«Zurigo e Lugano? Stiamo benone a Bellinzona»

Qual è il punto d’incontro tra Zurigo e Lugano? Semplice, è Giubiasco. Almeno nella di vita di Francesco Barletta, uno dei tanti luganesi che ha deciso di stabilirsi con la propria famiglia a Bellinzona. Un fenomeno, quello dello spostamento demografico dalle rive del Ceresio all’ombra dei castelli, di cui vi avevamo riferito quando la Città aveva reso note le cifre relative alla popolazione nel 2024. Nell’ultimo anno, quasi un luganese al giorno è giunto a Bellinzona, segnando il 31, 4% nel totale degli arrivi dalle altre destinazioni cantonali. La fetta più grande. Diverse anche - va detto - le persone che hanno deciso di fare il percorso inverso e di lasciare la capitale per approdare a Lugano.
Distanze ridotte
Ma torniamo a noi e alla nostra storia. Quella di un professionista di 39 anni che si è trovato ‘in bilico’ tra due grandi città e che ha scelto la tranquillità del quartiere bellinzonese. Gli abbiamo chiesto il perché di questa decisione. «Sono nato e cresciuto a Lugano e vi ho trascorso ben 29 anni della mia vita». Poi è arrivata Zurigo, un luogo in cui Barletta ha trascorso 10 anni e dove tuttora lavora. Grazie alla possibilità dello smartworking le distanze si sono accorciate: «Posso lavorare tranquillamente da casa a Giubiasco e recarmi fisicamente a Zurigo solo un paio di giorni a settimana, con il treno - quasi diretto - ci metto poco più di un’ora e mezza». Il resto del tempo Francesco Barletta lo trascorre con la famiglia: due figli piccoli, la moglie e lui.
Cambiano le esigenze
La scelta di trasferirsi nel Bellinzonese, infatti, è stata principalmente dettata dalle esigenze della vita con due bambini. E non solo per via degli affitti più bassi. «Cercavamo innanzitutto un ambiente tranquillo, un luogo che fosse a misura d’uomo ma, soprattutto, a misura di famiglia. E qui lo abbiamo trovato». E poi c’è la questione geografica: «Siamo esattamente al centro del Ticino e possiamo raggiungere in un attimo qualsiasi posto». Ma non solo. Anche la stretta vicinanza con la natura ha giocato la sua parte, spiega Barletta. «Devo dire che ci piaceva già molto il Sopraceneri anche quando non ci abitavamo ancora, venivamo spesso a visitarlo. Apprezziamo il fatto di avere la natura a due passi da casa e un ritmo di vita più tranquillo».
Due chiacchiere
«Naturalmente - sottolinea il nostro interlocutore - mi piaceva anche la vita che facevo a Lugano e a Zurigo, ma era più frenetica e me la godevo maggiormente quando ero da solo. Adesso le esigenze sono cambiate». In ogni caso, anche sul fronte della vita sociale, il 39.enne è contento. «A dispetto del luogo comune che a Bellinzona non c’è mai nulla da fare, abbiamo scoperto invece moltissimi eventi e momenti in cui poter socializzare con le persone. Ogni volta che usciamo di casa, ad esempio, incontriamo qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Possiamo dire di aver trovato molto contatto umano».
All’asilo a piedi
E, proprio pensando alle esigenze di due figli piccoli, Barletta è soddisfatto anche per quanto riguarda i servizi scolastici offerti dalla capitale. «Ho avuto degli ottimi riscontri per le necessità di entrambi i bambini, trovando anche un programma ben strutturato dal punto di vista delle giornate scolastiche, un personale sempre gentile e disponibile e una comunicazione chiara». Inoltre, aggiunge, «trovo molto comodo poterli accompagnare all’asilo e a scuola a piedi, senza dover per forza prendere la macchina e rimanere magari bloccato nel traffico». Una piccola nota dolente sollevata dal nostro interlocutore, sulla quale secondo lui si potrebbe migliorare, riguarda la capillarità dei trasporti pubblici e, soprattutto, i tempi di attesa «troppo lunghi» tra una corsa e l’altra. «Sono diversi rispetto a quelli che sono abituato a trovare Oltralpe».