Commento

Brividi dall'inizio alla fine

Il riassunto della stagione del FC Lugano, piena di emozioni e soddisfazioni
Nicola Martinetti
23.05.2022 06:00

Che brividi, ripensando al mese di maggio. No, non quello pazzesco e inebriante, ormai prossimo a essere consegnato agli archivi. Bensì quello dello scorso anno. Con l’era Renzetti ormai giunta al suo crepuscolo e un nugolo di opzioni sul tavolo per la sua successione. Immersi nella più totale incertezza. Di lì a poche settimane, il «Pres» avrebbe affidato la sua creatura alla sedicente proprietà italo-brasiliana. Rischiando, per davvero, di indirizzare il club verso un devastante schianto. Fortuna che, con un ultimo colpo di reni, «Angelone» abbia corretto il tiro. Salvando capra e cavoli, permettendo in extremis l’avvento del nuovo capitolo targato Joe Mansueto. E, in fondo, apparecchiando la tavola per altri brividi, appena dodici mesi più tardi. Questa volta però bellissimi, elettrizzanti. Capaci di scuotere gli animi di una città intera. Che annata, quella conclusasi ieri al St. Jakob Park di Basilea. La prima sotto la guida della nuova proprietà statunitense. Che, sulla carta, doveva essere di transizione. Di assestamento. Ma che, di fatto, verrà ricordata come una delle più positive di sempre per la società bianconera. Le vittorie, del resto, sono state tantissime. Sia dentro sia fuori dal campo. Il ritorno della Coppa Svizzera in Ticino, dopo ben 29 anni, è - per dirla come il CEO Martin Blaser - la ciliegina sulla torta. La sublimazione - questa volta, invece, tiriamo in ballo Angelo Renzetti - di un percorso fattosi via via memorabile. Ma al netto del titolo, del trofeo, non vanno dimenticati altri successi estremamente importanti. Primo fra tutti l’esito favorevole del referendum concernente il nuovo Polo Sportivo e degli Eventi (PSE), con il via libera alla costruzione del nuovo stadio. Una pietra miliare, imprescindibile per gettare le basi del Lugano che verrà, permettendo al club di proseguire la sua esistenza nel massimo campionato elvetico. Del resto il quarto posto ratificato a Basilea, con tanto di record di punti dal ritorno in Super League, non fa che consolidarne la posizione all’interno del panorama nazionale. Dalla promozione nel 2015, soltanto in un’occasione - al primo anno, con Zeman - i bianconeri hanno chiuso il campionato al di sotto della quinta piazza. E in tre occasioni è pure giunta una qualificazione alle coppe europee. Valori da squadra di vertice, o poco meno. Ora, in fondo, arriva il bello. Nelle prossime settimane la società sottocenerina, paradossalmente piuttosto stabile negli ultimi anni, vivrà una metamorfosi per certi versi radicale. Con, in particolare, un ricambio a livello di effettivi che andrà gestito nel migliore dei modi, per fornire all’encomiabile Mattia Croci-Torti - pure lui, a suo modo, un successo - una rosa all’altezza. La nuova dirigenza, nei suoi primi mesi di lavoro, ha svolto un operato più che egregio. Anche al di fuori del campo. Ma qualche dubbio, in sede di mercato, lo ha fin qui lasciato. Gli addii dei vari Maric, Lavanchy, Lovric e Custodio, e la prospettiva di doversi districare tra impegni nazionali e internazionali, riducono drasticamente il margine d’errore che verrà concesso nel compiere i prossimi passi. Per evitare di veder pian piano scemare l’entusiasmo risvegliatosi nelle ultime settimane. Rendendo gli attuali brividi un mero e sbiadito ricordo.