Curiosità e gratitudine
A prendersi la scena, ieri, è stato il Lugano. Questa mattina, invece, i riflettori saranno puntati su di lui. Su Joe Mansueto, protagonista di una conferenza stampa al LAC. Il proprietario del club, intanto, ha portato fortuna a Steffen e compagni. Soprattutto, con i suoi occhi sognanti, ha suggerito una volta di più il sincero coinvolgimento per il progetto bianconero. Osservare il patron dei Chicago Fire prima e durante il match contro lo Young Boys è stato un esercizio interessante. A tratti persino divertente, come quando - entrando in campo per il riscaldamento pre-partita - i diversi giocatori bianconeri hanno salutato la persona più importante della società, chi con cura, chi con fare più distratto.
In abbigliamento casual, con dolcevita scuro e una giacca forse di una taglia di troppo, Mansueto ha accompagnato la squadra con grande discrezione. Dapprima a bordo campo e poi sulla tribuna principale. Se buona parte della delegazione giunta in Ticino dall’Illinois ha preso possesso delle comode poltroncine in pelle - agli avamposti -, la 424.esima persona più ricca al mondo (con un patrimonio che Forbes stima in 6,5 miliardi di dollari) si è seduta in ultima fila. Il modo migliore per osservare la sua creatura in tutta la sua bellezza presente, ma anche nella sua futuribilità. Là, sullo sfondo, Joe ha infatti potuto osservare lo scheletro della futura arena bianconera. Il cuore della sua visione.
Ai gol di Aliseda e Belhadj, per contro, l’imprenditore statunitense ha applaudito ancora e ancora, stringendo le mani dei vari Heitz, Blaser, Da Silva e Maric. A più riprese, pure gli altri spettatori presenti sulla vetusta tribuna vecchia si sono voltati verso l’uomo forte della società, un po’ incuriositi, di certo grati per i mezzi e la fiducia riposti nell’FC Lugano. Dell’addetto alla sicurezza piantato a pochi metri di distanza da Mansueto, invece, si sarebbe anche potuto fare a meno. Perché uno come Joe viene solo voglia di abbracciarlo.