E se si abolisse l'obbligo scolastico?

Giancarlo Dillena
Giancarlo Dillena
12.08.2013 05:05

di GIANCARLO DILLENA - Che direste di qualcuno che proponesse l?abolizione della scuola obbligatoria? In fondo gli argomenti a sostegno non mancano. Non è forse innaturale rinchiudere per ore dei ragazzini di sei anni in un?aula, costringendoli a stare seduti per ore, ad ascoltare, scrivere, calcolare? Non sarebbe meglio per il loro sviluppo psicofisico lasciarli correre all?arai aperta? Quanti problemi di scogliosi, di stress, di disturbi comportamentali in meno avremmo! E poi è giusto che una società che non cessa di autoproclamarsi libera non si ponga neppure il problema di ciò che pensano questi «cittadini di serie B»? Eppure è così: si impongono loro senza consultarli obbligo, orari, contenuti. E, pensando a questi ultimi, alzi la mano chi di noi adulti non ha mai pensato che molte cose imparate a scuola nella vita si sono poi rivelate inutili, quando non semplicemente sbagliate. Non sarebbe allora più giusto e più logico rendere da subito e per tutti la scuola volontaria? Ognuno decida se preferisce giocare a pallone (o con la playstation) piuttosto che andare in classe! Allora sì che potremmo dire di vivere in una società libera. E non da ultimo potremmo risparmiare anche un sacco di soldi! Probabilmente, di fronte a queste tesi, direste che chi le sostiene si è bevuto il cervello. E avreste ragione. Poiché la scuola obbligatoria, con tutti i suoi limiti e i suoi innegabili difetti, rappresenta a tutt?oggi un tassello insostituibile delle crescita dell?individuo. Ma anche una premessa indispensabile al funzionamento e alla continuità della società. Altrimenti, in breve, avremmo una comunità brutalmente divisa in due: da un parte quelli che a scuola ci sono andati e hanno gli strumenti di decidere ed agire; dall?altra gli sprovveduti, disarmati di fronte ai problemi e ai rischi che incontreranno nella loro vita. Ebbene, le tesi di coloro che vorrebbero abolire l?obbligo di servizio militare (e civile), obbediscono sostanzialmente alla stessa logica. Fanno leva sulle pur comprensibili resistenze ad un impegno a volte indubbiamente oneroso, nel nome di una visione individualistica e a corto termine. Ammantandola poi con considerazioni di principio legate alla nozione di libertà personale. In realtà mirano allo smantellamento di una istituzione, l?esercito di milizia, che costituisce una colonna portante delle nostra società democratica proprio perché fondato su una larga base sociale e sulla condivisione della responsabilità a tutela della sicurezza collettiva. Pretendere di sostituire questa formula collaudata con una utopica «milizia volontaria» (che nei fatti potrebbe essere solo un esercito di professionisti) è come pensare ad una formazione scolastica di base resa totalmente volontaria: significherebbe dare ogni responsabilità, con i poteri e la forza che da essa discendono, ad una élite ristretta. In termini di democrazia (e di libertà) non sarebbe affatto un passo avanti, ma un pericoloso passo indietro. Ma c?è anche un altro argomento su cui fanno leva alcuni abolizionisti: la «prova» della loro esperienza diretta. Dopo la scuola reclute e un paio di corsi di ripetizione ritengono di essere in grado di giudicare in modo definitivo la validità di tutto il sistema. Come un allievo che, arrivato in qualche modo alla fine delle medie, ritenesse di poter decidere personalmente le future riforme dell?insieme della scuola. Intendiamoci: ha diritto come tutti di dire la sua, ci mancherebbe. Ma chi sarebbe tanto folle da basarsi su questa sua «competenza» per decidere i destini del sistema scolastico? Quel sistema, per intendersi, che deve assicurare alla collettività i futuri medici, infermieri, ingegneri, meccanici, muratori, e via di seguito, in grado di far fronte ai nostri bisogni; e in particolare alle emergenze, che prima o poi arrivano sempre. In democrazia si deve poter discutere liberamente dei problemi che toccano tutti. Ma bisogna anche saper distinguere il fumo dall?arrosto. E se non ci può essere il secondo senza il primo, ci può essere però il primo senza il secondo. E le cortine fumogene, si sa, non servono a trovare soluzioni ragionate e ragionevoli ai problemi; servono a nascondere quanto c?è (o non c?è) dietro di esse. Anche e soprattutto quelle fatte di argomenti apparentemente sensati. Ma basta una folata di vento per dissolverli. Prima che sia troppo tardi.