Attenzione al brutto che avanza

di RAFFAELLA CASTAGNOLA - I libri ci fanno sognare, ma ci fanno anche riflettere. Soprattutto quelli pensati per i bambini, che in verità ogni lettore di tutte le età può prendere in mano per farne un uso proprio. Provate ad esempio ad aprire un qualsiasi pop-up book, ossia un libro tridimensionale e scoprirete un modo diverso di leggere il testo, con un?interconnessione fra letteratura e arte, parola scritta e interpretazione. Le pagine scorrono e si animano, aprendosi a nuovi orizzonti e dando al lettore-osservatore la possibilità di andare "oltre" il testo, accompagnato dalla mano di artisti, illustratori, architetti, disegnatori. I libri di questo genere sono ormai tanti ed è nato persino un genere di collezionismo. Se ne parliamo è perché c?è un titolo particolarmente avvincente, che parla della città in modo fantasioso, fantastico ma anche problematico: Pop ville di Anouck Boisrobert e Louis Rigaud (Corraini edizioni). Parte da un racconto della scrittrice francese Joy Sorman, che inizia con queste parole: «Spesso tutto inizia da una chiesa con il campanile che si vede in lontananza. Si può raggiungerla con un?unica strada dissestata, ci si riunisce ed ecco nasce una comunità». In due paginette si sviluppa una storia che ci svela le origini di tutte le agglomerazioni, il loro evolversi e il loro «risveglio», in età contemporanea, fra le grandi torri, i grattacieli delle metropoli. Ciò che è rumore aggiunto, cambiamento di spazio, variazione di colori e di luce si rivela nel racconto come qualche cosa di positivo. Perché l?edificare è un esercizio virtuoso, quando c?è una pianificazione oculata. Nel succedersi delle pagine del libro la città ideale prende forma: al campanile e alla prima piazza si aggiungono progressivamente case, altre piazze e poi parchi, ma anche strade, binari di ferrovia, ponti. Solo nell?ultima pagina il libro apre le sue alette laterali e diventa anche fisicamente più ampio di dimensioni, per dimostrare i risvolti inediti della città contemporanea. Una vera goduria, per chi osserva questa realizzazione editoriale di grande abilità artistica, ma anche raffinatezza artigianale. Un libro come questo ha due grandi pregi: fa sognare, perché tutto ciò che viene mostrato non ha nemmeno una piccola macchia, un?ombra di brutto, un angolo senza scopo. Il secondo pregio è che fa riflettere sulla realtà che ci circonda, non avvertita come problematica. Spesso, infatti, i difensori della tradizione e del bello sono considerati come un gruppo a parte, di intellettuali nostalgici: dunque senza peso politico. Prevale l?indifferenza o il gioco degli interessi. Ma la mancata partecipazione collettiva al dibattitto ha come immediata conseguenza l?avanzamento del brutto. Un brutto che poi finisce per entrare nel nostro immaginario e che diviene dunque parte del patrimonio di una città. In questi giorni sono in molti a pensare alle sorti della Romantica: ed è uno sbaglio ripensarla solo come edificio di nostalgiche memorie. Va ripensata come una delle tante testimonianze di ville che si affacciano sul lago e che sono andate via via sparendo lungo le nostre rive, mentre altre comunità hanno saputo meglio preservare edifici di questa tipologia. Va però osservato che ormai nessuno parla più di ciò che è già stato distrutto: del pezzo di parco sul quale sorge la Swissminiatur (si dirà che ne valeva la pena perché alimenta il turismo); o dell?appezzamento di Parco Ciani eliminato per fare spazio a quel Palacongressi che ora il LAC oscurerà come centro culturale; o alle varie antenne che spuntano sulle nostre chiese (oltre a quella di Cugnasco ne sono state inventariate altre). Insomma siamo poco sensibili al «brutto che avanza» e siamo forse troppo poco combattivi. Uno sguardo problematico va gettato soprattutto su quelle parti che un domani ridisegneranno anche le forme delle città: per Lugano tutta la parte che riguarda il LAC, l?antico Palace e la piazza adiacente. Del LAC vedremo i risultati più in là, ma del vecchio albergo Palace dovremmo osservare la parte posteriore piastrellata di grigio come una piscina, che mal si accosta alla parte conservativa. Chi se ne intende - dico di cose commerciali - afferma che la diversa configurazione è stata volutamente concepita per stupire i compratori russi per la parte conservativa e quelli cinesi per quella all?avanguardia. Altri dicono che quel brutto c?è, ma non si vede. Ma il libro che abbiamo appena sfogliato insieme ci insegna che proprio il brutto, quando c?è, emerge comunque. Una città felicemente «pop» come il libro, cresce, si estende, in larghezza, in altezza, ma portando a termine un bel progetto: «costruire insieme una città», dove la parola più importante è appunto «insieme».