Francesi i burattinai della fusione

Orange-Sunrise: a rischio concorrenza e posti di lavoro
Mario Tettamanti
26.11.2009 05:02

di MARIO TETTAMANTI - France Télécom, attraverso la sua affiliata Orange Communication ha «regalato» il 75% di Sunrise a Orange Svizzera acquistandolo dalla danese TDC. La grande società francese di telefonia è stata il «grande burattinaio» di questa operazione tesa a posizionarsi meglio nel «succoso» mercato telefonico svizzero. Un mercato di oltre 16 miliardi di franchi di fatturato, dove le tre aziende di telefonia in possesso di una licenza (Swisscom, Orange Svizzera e Sunrise) si spartiscono circa 2,5 miliardi di utili netti, Naturalmente, la parte del leone sia per il fatturato, sia per gli utili la fa l?ex monopolista svizzero Swisscom. L?operazione di fusione tra le due aziende si presta ad alcune considerazioni. Il prezzo di 2,2 miliardi di franchi pagato da France Télécom per acquistare il 75% di Sunrise è interessante per il compratore. Basti pensare che Sunrise incassa più di 200 milioni di utili netti l?anno. Con molta probabilità la TDC, casa madre di Sunrise, che da tempo non si trova in una situazione propriamente confortevole, non ha potuto rifiutare l?offerta di France Télécom. Tra gli aspetti preoccupanti di questa «fusione per assorbimento» vi è innanzitutto il grosso rischio dell?eliminazione di parecchi posti di lavoro. Dei 2.650 impieghi di oggi delle due aziende, è evidente che almeno un migliaio andranno persi. Il mercato del lavoro svizzero non meritava sicuramente un altro «colpo basso» in un momento già caratterizzato dall?aumento della disoccupazione destinato a continuare anche nel prossimo anno. Se l?aspetto legato ai posti di lavoro è sicuramente preoccupante, quello sollevato da più parti di una probabile perdita di concorrenza sul mercato svizzero della telefonia è ancora da verificare. Non è certo, ma è comunque possibile, che la nuova azienda che sorgerà dall?unione delle due ex concorrenti sarà in grado di competere, meglio di prima, con l?azienda leader sul mercato svizzero, vale a dire Swisscom. Fino ad oggi la presenza di tre aziende, dalla forza chiaramente squilibrata (due deboli e una forte), non ha sicuramente portato molti vantaggi alla piazza svizzera in termini di concorrenzialità. In teoria dunque Swisscom potrebbe essere preoccupata, anche se non l?ha dato a intendere, per la fusione dei suoi due concorrenti sul mercato svizzero della telefonia. La vicenda presenta pure lati particolari. In effetti, succede che le due società che dopo la fusione si spartiranno il mercato svizzero della telefonia (liberalizzato per adeguarsi all?Unione europea) siano la più grande (Swisscom) di proprietà per il 52% della Confederazione e l?altra (Orange), attraverso France Télécom, al 30% di proprietà dello Stato francese. Come spesso accade nell?ambito della liberalizzazione dei mercati nazionali dei servizi pubblici come la telefonia, l?elettricità, la Posta e le ferrovia, la forza finanziaria è un elemento indispensabile per affrontare i grandi investimenti in infrastrutture tipici di questi servizi. Una forza finanziaria che solo gli ex monopoli nazionali, le grandi aziende multinazionali o gli importanti fondi di private equity sono in grado fornire. Succede così che in alcune occasioni, dopo la liberalizzazione, i singoli mercati tendono a consolidarsi sotto l?ala degli ex monopoli (spesso di altri Paesi). In questo esercizio la Francia è maestra dentro e fuori i suoi confini nazionali. In altre occasioni, invece, ad assumere le veci dei ex monopoli nazionali sono le grandi aziende private nate magari dalla fusione di altrettanto grandi aziende private o immensi fondi di private equity. Il tutto a scapito dell?obiettivo iniziale della liberalizzazione dei mercati che consiste nella maggiore concorrenza in grado di favorire il calo dei prezzi.