Abbiamo bisogno di qualcuno da odiare?

Dopo l’11 settembre 2001, quello che è soprattutto cambiato è stato il nostro atteggiamento e la nostra percezione nei confronti delle persone di cultura o religione musulmana. Che abbiamo cominciato a guardare, anche senza nessun motivo oggettivo, con altri occhi, ad allontanare con diffidenza fino al punto di discriminarle o di accusarle di essere la causa di ogni male. Facendo di tutte le erbe un fascio e dimostrando una abissale ignoranza nostra nei confronti di quel mondo. Una certa stampa ha poi cavalcato l'onda dell'anti-islamismo e la destra populista, dall'Ungheria all'Italia passando dalla Francia e dal Ticino, ne ha poi fatto un cavallo di battaglia per assicurarsi voti e simpatie. E mentre questo succedeva le comunità musulmane in Svizzera, pur condannando e distanziandosi dal terrorismo e dalle violenze di matrice islamista, preferivano non profilarsi troppo per evitare di attirare ulteriormente l'attenzione su di loro. La diffidenza, la paura, l'astio e l'ignoranza nei confronti dell'Islam non sono certamente nati con l'11 settembre. Erano già ben presenti da tempo. Ma quell'evento epocale li ha ulteriormente diffusi e ha esacerbato e diviso la società, generando e sdoganando pure ulteriore razzismo e discriminazioni.
Francesco Mismirigo, Locarno
La risposta
Caro Francesco Mismirigo, è un’analisi del tutto condivisibile. Nella guerra tra «noi» e «loro» sta vincendo l’ignoranza e l’incapacità di cogliere le sfumature della storia. Ma è lì che bisogna guardare se vogliamo salvarci. Fra qualche decennio, verremo ricordati come la generazione che ha vissuto sia il crollo del muro di Berlino nell’89 che l’11 settembre (senza anno: tutti lo conoscono). Cioè il passaggio da un mondo aperto e pieno di speranze (quello della fine della Guerra fredda e della possibile riconciliazione tra l’Ovest capitalista e l’Est post-comunista) a un mondo che è tornato a chiudersi su se stesso , dove invece di una nuova era di prosperità e di pace mondiale si è aperto un altro fronte di guerra e di veleni tra Occidente e Mondo islamico. Nessuno nega la differenza e, in certi aspetti specifici, l’inconciliabilità tra la nostra e la loro cultura, ma in questi anni si è visto chiaramente che c’è chi ha cercato di trovare una via di dialogo e di incontro (per esempio il Papa) per trovare un terreno d’intesa, ricucire gli strappi e disinnescare il pericolo della violenza, e chi ha fatto di tutto per acuire la conflittualità, giocando su pregiudizi monolitici e creando ghetti. A volte penso che l’umanità non sia capace di trasformare i sogni in realtà e di vivere in armonia: avevamo appena buttato giù un muro e ne abbiamo subito eretto un altro. Per ora c’è poco da crederci, ma spero che arrivi anche il momento in cui Occidente e Islam si stringano la mano e passino a una fase successiva della storia. Ma già vedo il prossimo muro con la Cina. Si direbbe che abbiamo sempre bisogno di qualcuno da odiare. Dividendo il mondo in buoni e cattivi, in bianchi e neri o gialli, dimentichiamo che la pace si costruisce tra le sfumature.