Il commento

Brigitte Bardot, l’icona che ha scelto di sparire

Da bellissimo «animale da palcoscenico» manipolata da registi e produttori, perseguitata da paparazzi e cronisti rosa, assediata da uomini pronti a tutto pur di avvicinarla, toccarla o solo rubarle uno sguardo, BB si è trasformata in un fantasma imprendibile
Antonio Mariotti
28.12.2025 23:00

È difficile immaginare oggi l’impatto visivo ed emotivo che ebbe settant’anni fa l’apparizione sugli schermi cinematografici di tutto il mondo di Brigitte Bardot in Et Dieu créa la femme di Roger Vadim. Quella bellezza bionda, statuaria ma soprattutto disinibita, pronta a tutto pur di diventare protagonista della propria vita e costruirsi così un futuro basato sull’amore e sulla libertà, sconvolse milioni di uomini (e di donne) mostrando loro un nuovo modello da inseguire e, se possibile, da imitare. L’Europa si stava ancora leccando le profonde e laceranti ferite inferte dalla Seconda guerra mondiale, ma il cinema stava già cambiando: soprattutto in Francia ci si stava lasciando alle spalle i vecchi divi e i vecchi registi (molti dei quali si erano compromessi con il regime di Vichy) per andare alla ricerca di nuovi volti e di nuove modalità di produzione meno paludate e più «leggere» che, pochi anni dopo «l’uragano BB» avrebbe visto nascere e imporsi il fenomeno della Nouvelle Vague.

Sia ben chiaro, Brigitte Bardot non è stata una grande attrice, né ha mai pensato di esserlo. Il fatto di aver abbandonato le scene e di essersi totalmente estraniata dal mondo dello spettacolo alla soglia dei 40 anni, dopo aver interpretato una quarantantina di pellicole poche delle quali davvero memorabili, la dice lunga sulla consapevolezza e sull’intelligenza di questa donna che, dopo un ventennio di sovraesposizione mediatica sceglie letteralmente di sparire, non prestandosi mai ad alcuna di quelle operazioni nostalgiche che nel campo della musica e del cinema hanno quasi sempre il sapore amaro della decadenza. BB ha vissuto fino a 91 anni ma nell’ultimo mezzo secolo ha avuto il coraggio di eclissarsi quasi completamente, tornando ogni tanto a far parlare di sé solo come portavoce dei suoi amati animali.

Da bellissimo «animale da palcoscenico» manipolata da registi e produttori, perseguitata da paparazzi e cronisti rosa, assediata da uomini pronti a tutto pur di avvicinarla, toccarla o solo rubarle uno sguardo, BB si è trasformata in un fantasma imprendibile. In donna totalmente restia a sottoporsi a qualsiasi tipo di trattamento conservativo della propria folgorante giovanile bellezza. Le rare fotografie della sua età matura ce la mostrano come una persona qualunque, spesso anche trasandata e scarmigliata. Un’attrice che, diversamente da molte sue colleghe della stessa generazione, poco o nulla ha a che vedere con l’immagine che siamo stati abituati ad ammirare sullo schermo.

Che cosa rimane quindi oggi del «fenomeno Bardot»? Solo un’icona che Piace a troppi, come recita il pudico e cattolicissimo titolo italiano di Et Dieu créa la femme? Sicuramente, un’icona che ha influenzato per decenni l’immagine della donna e che - pur essendo stata fabbricata da un mondo quasi tutto al maschile com’era allora quello del cinema - ha contribuito a modo suo a quell’emancipazione femminile che inizierà a farsi sentire a partire dagli anni Sessanta.

Del resto, l’unico ad aver cercato (invano) di frantumare l’icona proponendo addirittura una BB non bionda ma mora è stato il provocatore per antonomasia del cinema europeo, ovvero Jean-Luc Godard. In Le mépris (Il disprezzo), girato nel 1963 e tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, l’attrice viene privata di uno dei suoi attributi essenziali (il colore della capigliatura) e appare subito qualunque. La strada da BB a NN era più breve del previsto.