Fatti Nostri

Basta sushi, mangio chilometro zero!

Disposti a tornare indietro di 50 anni in nome di un cibo più sano ed equo? Vi piacerebbe nutrirvi con i prodotti dell'orto come facevano le vostre nonne?
Prisca Dindo
08.03.2023 06:01

Un tempo le nostre pietanze seguivano il ritmo delle stagioni. In primavera finocchi e spinaci; in estate melanzane e pomodori, in autunno zucche e carote, in inverno broccoli e cavoli. Di carne se ne mangiava poca e il sushi non si sapeva neppure cosa fosse. Nulla finiva nella pattumiera: gli avanzi infarcivano il pancotto, la pasta riscaldata, le polpette.

Poi è arrivata la globalizzazione e il mondo è finito in tavola. In un batter d’occhio i nostri carrelli si sono riempiti di prelibatezze mai viste prima: frutti della passione papaie zenzero carne di struzzo e avocado. Le fragole hanno fatto la loro comparsa anche a dicembre e i mirtilli sono presenti sugli scaffali dei supermercati e dei negozi ogni mese dell’anno, accanto a una quantità straripante di mele e pere. Naturalmente  eternamente fresche.

Nel giro di poco tempo negozi e supermercati si sono riempiti di ogni bene di Dio. Così i nostri frigoriferi, che riusciamo a malapena a chiudere. Al giorno d’oggi compriamo così tanti cibi che il «conserva e getta» è diventato una prassi costante. Ciò che non si consuma, si butta via.

Le statistiche affermano che un terzo degli alimenti raccolti nei campi finisce nella pattumiera invece di arrivare sul piatto. Secondo uno studio realizzato dal politecnico di Zurigo nel 2019, ciò corrisponde a uno sperpero di circa 330 chili di vivande all’anno per ogni cittadino del nostro Paese.

Per evitare lo spreco, diverse persone si sono date all’orto. Mangiano soltanto prodotti di stagione. 

Voi sareste disposti a tornare indietro di 50 anni in nome di un cibo più sano ed equo? Quanto di ciò che acquistate finisce in pattumiera?

Ecco che cosa ne pensate

IL CIBO È PREZIOSO

Ho 60 anni con la fortuna di essere cresciuto in una famiglia multietnica. Nonostante che i mie genitori avessero origini diverse, ho ricevuto lo stesso insegnamento da entrambi ed ho appreso  sin da giovane il significato del  valore del cibo  attraverso i racconti del loro vissuto durante la seconda guerra mondiale. Mia madre non ha mai patito la fame perché figlia di contadini che avevano il podere lungo la linea gotica in Italia. Mi é rimasto tuttavia vivo nella mente, la sua testimonianza  dei soldati tedeschi stanziati nelle fortificazioni, affamati, allo stremo delle forze e spossati per mancanza di cibo. Nelle grosse città svizzere si faceva invece la fame e mio padre, che era nativo di Basilea ma con origini tedesche, veniva mandato  insieme ai suoi coetanei  nelle fattorie durante l’estate per aiutare i contadini. Il vero intento era quello di nutrire bene i ragazzi di città prima dell’inverno. Per quanto  vissuto dai  miei genitori,  hanno coinvolta tutta la famiglia nella coltivazione dell’orto e nell’allevamento di polli, galline faraone , tacchini e conigli nell pollaio che tenevamo. Ai tempi della mia gioventú si mangiava meno carne di manzo e di maiale e maggiormente quella del nostro pollaio. Ad inizio primavera e prima del disastro di Chernobyl, quando l’orto non produceva ancora, mia madre raccoglieva “l’insalata matta” nei campi e la serviva la sera con una cipolla tritata ed accompagnava il tutto con uova sode o un salame nostrano. Le litigate a tavola di chi aveva il diritto di servirsi ancora e con mia madre che rideva dandoci delle mucche. Per non parlare del minestrone preparato con le verdure fresche che ti saziava fino a sera o della pasta fatta in casa. La salute passa attraverso la tavola e mangiare a km 0  significa soprattutto alimentarsi con prodotti  freschi che hanno ancora conservato il giusto grado di PH e le relative proprietà chimiche e non prodotti che stanno settimane dentro i reefers nei porti di tutto il mondo come vedo fare. La coltivazione sana non deve rimanere comunque fine a se stessa, ma é necessario anche l' impegno ed il  piacere di cucinare in modo sano. Onore a tutti coloro (donne ma anche uomini) che con il giusto spirito,  dedicano  del tempo sui fornelli nonostante gli impegni professionali. Posso solo essere riconoscente ai miei gentiori per avermi dato cibo sano e di avermi coinvolto da giovane nella cura dell’orto casalingo sebbene preferissi giocare con gli amici. Da diversi anni,  memore di quanto ho appreso da giovane, mi cimento a coltivarne uno anch’io con risultati apprezzabili in fatto di resa, quantità e qualità. Purtroppo sono anche consapevole che gli stessi  valori che ho ricevuto oralmente io non potranno essere trasmessi alla generazione dei miei figli oppure lo saranno ma privi di quel coinvolgimento emotivo di cui sono stato partecipe.

