Lucchetti ai tavolini

Ferragosto a Lugano? Mai più, grazie

Per Ferragosto gli alberghi erano pieni fino al 95% e la città era piena di turisti, ma la maggior parte di bar e ristoranti erano chiusi
(Foto Putzu)
John Robbiani
16.08.2019 06:00

«Papà, ma è tutto chiuso» gridava ieri pomeriggio con accento napoletano un bambino che si trovava con la sua famiglia in via Vegezzi. Quel bambino non aveva tutti i torti. Ieri Lugano non ha di certo dato il meglio di sé. Era Ferragosto, è vero, e dunque un periodo in cui la città si svuota perché i luganesi vanno in vacanza al mare. Ma la «perla del Ceresio» – che continua a ripetersi quasi fosse un mantra di essere una destinazione turistica estiva – può permettersi di dare questa immagine a chi (spendendo anche una barca di soldi visto che tutti sappiamo quanto sia caro fare una vacanza in Svizzera) decide di passarci qualche giorno? Sappiamo che i negozi non possono aprire, ma se poi ci si mettono pure bar e ristoranti... Ieri l’80% degli esercizi pubblici erano chiusi. Lugano – fatta eccezione per piazza della Riforma, il lungolago e qualche altro impavido esercente – sembrava la ghost town di Calico (ma senza i figuranti in costume da cowboy).

Eppure era pieno di turisti. Letteralmente pieno di turisti. Non a caso alcuni alberghi ci hanno confermato che il grado di occupazione delle camere in questo periodo si aggira tra l’85 e il 95%. Non male. Avere i turisti e non approfittarne però - senza voler insegnare il mestiere a nessuno - non sembra la mossa più furba da fare. Cinesi, giapponesi, indiani, italiani, qualche arabo. E tanti, tanti, tanti svizzerotedeschi. Coloro che continuano - per fortuna! - a dire «Oh, schöni Tessin» e a visitarci perché siamo il luogo vagamente mediterraneo più facilmente raggiungibile da Zurigo. Certo, i ristoratori che ieri hanno deciso di chiudere avevano di sicuro tutte le ragioni del mondo. Sappiamo che il personale durante i giorni festivi costa di più e sappiamo che molti bar e ristoranti – soprattutto quelli non centralissimi – vivono soprattutto grazie ai «residenti» che ci vanno a pranzo o in pausa-caffé durante la settimana. Però bisogna anche pensare all’immagine che si offre ai turisti.

Pensare, se si vuole perlomeno sperare che un giorno a Lugano ci tornino, che a loro del fatto che sia Ferragosto non frega assolutamente nulla. E invece appunto buona parte della città era deserta. Tutto chiuso in via Peri, chiusi perfino in piazza Dante. Chiusi quasi ovunque al Maghetti (dentro e fuori), in via della Posta, in via Magatti. Chiusi in via Canova, in corso Elvezia, in via Pretorio e tutt’attorno alla Pensilina. Chiusi in corso Pestalozzi, in via Cattedrale (pure il kebabbaro, che a memoria d’uomo non aveva mai preso un giorno di vacanza). Chiuso il ristorante del Ciani e perfino la maggior parte dei chioschi. Ma in compenso c’era la fila da McDonalds. E anche per entrare a Como.