Andrea Manzo e quelle dichiarazioni che devono far riflettere

Questa sera, esattamente a nove anni di distanza dalla promozione in Challenge League, il Chiasso potrebbe lasciare la categoria. Al Riva IV ci si è spesso vantati – a giusta ragione – di essere presenti con continuità fra le venti elette della Swiss Football League. Un fatto indiscutibile, un motivo d’orgoglio per una realtà estremamente periferica nel panorama del calcio svizzero. Una realtà che però, negli anni, ha subito cambiamenti profondi, macroscopici. Tanto che di quel Chiasso che fece la promozione nel 2010 sono rimaste soltanto le mura del Riva IV. O neppure quelle, a ben guardare, viste le importanti opere di miglioria cui è stato sottoposto l’impianto.
Sono cambiate strutture e persone, già. Si è passati da una gestione locale, con qualche isolato addentellato esterno, fino ad arrivare a una proprietà completamente estera e – concedetecelo – piuttosto misteriosa. Che ci siano stretti legami con il Lugano è oramai cosa nota, conclamata. Resta da capire se il matrimonio con i bianconeri andrà avanti, e in quale forma, anche se Novoselskiy (amico di Ukrainets, che non ha ancora chiarito il futuro del club in caso di retrocessione) decidesse di non far valere l’opzione di acquisto sul pacchetto di maggioranza messo sul tavolo da Renzetti. Chissà.
Nove lunghi anni in Challenge League, quindi. Con risultati a volte buoni, altre volte (la maggior parte, va detto) appena sufficienti. Tuttavia anche quando le cose andavano male, c’era sempre una speranza, una sorta di identità che – in maniera vieppiù impercettibile col passare delle stagioni e dei dirigenti – sapeva far nascere il famoso «spirito Chiasso» quando la situazione precipitava. Ora, a 180 minuti (o 90, a seconda dei risultati) dalla possibile retrocessione in Prima Promotion, ci si chiede dove sia finito quello spirito, quella sensazione unica. I tifosi sono sempre gli stessi, e probabilmente – una verità che sì, per certi versi fa male – non cambieranno nemmeno in caso di addio alla Challenge. Una passione è una passione. Punto. Ma lì, sul campo? Abbiamo la certezza che tutti vogliano davvero raggiungere il nono posto? No. E non lo diciamo noi, bensì Andrea Manzo. Leggere le righe qui a fianco per credere. In sostanza, il tecnico dice apertamente che c’è un nucleo di cui non ci si può fidare. Un fatto grave, venuto alla luce nei due match successivi la sconfitta contro il Vaduz. Alcuni intoccabili sono stati esclusi di punto in bianco. Già: lo «spirito Chiasso» oramai appartiene a pochi.