Danilo Kübler

UN COSTO GIUSTO PER TUTTI

Le verdure biologiche? Si certo se possibile, il loro costo é giustificabile ma non può diventare un lusso! Da noi ci sono molte aziende agricole che operano nell'ambito biologico, ma credo che coltivare verdure non conviene in termini di rendimento, se non a grandi scale! Le possibilità ci sono e bisognerebbe stimolare la coltivazione locale. Quando siamo arrivati a Claro, 15 anni fa, prendevo le verdure settimanali dall'orto di una signora per la quale svolgevo dei compiti amministrativi, mi pagava in verdure e noi avevamo frutta e verdure, freschissime, a km 0! A Zurigo comperavamo spesso le verdure ai bordi della strada, dove vengono piazzati dei banconi. Ti servi dal bancone e metti i soldi dovuti nella cassetta predisposta! Anche qui verdure e frutta freschissime. In estate coltiviamo un piccolo "volante" con le principali verdure, in giardino. Per la frutta si va dal fruttivendolo. Sono dell'idea che i banconi con merce fresca comodamente piazzati ai bordi della strada dovrebbero essere incentivati. E un modo fresco, simpatico e sensato di fare la spesa, si compera meno, migliore ma il necessario. Meno sperpero! Nessuna azione!! Ed e anche piacevole, si fanno un paio di chiacchiere 😀 che fanno sempre bene. Ma ribadisco che il tutto deve avere un costo giusto per tutti, frutta e verdure come pure il pane, il latte, la farina, le uova devono essere accessibili a tutti. Botteghe locali con prodotti freschi e prezzi "normali" sono la soluzione.

Emanuela La Massa

L’ENERGIA DELLA TERRA

La messa a terra. Oltre a trascorrere dei bei momenti in tranquillità, a volte da sola, a volte in compagnia, oltre ad imparare molto, oltre a preparare e poi gustare ciò che pianto e curo insieme ad altri, oltre a momenti di divertimento e condivisione, mi carico di energia positiva dopo aver scaricato a terra mie tensioni.

Monique Bosco – Von Allmen

LA CSA? UN ESPERIMENTO

Sono il contadino di riferimento del CSA di Breganzona e vorrei puntualizzare alcune cose. Una CSA non è la soluzione per tutto o per tutti, richiede un certo tipo di impegno che non tutti possono o vogliono concedersi. La CSA è un esperimento, un’iniziativa che si sviluppa tramite il lavoro comune.È un tentativo di fare qualcosa di diverso rispetto alle strutture esistenti della nostra società. La CSA tenta di congiungere o avvicinare in modo naturale l’inizio e la fine della filiera di produzione e del consumo di alimenti evitando in modo definitivo lo spreco, sovraproduzioni, imballaggi, e trasporti che hanno un impatto negativo sull’ambiente.A livello economico sperimentiamo nuove soluzioni, interrompendo il commercio, il potere speculativo e la definizione del prezzo seguendo la logica dei mercati della domanda e dell’offerta.Scopriamo, capiamo e definiamo il valore reale di un alimento in base ai tempi di crescita, di raccolto, delle cure che gli dedichiamo e in base ai costi materiali. La CSA lavora sui cambiamenti strutturali: invece di esternalizzare la produzione alimentare in paesi lontani con produzione a basso costo, la portiamo nel bel mezzo della città, davanti a casa, e nelle nostre vite con le più svariate professioni e molteplici orientamenti politici.Sostituiamo in parte il commercio basato sul mercato-economico con un accordo solidale: “Adottando il contadino e diventando custodi della terra”.

Daniel Graf

LA MIA È UN’ALTRA GENERAZIONE

Rinuncerei senza problemi a  sushi, mango e carne argentina.Cerco di non buttare proprio quasi niente.Purtroppo non posso coltivare un orto! Ma io appartengo alla generazione anteguerra...

Gianna Macconi

MANGIAR SANO È UN LUSSO

Sì certo tutto molto bello. Anche a me piacerebbe coltivare un pezzo di terra e mangiare i miei prodotti, ma 1) non ho un pezzo di terra, 2) anche se ce lo avessi non avrei il tempo per poterlo fare. Forse una volta la vita era meno frenetica e si trovava facilmente il tempo per coltivare la terra che bene o male quasi tutti avevano. Adesso se si abita in città il terreno costa come se fosse oro, se si abita fuori i costi sono più umani, ma con il traffico che c’è ora che si torna a casa dal lavoro è notte. Se poi voglio comperare i prodotti coltivati sul territorio, magari in modo biologico, devo prima vendermi un rene. No, purtroppo al giorno d’oggi mangiare sano è un lusso che non tutti si possono più permettere.

