Aladino e la lampada meravigliosa

«Il genio sta uscendo dalla bottiglia». Il riferimento alla storia di Aladino e la lampada meravigliosa non poteva essere più azzeccato. Brad Smith, presidente di Microsoft, ha esortato i governi a regolamentare la tecnologia per il riconoscimento facciale: «Se non agiamo subito rischiamo di svegliarci fra qualche anno e scoprire che i sistemi di riconoscimento facciale sono diffusi al punto da sconvolgere l’ordine sociale. Sarà troppo tardi, non riusciremo a rimettere il genio nella bottiglia». Brad Smith sa certamente di cosa parla, Microsoft è – assieme a Amazon, Google, Facebook e molti altri – una delle aziende che offrono programmi di intelligenza artificiale per il riconoscimento facciale. Gli algoritmi che permettono la «facial recognition» stanno avanzando a passi da gigante. Sistemi che imparano da soli a riconoscere il volto di una persona confrontandolo con milioni e milioni di immagini a disposizione online o in un database. Uno strumento utile – anche se ancora perfettibile – per identificare criminali, controllare le dogane e il traffico dei passeggeri negli aeroporti. La polizia in India ha ritrovato in pochi giorni tremila bambini scoparsi da casa. La Banca nazionale australiana ha messo in funzione alcuni bancomat che riconoscono il viso del cliente. Altri usi lasciano più perplessi: nei campi estivi americani i genitori possono ricevere giornalmente foto in cui appaiono i loro figli, anche se sono state scattate a caso, i bambini sono identificati e riconosciuti da un algoritmo (per genitori con problemi di controllo, il sistema si chiama «Waldo»). In Cina il riconoscimento facciale viene usato con un entusiasmo da lasciare sbigottiti. Sembra che nessuno si lamenti se una telecamera riconosce e controlla i movimenti di ogni studente nell’aula scolastica – sventurato chi guarda fuori dalla finestra o non si presenta a lezione. Oppure identifica nome e cognome di un pedone che osa attraversare prima che il semaforo sia verde. Al contrario, sarebbe apprezzato il fatto di essere immediatamente identificati all’entrata di un supermercato e indirizzati verso i prodotti che presumibilmente interessano. Poi prima di uscire una camera 3D fa uno scan del viso per verificarne l’identità. Il pagamento avviene direttamente, senza carte di credito, senza smartphone: si chiama «Smile to Pay». Ma a pensarci non c’è molto da ridere. Le potenzialità e i rischi di abuso sono enormi. Brad Smith li ha elencati nel suo appello ai governi affinché agiscano. Primo fra tutti l’uso diffuso dei sistemi di riconoscimento facciale costituisce di per se una enorme intrusione nella privacy delle persone, al punto da cambiarne il comportamento ma anche il modo di pensare. In secondo luogo questa tecnologia è ancora lontana dall’essere affidabile, il margine di errore può comportare gravi problemi per il cittadino intrappolato dal riconoscimento facciale. E terzo, l’uso del riconoscimento facciale da parte di un governo per sorvegliare i cittadini sconvolge le libertà democratiche. La prossima frontiera degli algoritmi della «facial recognition» è la lettura dalle labbra. Senza libertà di espressione, senza libertà e segretezza del voto, libertà di assemblea non vi è democrazia. Ovviamente questa è l’ultima delle preoccupazioni in un regime autoritario. «Smile to Pay», ma le autorità che oggi fanno uso del riconoscimento facciale non fanno sorridere. Il grado di controllo che ottengono sui cittadini fa paura. E le aziende private in Cina o in USA che se ne servono non danno alcuna garanzia che i preziosi dati raccolti non vengano poi commercializzati. La legislazione europea e anche quella svizzera per fortuna hanno posto un primo argine all’uso dei dati per riconoscimento facciale. Le persone devono esserne informate e devono dare il loro consenso esplicito. L’argine per adesso sembra tenere. Un po’ di tempo fa la Città di Zurigo ha pubblicato il nuovo regolamento sulla videosorveglianza nelle piscine che prevedeva l’uso di telecamere attrezzate per riconoscimento facciale. È stata sommersa da un’ondata di giuste critiche e ha fatto velocemente marcia indietro. Ma altrove il «genio della lampada» è già uscito.