Cessate di sparare ai gatti randagi

di MATILDE CASASOPRA - Ammettiamolo. Complice una certa carenza di affezione per la politica federale, fino all?altro giorno pochi di noi conoscevano Luc Barthassat, parlamentare ginevrino PPD. Eppure il deputato - basta dare un?occhiata al sito del Parlamento svizzero - in questi anni non è stato con le mani in mano. Sia come sia, il suo nome ha però fatto il giro del Paese per una mozione alla quale, l?altro ieri, il Consiglio federale ha risposto picche. Oggetto della mozione: vietare, in Svizzera, la caccia ai gatti randagi. I motivi di Barthassat sono quelli sostenuti da oltre 13?700 cittadini in una petizione lanciata da «SOS Chats Noiraigue»: sempre più gatti domestici girano senza collarino perchè dotati di microchip ed è quindi difficile distinguerli; la caccia al randagio, in alcuni Cantoni, si svolge anche nei centri abitati ed è particolarmente pericolosa anche per gli umani; molti randagi, dopo essere stati feriti dai «cacciatori di gatti», riescono a sopravvivere e sono costretti a sopportare perciò sofferenze indicibili. Soluzione? Promuovere campagne per la castrazione/sterilizzazione e, nel contempo, modificare l?art. 5 della LF sulla caccia e sulla protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici.Come detto il Consiglio federale ha risposto «no»: vuoi perchè la decisione in materia spetta ai Cantoni, vuoi perchè le campagne di sterilizzazione/castrazione sono troppo costose. Sarà anche vero, ma... chi glielo dice a Tommy, il gatto del vicino che tutte le sere saluta con un miao e tante moine quelli che tornano a casa dal lavoro, che un giorno o l?altro potrebbe essere scambiato per un randagio e finire sparacchiato? Chi glielo dice a Chica, che già deve vedersela con Pedro, per la difesa del territorio che quando cammina rasente al muro di cinta potrebbe essere a sua volta scambiata per un pericoloso randagio? E chi glielo dice ad Alda, ultraottantenne «gattara per caso», che i suoi protetti - quei mici che le riempiono di gioia la vita - potrebbero essere oggetto di una qualche «battuta di caccia» e non tornare a farle visita come accade ormai ogni giorno, da mesi? Non glielo dirà nessuno, come spesso succede. Semplicemente Micio, Fufi, Tell e gli altri, non torneranno, lasciando nel suo cuore un vuoto così profondo che nessuna cifra saprà colmare. E allora vien da chiedersi: anzichè accampare scuse di autonomia decisionale dei Cantoni e di costi elevati per castrazione/sterilizzazione, o - ancor peggio - di necessità di preservare la specie del gatto selvatico (che, si badi bene, in Svizzera vive solo nel Giura!...) per evitare di proibire la caccia ai gatti randagi, non varrebbe la pena costringere gli umani a non abbandonare i cuccioli dei loro mici e, in caso di mancata osservanza, procedere a multare - anche pesantemente - questi stessi umani quando fossero sorpresi con «il gatto nel sacco»? E, mentre gatto Pittu sonnecchia sulla tastiera del computer e Sophie si liscia i baffi sul terrazzo, scorrono, nella memoria, i versi dell? «Ode al gatto» di Pablo Neruda: «(...) Oh fiera indipendente della casa, arrogante vestigio della notte, neghittoso, ginnastico ed estraneo, profondissimo gatto (...) probabilmente non c'è enigma nel tuo contegno, forse sei mistero (...)». Ed anche per questo è indispensabile cessare di sparare ai gatti randagi!