Facciamo l'ospedale universitario
I binari che oggi ci collegano più velocemente a Zurigo o che passando sotto il Monte Ceneri ci rivelano la Città Ticino, in realtà non sono nulla se non sorretti da un progetto. Volendolo, credendoci, la temuta fuga di cervelli dal nostro cantone potrebbe non essere una sentenza definitiva, un destino scritto. Piani di resistenza ci sono stati: la creazione dell’Università con sede a Lugano (grazie anche ad un bellinzonese!), l’accademia di architettura a Mendrisio; poi la ricerca di punta con IRB e IOR a Bellinzona. Bene anche la SUPSI, oggi a Mendrisio e Lugano e, su un altro piano, ma sempre importante, il Festival del Film, a Locarno. Formazione e ricerca saranno però ancora – e sempre più nei prossimi anni – al centro dell’attenzione di tutti su questo pianeta. E anche noi, qui in Ticino, avremmo qualcosa di importante da dire, le premesse ci sarebbero: la facoltà di bio-medicina all’USI, lo sviluppo dei centri di competenze LifeTech a Lugano e Life Sciences a Bellinzona costituiscono eccellenti leve sui cui costruire attività scientifica, sviluppo economico e sociale per il nostro cantone nei prossimi decenni. Bellinzona ha investito milioni per favorire la creazione di un polo di ricerca bio-medico che oggi, finalmente, va prendendo forma sotto i castelli; parecchi altri ne investirà per dare ulteriore respiro al progetto e per il parco dell’innovazione previsto presso il nuovo quartiere delle Officine. V’è però bisogno della guida e dell’impegno deciso del Cantone: deve crederci, non essere timido con i propri investimenti, non spaventarsi per qualche chiaro di luna finanziario. I prossimi saranno anni decisivi. Vogliamo un ospedale universitario (con sede non necessariamente solo a Bellinzona), cinghia di trasmissione e volano tra formazione accademica di base e ricerca di punta. È complicato? Indubbiamente. Costa? Sì, molto. Tuttavia, innestandosi virtuosamente su quanto già esiste o esisterà tra poco (facoltà di bio-medicina presso USI e ricerca bellinzonese), questo progetto potrebbe farci fare un balzo avanti quantico. I poli urbani in tutto questo giuocano un ruolo importante: sostegno finanziario e coordinamento con il Cantone, investimenti, infrastrutture, qualità di vita, favoriscono l’arrivo e l’attuazione di progetti ambiziosi. A sua volta il Cantone – Governo e Parlamento – deve aiutare ad aiutare. Posto che solo poli urbani di dimensioni sufficienti sono in grado di affrontare temi di simile portata, le aggregazioni risultano, da questo punto di vista, condizioni dirimenti di tale processo. Occorre però rivedere il quadro normativo-istituzionale. L’impostazione dell’attuale Legge organica comunale (LOC) risale ancora agli anni Ottanta del secolo scorso e non tiene conto dell’evoluzione registrata nel frattempo. Oggi i Comuni ticinesi costituiscono realtà istituzionali, geografiche e amministrative assai diverse tra loro: occorre tenerne conto. Le procedure loro imposte sono spesso farraginose, i tempi di adozione di una decisione troppo lunghi, le possibilità di contestazione una volta la decisione adottata democraticamente, ancora quasi infinite. La prossima revisione della LOC deve considerarlo. Andrebbe forse ripensato il rapporto Cantone-Comune: non più sorvegliante-sorvegliato, come ancora avviene oggi (spesso) tramite molti uffici dell’amministrazione cantonale. Meglio e più efficace (e stimolante) sarebbe puntare su consulenza specialistica e formazione. Corsi di approfondimento e aggiornamento per i funzionari dei Comuni (e per i municipali!) in campo edilizio, ambientale, territoriale, nella gestione del personale, nel diritto amministrativo ma anche su temi sempre più complessi e spinosi come quello delle procedure di appalto o della pianificazione finanziaria. A ogni persona disposta, in regime di milizia, a farsi carico della conduzione del proprio Comune investendo il proprio tempo o rinunciando ad una parte della propria professione, dovrebbe essere assicurata una base di conoscenze per affrontare nel migliore dei modi e con la necessaria tranquillità questa sfida.
Mario Branda, sindaco di Bellinzona