Yoon ancora in carcere malgrado l'annullamento del provvedimento restrittivo

Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, sotto impeachment, è ancora detenuto malgrado la Corte distrettuale centrale di Seul abbia annullato il provvedimento restrittivo.
I suoi avvocati, in una nota rilanciata dalla Yonhap, hanno espresso soddisfazione per la decisione della corte che, a loro dire, «conferma l'esistenza dello stato di diritto nel paese», e hanno sollecitato la procura a dare «piena attuazione» alla decisione. «La palla è ora nel loro campo», hanno aggiunto.
Il problema è che la procura potrebbe presentare appello in base alla diversa interpretazione del calcolo di scadenza dei termini per le incriminazioni formali. «L'imputato sarà rilasciato solo se il pubblico ministero rinuncia al diritto di appello o non presenta ricorso entro il periodo prescritto», ha affermato Seok Dong-hyeon, uno dei legali di Yoon.
La procura ha sostenuto che l'incriminazione di Yoon era avvenuta nel rispetto del codice di procedura penale, nei termini di legge in base al conteggio in giorni, non in minuti e ore, come sostenuto dal team di legali di Yoon.
«È ragionevole concludere che l'accusa sia stata presentata dopo la scadenza del periodo di detenzione dell'imputato. Per garantire la chiarezza procedurale ed eliminare qualsiasi dubbio sulla legalità del processo investigativo, sarebbe opportuno emettere una decisione di annullamento della detenzione», ha scritto la corte nella sua decisione, accogliendo le tesi della difesa.
Il presidente saprà a breve l'esito della procedura di impeachment presso la Corte costituzionale per la dichiarazione di legge marziale del 3 dicembre scorso, che determinerà la sua rimozione definitiva dall'incarico presidenziale o il suo reintegro nel pieno delle sue funzioni. Le udienze si sono concluse la scorsa settimana, con gli otto giudici della corte pronti a riunirsi a porte chiuse per decidere il destino di Yoon.
Un verdetto è previsto per metà marzo e la Corea del Sud dovrà tenere nuove elezioni presidenziali entro 60 giorni in caso di rimozione definitiva di Yoon, i cui avvocati hanno qualificato la legge marziale come uno strumento amministrativo per allertare il paese «sui pericoli della dittatura legislativa» da parte dell'opposizione. Pur al potere, il People Power Party del presidente non ha il controllo del parlamento.