La posta di carlo silini

Borradori e l’arte sopraffina del ping pong

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Marco Borradori nella sfida pongistica con Antonio Beffa, nel 2016. © RSI.ch
Carlo Silini
30.08.2021 06:00

Un grande ci ha lasciato. Ho fortemente impresso nella mia mente uno spezzone di filmato, dove un giovane disabile in sedia a rotelle sfida il campione in una partita a ping pong. L’antagonista pure lui, alla pari scende in campo in sedia a rotelle. Nel mio intimo ho percepito questo gesto come segno di rispetto con i meno dotati e meno fortunati. Questo era Marco! Un grande.

Alessandro Bianchi, Meride

La risposta

Caro Alessandro Bianchi, grazie a un caro amico che praticava lo stesso sport e l’ha visto in azione molti anni fa so che, in Ticino, Marco Borradori era considerato uno dei migliori pongisti in circolazione. Il filmato targato RSI è del 2016 e mostra Borradori che sfida Antonio Beffa nell’ambito della rubrica Abile/Disabile, uscendone sconfitto. «Mettersi per un breve momento nei panni di una persona disabile cambia tutta la prospettiva», commentava alla fine.

Si è molto insistito, anche in ragione della modalità della sua scomparsa, sulle doti di corridore del sindaco di Lugano. Qualcuno ne ha dato una lettura simbolica, sottolineando la disciplina, la fatica, la costanza e la tenacia necessarie per praticare sia la corsa che la politica. Ma anche il ping pong si presta a interpretazioni calzanti col personaggio. Perché il tennis tavolo è per antonomasia l’arte del botta e risposta. E anche se, per caso, sulla schiacciata dell’avversario ti arriva addosso la pallina non finisci certo all’ospedale. Come dire che Borradori era un maestro della replica efficace ma (quasi) sempre soft. Fine della metafora.

Per quanto riguarda invece il gesto menzionato, non so cosa ne pensino quanti si occupano di disabili perché ascoltandoli ho intuito che a volte, credendo di comportarsi in modo corretto, i cosiddetti «normodotati» senza volerlo mettono a disagio chi non lo è.

Nel caso specifico, tuttavia, credo che l’attenzione di Borradori nei confronti dello «sfidante» fosse genuinamente delicata e psicologicamente appropriata. E ancora una volta potremmo darne una lettura che va al di là del rapporto abili/disabili: per avere uno scambio paritario bisogna sempre mettersi allo stesso livello del proprio interlocutore. Non c’è dubbio che questa caratteristica facesse parte del DNA non solo politico, ma anche caratteriale del compianto sindaco. Non era così solo con chi era in sedia a rotelle, era così con tutti. Ci avete fatto caso? Moltissimi ticinesi sono dispiaciutissimi per la prematura scomparsa di Marco Borradori pur ammettendo di non conoscerlo personalmente e/o di appartenere ad altri partiti. A tutti, però, è capitato di incontrarlo in piazza, per strada o al bar e di percepirlo come «uno di loro», per i modi semplici, diretti e affabili che esibiva. È un discorso che non c’entra con la politica «partitica», anzi rappresenta l’esatto contrario. Con Borradori era difficile sentirsi l’estraneo o il nemico che sta «dall’altra parte» della barricata. Sul piano umano, le partite con lui erano paritarie.

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