Priscilla Landini

QUANTI RICORDI…

Ho vissuto i primi nove anni della mia vita a stretto contatto pieno con la natura, circondato dal verde dei prati, dagli alberi, da una natura viva senza cementificazione. In casa mangiavamo esclusivamente ciò che veniva prodotto dal nostro orto, ricordo che dalla raccolta del nostro frumento ricavavamo la farina per tutto l'anno e che le nostre galline ogni giorno ci donavano uova. Immerso nel verde della campagna bosniaca, ho potuto godere a pieno dei ritmi della natura. Sono vivi in me i ricordi di quando con mio nonno producevamo il nostro vino ed io, bambino, calpestavo con i piedi l'uva dentro la botte di legno, e di quando lavoravamo alla nostra grappa: mi sembrava di essere nel laboratorio di uno scienziato! Con mia nonna preparavamo le conserve per l'inverno. Ogni volta che ci penso il cuore mi scoppia di commozione e ringrazia.

Marko Antunovic

SI VIVE PIÙ A LUNGO, PAROLA DI MEDICO

Io tornerei subito indietro perché ho vissuto fino a oltre 20 anni con l’orto (estate e inverno), vigna con uva e vino fatto in casa, maiale cresciuto con siero di latte e erba durante l’estate e  polenta, patate e castagne in autunno e pollaio con galline, capponi e conigli e facendo il medico da oltre 45 anni 41 dei quali a Olivone ho la prova che chi ha avuto la fortuna di potersi nutrire in questo modo soprattutto in gioventù e fatto lavori manuali pesanti campa più sano e a lungo.

Brenno Ambrosetti

UN’OTTIMA DIETA CON CIBI DI QUALITÀ

Ogni tanto manca la ricchezza dei prodotti ma la coltivazione sostenibile permette di utilizzare prodotti ProSpecieRara e Slowfood che hanno tantissimi tipi di verdura di stagione. Meglio mangiare meno carne ma di qualità, proveniente da bestiame che pascola e che ha uno spazio sufficiente per vivere. Lo stesso discorso per latticini e uova. Sicuramente abbiamo meno frutta rispetto ai paesi esotici ma da noi ci sono alberi di mele, fichi, pesce, kiwi, cachi, frutti di bosco, ecc. Volendo anche il sushi lo si può fare con il pesce di lago. Ecco: anche così si può avere una dieta di qualità.

Anita Tomaszewska

NON BUTTO NIENTE, COME MIA NONNA

Argomento molto interessante. Io cerco di acquistare possibilmente sempre alimenti a km 0. Mia nonna mi ha insegnato a non buttare niente e a realizzare piatti con tutti gli avanzi. Al momento mi sembrava fosse per taccagneria (aveva un po' le braccia corte) ma ora gliene sono grata. Buttare nella spazzatura il cibo mi sembrerebbe di fare un affronto a tanta gente che muore di fame.

Sonia Delmenico

ANCHE MANGO E PAPAYA A KM0

Sul tema del cibo a “km zero”: a parte che il sushi non arriva a Lugano dal Giappone ma spesso dal mercato del pesce di Milano, è certamente inutile che installiamo pannelli solari o giriamo in auto elettriche se poi lasciamo che l’allevamento intensivo e il trasporto delle derrate contribuiscano ben più delle auto a motore termico all’inquinamento della Terra. Il futuro dovrà passare per colture idro e aeroponiche di prossimità per consentire di continuare a mangiare anche mango e papaja, ma a chilometro zero, coltivando in modo altamente efficiente. Per carne e pesce invece probabilmente dovremo ridurne il consumo approfittando delle alternative vegetali.Ma una sana “via di mezzo” di buon senso sarà la cosa più auspicabile.

Alfonso Rivolta

NON SI TRATTA DI TORNARE INDIETRO…

Alle domande “Voi sareste disposti a tornare indietro di 50 anni in nome di un cibo più sano ed equo?” e “Rinuncereste a sushi, mango e carne argentina?” rispondo che sì, assolutamente, su tutta la linea, ma non si tratta di tornare indietro di 50 anni, premessa mal posta, ma di individuare strategie che 50 anni fa non si ponevano affatto e che sono diventate urgenti e imprescindibili solo recentemente.

Cecilia Liveriero

SONO VEGANA E STO BENISSIMO

Buongiorno in merito all’alimentazione a km 0 sono favorevole! Son vegana da tantissimi anni mi nutro solo di frutta e verdura e legumi sono in perfetta forma e ho la coscienza pulita! Infatti inizialmente era una questione etica il non voler mangiare i cadaveri dei miei fratelli e sorelle ora è proprio una questione anche di salute in quanto non mi ammalo mai e sono in formissima malgrado i miei 68!

Chiara Rezzonico Salim

CHE SAPORE QUELLE VERDURE

Io avendo la possibilità un bell'orto lo farei anche, ma a Lugano è pressoché impossibile visto la limitazione di terra coltivabile. Carne Svizzera buona ma troppo cara per me se non scontata al 50%.Però devo anche dire che sono abbastanza fortunata perché quando vado in ferie da mia suocera in Portogallo, mangio veramente verdura coltivata senza pesticidi ecc. Gusto e odori stupendi. Sì, direi che forse non rinuncerei al 100% al sushi ma al 95% per verdure come quelle di mia suocera subito!

Patrizia Pini

NO AI PRODOTTI ESOTICI!

Viva i prodotti del territorio! Nel mio home restaurant solo prodotti svizzeri italiani o austriaci !

Stefan Marcolini

 

 

 

 

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