Attendendo il vescovo tra le nebbie

di CARLO SILINI - Succede quasi tutte le volte e sta succedendo anche ora: quando parte l?iter per la ricerca del successore di un vescovo, le informazioni che in un modo o nell?altro emergono dal muro di silenzio imposto da Roma, più che chiarire le idee, le complicano. E così, mentre il Ticino da oltre un anno attende di sapere chi prenderà il posto di monsignor Pier Giacomo Grampa, di volta in volta sono filtrati scenari tanto diversi fra di loro da far pensare che tutto il procedimento sia retto dalle insondabili leggi dell?arbitrio. Infatti: per buona parte del 2012 sembrava che la «campagna elettorale» si sarebbe ridotta alla solita battaglia fra un esponente del mondo delle parrocchie e uno del mondo dei movimenti ecclesiali. Poi, all?inizio di gennaio, contrordine: il favorito, stando alle voci più insistenti, era un uomo dell?Opus Dei e la sua nomina sarebbe avvenuta in fretta: entro la fine di gennaio. Passa qualche settimana e i beninformati asseriscono che assolutamente no, quel candidato non era nemmeno stato preso in considerazione dal nunzio apostolico. In compenso – queste, per la cronaca, le ultime news di «Radio Sagrestia» – si starebbero profilando due candidati forti che all?inizio erano considerati semplici «outsider di lusso». Per veloce che vada, si dice oggi, prima di Pasqua il Ticino non conoscerà il nome del prossimo capo della Chiesa cattolica locale. Ci troveremmo, insomma, nell?ultima fase della consultazione, quella nella quale il nunzio apostolico vaticano a Berna, mons. Diego Causero, starebbe sottoponendo tre, quattro o più nomi alla valutazione di alcuni importanti rappresentanti della Diocesi di Lugano prima di formulare la famosa terna da sottoporre al Papa. Anche se le conferme in tal senso sono più che autorevoli, manteniamo l?uso del condizionale. Visto l?andamento schizofrenico degli eventi, non si sa mai.La domanda da porsi, infatti è: che cosa sta succedendo, veramente, dietro le quinte della corsa al nuovo vescovo? Perché l?attesa si allunga? E come mai le previsioni cambiano da un giorno all?altro? Proviamo a formulare qualche ipotesi. Anzitutto, che si parli di due candidati che esprimono uno il mondo della parrocchie e l?altro quello dei movimenti non deve stupire. Fin dai tempi di monsignor Eugenio Corecco, uomo di punta di Comunione e Liberazione diventato vescovo, la dicotomia diocesana sta tutta nella sottaciuta divisione dei preti fra i pastori cresciuti esclusivamente nei seminari diocesani e i prelati formatisi alla scuola di questo o quel movimento ecclesiale. Ovvio, quindi, che la partita si giochi principalmente, e non senza reciproche diffidenze, fra questi due campi.L?entrata in scena di un candidato per certi versi esterno a questi scenari e, probabilmente, molto ben visto a Roma, il leader dell?Opus Dei ticinese don Arturo Cattaneo, ha messo in agitazione il clero locale, forse non solo dalla parte del «partito dei parroci». Così, un viaggio del nunzio apostolico a Roma è stato interpretato come una sorta di conferma indiretta che il Vaticano aveva già scelto il suo uomo. In realtà, ma queste cose si scoprono solo col senno di poi, in gennaio monsignor Causero era andato sì a Roma, ma per discutere di altre faccende «calde», forse delle esternazioni critiche sul Vaticano dell?abate di Einsiedeln Martin Werlen (che poco dopo – ma era già previsto - ha rassegnato le proprie dimissioni), o della delicata situazione della Diocesi del Liechtenstein, retta da una vecchia conoscenza della Chiesa elvetica, monsignor Wolfgang Haas, già contestatissimo vescovo di Coira.Fatto sta che di fronte alla prospettiva di una decisione dall?alto che avrebbe scavalcato il clero ticinese, il timore si è trasformato in quasi-certezza e nel mondo ecclesiale cantonale non erano pochi, solo qualche settimana fa, a giurare che le congregazioni vaticane avevano imposto il loro candidato senza tener conto del risultato delle consultazioni del nunzio. Così, è cronaca di qualche settimana fa, alcuni preti locali hanno ritenuto necessario esporsi in prima persona sui mass media per far conoscere urbi et orbi la loro contrarietà ad un possibile vescovo proveniente dall?Opus Dei. E altri non hanno esitato a scrivere direttamente al nunzio Causero per chiedergli di fare il possibile per evitare una simile prospettiva. Vai a capire se il loro grido d?allarme fosse fondato o meno; se la loro presa di posizione abbia davvero cambiato le carte in tavola mettendo sotto gli occhi del nunzio il pericolo di una spaccatura del clero ticinese nel caso venisse scelto il «candidato romano», oppure se un «candidato romano» non c?è mai stato. Fatto sta che il nunzio, capita la delicatezza della situazione, ha pensato bene di venire di persona in Ticino per capire cosa stava succedendo e per cercare di calmare gli animi. Operazione apparentemente riuscita, visto che ora le «voci» sostengono più o meno all?unanimità che le candidature forti sono altre e che la terna ufficiale non è ancora stata spedita a Roma. Il nunzio stesso, del resto, stando ad un recente servizio trasmesso dal Quotidiano, a microfoni spenti avrebbe smentito gli scenari dei giorni scorsi lasciando intendere che il nuovo vescovo di Lugano prima di Pasqua non ci sarà. Fine delle congetture. Resta il fatto che domani o dopodomani potremmo trovarci a scrivere di nuove clamorose svolte e di ulteriori inattese novità. La colpa però non è dei giornalisti, ma dell?opaco sistema di comunicazione ecclesiale che invece di diffondere le informazioni minime sulla procedura di nomina dei vescovi preferisce lasciar campo libero all?eco di voci selvagge e incontrollabili. E l?attesa del nuovo vescovo continua tra le nebbie.