In corner

Arrivederci, prima del 2033

La cavalcata continentale del Basilea, arrivato ad un passo dallo scrivere la storia del calcio elvetico, deve fungere da stimolo per gli altri club svizzeri
© KEYSTONE / GEORGIOS KEFALAS
Nicola Martinetti
20.05.2023 06:00

Quasi un anno fa, trovandoci a Praga al seguito della Nazionale svizzera, il pensiero ci aveva sfiorato. Ovviamente, sotto forma di scherzo. Il match contro la Cechia si era infatti tenuto all’allora Sinobo Stadium, nel frattempo divenuto Fortuna Arena. Lo stesso designato per ospitare la finale che il 7 giugno determinerà il vincitore della Conference League, competizione per la quale all’epoca il Lugano - fresco vincitore della Coppa Svizzera - si era appena qualificato. «L’albergo non è male, ci conviene riservare una stanza per l’anno prossimo. Non si sa mai, magari accade il miracolo». Già.

Alla fine il miracolo è quasi accaduto per davvero. Ad accarezzarlo, ovviamente, non è stato il club bianconero, naufragato già in estate a due passi dal mare israeliano. Bensì il Basilea. Andato vicino, anzi vicinissimo, a scrivere la storia. Spaventando una Fiorentina a conti fatti non poi così temibile. Ed in fondo il grande rammarico, per i renani e per tutto il movimento elvetico, è proprio questo. Quella fastidiosa sensazione di clamorosa occasione mancata. Unica, forse irripetibile. Eppure la stessa storia citata poc’anzi, ci insegna che esattamente un decennio fa proprio i rossoblù erano giunti al medesimo stadio di un torneo continentale, per giunta ancora più prestigioso. E anche all’epoca, dopo l’uscita di scena a un passo dalla finale, i timori sollevati erano gli stessi di oggi. Certo, il futuro rimane imprevedibile. Lo stesso «FCB», per dire, non ha ancora la certezza di tornare in Europa fra pochi mesi. Il rischio che l’attuale rosa venga smantellata è reale.

Tuttavia, una volta di più il Basilea ha ricordato agli altri club elvetici che sognare è lecito. Ancor di più dopo l’avvento della già citata Conference League, torneo che strizza l’occhio alle realtà meno prominenti. L’eredità dei renani, più che da monito, dovrà allora fungere da stimolo. Per tornare presto a vivere altre magiche notti europee, non per forza al St. Jakob-Park. E per evitare di darsi tutti appuntamento al 2033.