L'opinione

Che senso ha prolungare a tutti i costi questa guerra?

Ci troviamo non solo con un’Ucraina devastata e distrutta – che si mantiene in vita solo grazie agli aiuti finanziari occidentali – ma con un’Europa che sta subendo dei contraccolpi sempre più pesanti, come l’impressionante declino della Germania sta mostrando
Red. Online
29.01.2024 14:21

Nella rubrica «Opinioni» del CdT del 16.01.2024 l’economista Martino Rossi replica all’articolo dell’avvocato Stelio Pesciallo dell'11 gennaio giudicando in partenza il suo contenuto come espressione della propaganda del Cremlino. Ritengo che a Pesciallo vada riconosciuto il merito d’aver proposto all’attenzione dell’opinione pubblica dei fatti e delle considerazioni inusuali, che mi sembrano interessanti per avere una visione un po’ articolata del contesto estremamente complesso nel quale si sta svolgendo il conflitto in Ucraina.

Quando il 24 febbraio 2022 il presidente Putin ha preso la decisione molto grave d’invadere l’Ucraina, la narrativa dominante alle nostre latitudini – affermata con un’intolleranza sorprendente – è stata che si trattava di un’aggressione «non provocata», dovuta alle mire imperialistiche d’un nostalgico dell’Unione sovietica, alla quale non si poteva che rispondere con una guerra a tutto campo, aiutando un povero Paese aggredito a difendersi contro un aggressore spietato. In gioco c’era non solo il legittimo diritto d’una nazione a difendersi, ma la difesa dei valori democratici e addirittura la preservazione della nostra stessa esistenza come paesi liberi. Infatti, si diceva, se la Russia non fosse stata respinta entro suoi confini, dopo essersi mangiata l’Ucraina avrebbe sicuramente invaso altri Paesi europei. Improvvisamente la Russia era diventata un nemico estremamente minaccioso che andava non solo fermato a tutti i costi, ma preferibilmente distrutto. Anche in questo caso, la guerra ad oltranza alla Russia è stata giustificata come una lotta di civiltà a difesa della democrazia contro la barbarie d’un regime autoritario.

Come cittadino svizzero mi dissocio dalla propaganda manichea nella quale siamo immersi, dove da una parte ci sono i buoni – che siamo sempre e solo noi – e dall’altra ci sono i cattivi, che sono tutti coloro che non la pensano come noi e che non accettano le nostre posizioni (e spesso imposizioni) politiche o ideologiche. Nei secoli la Svizzera ha potuto prosperare perché ha saputo mantenere la pace al suo interno e buoni rapporti con gli altri Paesi, facendo del compromesso e del pragmatismo le sue principali virtù politiche. Ora, l’arte del compromesso non è solo una virtù svizzera, ma ritengo sia una qualità che ogni Paese democratico dovrebbe esercitare. Nelle democrazie, infatti, i problemi vanno risolti discutendo nei parlamenti e trovando accordi nei limiti consentiti dalle leggi, non facendo la guerra per imporre all’altro il proprio punto di vista. Difendere o promuovere la democrazia con la forza della guerra o la coercizione delle sanzioni economiche trovo che sia profondamente antidemocratico. Purtroppo nell’ambito delle relazioni internazionali i valori democratici e i diritti umani sono stati troppo spesso utilizzati dai democratici Paesi occidentali in modo propagandistico, per legittimare azioni che rispondevano unicamente a motivazioni geopolitiche e a interessi economici, attuando nel mondo sin dal XIX secolo politiche di sfruttamento coloniali e neo-coloniali. Oltretutto l’Europa non è più un interlocutore credibile e affidabile agli occhi della Russia per delle trattative, dopo che l’ex-presidente francese François Hollande, l’ex-cancelliera tedesca Angela Merkel e l’ex-presidente ucraino Poroshenko hanno dichiarato che non hanno mai avuto l’intenzione d’implementare gli accordi di Minsk, con i quali si era cercato nel 2014-15 di porre fine alla guerra civile in Donbass: dal loro punto di vista, la finalità di quegli accordi era unicamente conquistare tempo per armare l’Ucraina in vista della guerra con la Russia.

