Pensieri di Libertà

Benvenuto «black out»?

Di fronte a un caso così macroscopico, che ha bloccato decine di milioni di persone, arrestato il traffico, fatto saltare tutte le connessioni on line e avuto infiniti altri effetti, mi chiedo infatti se sia ancora benvenuto
© KEYSTONE (EPA/MORELL)
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
08.05.2025 06:00

Avevo intitolato il mio Pensiero di libertà del 28 ottobre 2021 «Benvenuto “black out”». Narravo di quando, pochi giorni prima, si era verificato un breve black out che aveva spento per qualche ora i lampioni della piazzetta del piccolo paese sul Lago Maggiore dove mi capita di abitare quando sono in Italia. Ne ero felice, tant’è che invocavo come «benvenuto» quel guasto che ci aveva liberati dall’accecante luce artificiale buicida, e che ci permetteva di godere del chiarore della luna e delle stelle. Qualche giorno fa però un gigantesco black out ha non soltanto spento le luci ma anche fatto saltare tutti i collegamenti elettrici di Spagna e Portogallo, e di parte della Francia del Sud. In virtù dell’evento il mio pensiero oggi cambia titolo aggiungendo un punto interrogativo a quello originario. Benvenuto «black out»? Di fronte a un caso così macroscopico, che ha bloccato decine di milioni di persone, arrestato il traffico, fatto saltare tutte le connessioni on line e avuto infiniti altri effetti, mi chiedo infatti se sia ancora benvenuto.

Richiesta di intervenire in trasmissioni radio, in Svizzera e in Italia, non ho potuto fare a meno di dichiarare che forse, sì, potrebbe essere benvenuto se spingesse almeno alcuni, magari i politici, a comprendere le ragioni del buio. Il buio infatti non è soltanto qualcosa di negativo o non-luce, non è soltanto qualcosa che associamo al male, alla falsità, all’ignoranza, all’oscurantismo, alla morte, all’imbroglio, alla dissimulazione, alla delazione e chi più ne ha più ne metta. Il buio è anche introspezione e meditazione, è immaginazione, calma, riposo, quiete; è l’indispensabile compagno della luce, è la notte della quiete che si alterna al giorno dell’attività, sebbene oggi, abbagliati dalle infinite luci artificiali, non riusciamo quasi più a distinguerli, e continuiamo il lavoro e le attività diurne inquinando il tempo del riposo e della calma.

Forse questa grande «obscuridad» della penisola Iberica, oltre a farci avvalorare un po’ di più il buio, ci farà meditare anche sulla vulnerabilità della nostra epoca, nella quale ci sentivamo praticamente invulnerabili. E sulla possibilità di cercare di bloccare alcune tendenze - che non sono inarrestabili! - del nostro mondo malato. Chissà che episodi simili non facciano fiorire forme di solidarietà e di incontro, come in Spagna di fatto è accaduto tra la tutta la gente che, scesa in strada, si connetteva di persona dal momento che non poteva farlo on line.

Chissà che non si riesca a capire che troppa luce «abbaglia», inganna, acceca. E chissà che, se non nel prossimo mese di giugno, ma in qualche altro mese di giugno, in futuro, non si possa ritornare a vedere le lucciole nei prati, di notte, al buio.