Francia-NATO: il disegno di Sarkozy

Vuol favorire la creazione di una forza militare europea
Sergio Romano
13.03.2009 16:37

di SEGIO ROMANO - Si potrebbe sostenere (qualcuno lo ha fatto negli scorsi giorni) che il ritorno della Francia nell?organizzazione militare integrata dell?Alleanza Atlantica sia una «non notizia». I francesi non hanno mai abbandonato il Consiglio Atlantico, hanno sempre avuto una sostanziale voce in capitolo nelle decisioni che concernono il ruolo dell?Alleanza nel mondo e hanno preso parte a tutte le missioni militari della Nato dalla Bosnia all?Afghanistan. La sedia vuota della Francia negli organismi strettamente militari era ormai soltanto un atto di omaggio al clamoroso gesto con cui il generale De Gaulle, nel 1966, aveva annunciato il ritiro del suo Paese dalle strutture integrate e dato congedo al comando supremo dell?Alleanza, allora installato a Fontainebleau. Valeva davvero la pena di sfidare l?ombra del generale, irritare i gollisti di stretta osservanza e suscitare un dibattito politico in cui il partito socialista, paradossalmente, ha adottato i toni e lo stile del nazionalismo gallico?Molti spiegano il ritorno alla Nato puntando il dito sul carattere del presidente francese. Nicolas Sarkozy è impulsivo, dinamico, irrequieto, desideroso di occupare continuamente la scena con nuove iniziative e nuove idee. Dopo l?Unione Mediterranea e la proposta di trasformare l?Eurogruppo, sotto presidenza francese, nel governo economico della «zona euro», ecco il ritorno alla Nato.Alcuni progetti sono interessanti e destinati a produrre effetti duraturi. Altri servono ad animare una conferenza stampa e a occupare per qualche giorno le prime pagine dei giornali.Questa analisi non è interamente sbagliata, ma esige qualche riflessione supplementare. Dietro la decisione di Sarkozy vi è la grande crisi franco-americana dei mesi che precedettero l?invasione dell?Iraq. Il presidente francese Jacques Chirac e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder si opposero ai progetti iracheni di George W. Bush. La Francia, membro permanente del Consiglio di sicurezza, minacciò di bloccare con il suo veto la risoluzione che avrebbe conferito alla guerra americana il crisma della legittimità.Le reazioni americane rasentarono l?isterismo e provocarono nella società degli Stati Uniti un?ondata di irrazionale gallofobia. Quando fu chiesto a Condoleezza Rice quale linea sarebbe stata adottata verso i Paesi ostili alla guerra (Francia, Germania e Russia), la presidente del Consiglio per la sicurezza nazionale rispose seccamente: «Punire la Francia, ignorare la Germania, perdonare la Russia».La situazione, da allora, è cambiata. Gli Stati Uniti, pur senza ammetterlo esplicitamente, hanno capito che gli avversari della guerra non avevano torto. Vi sono stati gesti distensivi da una parte e dall?altra.Pochi mesi dopo la sua elezione, Sarkozy è stato cordialmente ricevuto nella residenza familiare dei Bush sulle coste delle Nuova Inghilterra. E alla Casa Bianca vi è oggi un presidente che fu contrario alla guerra irachena e ha fatto del ritiro americano dall?Iraq uno dei punti principali della sua campagna elettorale.Ma è probabile che anche Sarkozy abbia riflettuto sulla baruffa franco-americana del 2003 e ne abbia tratto qualche lezione per il futuro.È giunto alla conclusione che la Francia non possa permettersi di litigare con la maggiore potenza mondiale. Crede che il suo Paese potrà esercitare una maggiore influenza se non contesterà esplicitamente la leadership americana e se siederà accanto agli Stati Uniti nelle maggiori organizzazioni internazionali. Sostiene che la presenza francese nell?organizzazione militare integrata convincerà gli Stati Uniti a non ostacolare il progetto di Saint-Malo per la creazione di una forza militare europea: un progetto che gli americani, negli scorsi anni, hanno considerato con grande sospetto. Sarà questo, in ultima analisi, il banco di prova della politica di Sarkozy. Se il ritorno della Francia alla Nato permetterà all?Europa di fare un passo avanti sulla strada della difesa comune, la scelta del presidente verrà riconosciuta utile e intelligente. In caso contrario verrà ricordata come un gesto fatto per catturare per qualche giorno l?attenzione del mondo.