Come cittadini svizzeri e europei facciamo certamente parte del blocco occidentale ma ritengo che questi due anni di guerra in Ucraina abbiano mostrato quanto gli interessi degli USA e dell’Europa siano profondamente divergenti. Ora ci troviamo non solo con un’Ucraina devastata e distrutta – che si mantiene in vita solo grazie agli aiuti finanziari occidentali – ma con un’Europa che sta subendo dei contraccolpi sempre più pesanti, come l’impressionante declino della Germania sta mostrando. Alcuni analisti hanno affermato che questa guerra sarebbe un attacco degli USA contro l’Europa, che nella paranoica difesa della loro egemonia mondiale hanno avuto bisogno di vampirizzare l’economia europea per rallentare il loro declino. Se per gli americani quella in Ucraina è solo una delle tante guerre che negli ultimi decenni hanno condotto a migliaia di chilometri di distanza dal loro Paese per preservare interessi geopolitici, per noi europei si tratta invece di una guerra che definirei «civile», siccome mi risulta che i confini ad Est del nostro continente siano ancora gli Urali. L’aver fatto della Russia il nostro nemico per eccellenza è stato un gravissimo errore della classe politica europea: questo non farà che accrescere la nostra insicurezza, a detrimento dell’intero continente.

Riferendo della recente visita del presidente Volodymyr Zelensky a Davos, il CdT del 17.01.2024 ha intitolato in prima pagina «Aiutateci a battere Putin», pubblicando la foto di Zelensky che stringe la mano al segretario generale della NATO Jens Stoltenberg. A Davos si è parlato molto di pace, ma mi chiedo quale pace si stia cercando di costruire visto che nessuno ha intenzione d’intraprendere delle mediazioni diplomatiche con la Russia. Zelensky ha addirittura proibito per legge ogni possibilità di trattava con Putin. Ora, l’evidente fallimento della controffensiva ucraina ha reso ormai palese che il divario di potenza tra Russia e Ucraina è insormontabile. Per questo mi chiedo: che senso ha che i Paesi europei continuino ad alimentare questa guerra, che non farà altro che procurare ulteriori distruzioni e morti e probabilmente altre perdite territoriali da parte dell’Ucraina? Perché l’Occidente si ostina a non volere nessuna mediazione diplomatica con la Russia? In realtà, grazie alla mediazione diplomatica della Turchia (sic!), c’erano state delle trattative tra Russia e Ucraina nei mesi di marzo e aprile del 2022 che avevano portato a un accordo accettabile per entrambe le parti. L’accordo prevedeva la neutralità dell’Ucraina, il riconoscimento della Crimea e nessuna cessione territoriale in Donbass. Dunque, non solo l’operazione militare speciale della Russia avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse dato a Putin le garanzie formali richieste sulla non adesione dell’Ucraina al Patto atlantico – come ammesso dallo stesso Stoltenberg durante l’incontro con membri del Parlamento europeo avvenuto il 7 settembre 2023 – ma questo conflitto avrebbe potuto esser concluso poco dopo il suo inizio se gli accordi d’Istanbul non fossero stati sabotati immediatamente dall’allora primo ministro inglese Boris Johnson, che convinse Zelesky a continuare la guerra promettendogli tutto il sostegno dell’Occidente in vista della vittoria contro la Russia. Da quel momento il conflitto russo-ucraino si è trasformato nella guerra della NATO contro la Russia, con le rovinose conseguenze che ora sono sotto gli occhi di tutti.

Mi chiedo ancora: come mai le democrazie occidentali hanno in questi anni assunto una posizione sempre più autoritaria e bellicista nella politica internazionale? Sarà mai possibile avere tra noi un dibattito sulla politica internazionale, nel quale chi critica le decisioni dei nostri governanti non venga subito etichettato come un putiniano o un complottista? Personalmente ritengo molto preoccupante che tutti i Paesi europei stiano cercando di aumentare le spese militari nei loro bilanci pubblici e che non facciano nulla per promuovere politiche di distensione capaci d’affrontare gli enormi problemi che con le guerre non si possono risolvere. Quando scoppiano dei conflitti si è sempre almeno in due: di solito entrambi i contendenti hanno responsabilità e colpe. Come occidentali saremo mai in grado di riconoscere anche i nostri errori e le nostre colpe?

Roberto Roffi, psicanalista