posto le nostre relazioni bilaterali su basi più stabili. Ciò non significa ignorare le nostre differenze o evitare conversazioni difficili». È quanto ha detto il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen incontrando a Pechino il premier cinese Li Qiang. «Ha significato comprendere che possiamo fare progressi solo se comunichiamo in modo diretto e aperto gli uni con gli altri: essendo le due maggiori economie al mondo, abbiamo il dovere di gestire in modo responsabile le nostre complesse relazioni, di cooperare e mostrare leadership sulle pressanti sfide globali».
L'incontro tenuto oggi a Pechino tra il segretario al Tesoro Janet Yellen e il premier Li Qiang «è stato franco e produttivo», basandosi «sui progressi compiuti» dai presidenti Joe Biden e Xi Jinping nel summit avuto lo scorso novembre a San Francisco. Lo si legge in una nota del Dipartimento del Tesoro, secondo cui Yellen ha espresso «il suo punto di vista sull'obiettivo condiviso di una sana relazione economica che offra condizioni di parità per i lavoratori e le imprese sia negli Stati Uniti sia in Cina». L'ex presidente della Fed, inoltre, ha sollevato «questioni preoccupanti, tra cui la sovraccapacità industriale cinese e l'impatto che potrebbe avere sui lavoratori e sulle imprese americane», sottolineando «l'importanza di lavorare insieme sulle sfide globali, compresa l'emergenza del debito nelle economie a basso reddito ed emergenti».