Chi sarà l’Highlander fra Angelo Renzetti e Leonid Novoselskiy?

Preparate i popcorn e mettetevi comodi: ne vedremo delle belle. Con un po’ di fantasia, potremmo dipingere la sfida fra Angelo Renzetti e Leonid Novoselskiy come un match di pugilato. Oppure riprendere la frase simbolo di Highlander – L’ultimo immortale, film a suo modo seminale: «Ne resterà soltanto uno». Andrà proprio così. Martedì 25 giugno farà da spartiacque. E porrà fine a questi mesi carichi di speculazioni, voci e mezze promesse.
Cosa sappiamo, finora? L’imprenditore russo si dice determinato. E sicuro, anche. Il suo ingresso nella Football Club Lugano SA quale socio di maggioranza (all’80%) a suo dire «è diventato ancora più probabile» sebbene di definitivo, ad oggi, non ci sia nulla. Già, le tempistiche sono strette e lo stesso Novoselskiy si lancia in una mezza frenata: «Ci sarà chiarezza solo all’ultimo momento». Dall’altra parte della staccionata Angelo Renzetti aspetta sereno e fiducioso, ancorché un pochino irritato perché, afferma, vorrebbe «dare certezze alla squadra». Ad ogni modo, non soltanto tiene le mani ben salde sul timone ma detta l’agenda in termini di mercato e nuovi obiettivi. Ragiona, per usare le sue parole, «come se dovessimo andare avanti noi». E per noi intende anche gli altri dirigenti, evidentemente a rischio qualora vincesse la cordata russa, ma anche Fabio Celestini e (ci è parso di capire) capitan Jonathan Sabbatini.
La partita è tutta qui. C’è chi insiste e chi aspetta. Chi spera di raccogliere i fondi necessari per tenere fede all’accordo e chi, quell’accordo, in cuor suo vorrebbe non averlo mai firmato mesi e mesi fa. Chi si dichiara pronto a subentrare eppure – per chissà quale motivo – deve chiedere ad altri attori il cosiddetto aiutino e chi, forte di un risultato eccezionale, è sicuro di poter affrontare la stagione da solo senza patemi. Novoselskiy e Renzetti. Ne resterà soltanto uno, non per forza il migliore o il più amato dalla piazza.
Va da sé che la cessione o meno del Lugano avrà ripercussioni un po’ ovunque in Ticino. Ecco, cosa c’è in ballo? E perché per molti sarebbe un problema se i bianconeri cominciassero a parlare russo? Una prima risposta si nasconde fra le pieghe dello stallo venutosi a creare al Team Ticino, ma è soprattutto verso Chiasso che bisogna volgere lo sguardo. Lì, raccontano gli spifferi, Novoselskiy è più o meno di casa. Lo abbiamo constatato anche noi giovedì, quando al tavolo delle trattative per definire il dopo Andrea Manzo, a Capo San Martino, c’era pure lui. Una presenza giustificata subito nel nome dell’amicizia con Andrey Ukrainets, il patron rossoblù. Ma comunque ingombrante e piuttosto scomoda. A priori, la scelta di un nuovo allenatore non dovrebbe riguardare il possibile acquirente di un altro club. E invece...
Ed è proprio la politica varata da qualche tempo al Riva IV a preoccupare Cornaredo. Renzetti, fra le altre cose, ha criticato il presenzialismo di Leonid Novoselskiy. Quantomeno, spiega il presidente del Lugano, l’imprenditore russo dovrebbe essere più accorto. Ma cos’è Chiasso per «Leo», come viene affettuosamente chiamato l’uomo forte del settore giovanile bianconero? Un laboratorio di idee e prove in vista del dopo 25 giugno, sempre che riesca a vincere la sua partita con gli altri soci investitori e, quindi, a mettere le mani sul Lugano? Può darsi. A quel tavolo, giovedì pomeriggio, c’era anche Alessandro Lupi, ex allenatore della Primavera del Milan e candidato alla panchina rossoblù. Il suo vice, Giuseppe Misso, accompagnerà Stefano Maccoppi mentre Lupi, ci confermano, inizierà i corsi per il diploma UEFA Pro. C’è chi ipotizza un coinvolgimento ufficioso dell’ex rossonero, il che spiegherebbe la doppia nomina di mister Maccoppi (sarà anche direttore tecnico). Altri parlano di banali coincidenze e – ancora – di amicizia. Noi, intanto, prepariamo i popcorn e ci mettiamo comodi in vista del grande giorno.