Girare tra gallerie di qualità

di RAFFAELLA CASTAGNOLA - Una volta nel salotto buono della città di Lugano si andava in su e in giù da Piazza Riforma alla Chiesa degli Angeli, facendo una sorta di giro da via Pessina a via Nassa: per incontrare gente, parlare di politica e di fatti quotidiani, portare a casa prodotti locali. Nelle numerose storie locali e nelle testimonianze degli scrittori questo giro era prerogativa degli uomini il sabato e la domenica, delle donne nei giorni feriali, eseguito anche più volte al giorno. Oggi il salotto buono ha rinnovato la sua immagine: e se tralasciamo per un attimo le sue coordinate modaiole, con le grandi griffes che hanno occupato con monomarche i principali spazi cittadini, possiamo invece fare un itinerario culturale. Il cerchio si è allargato grazie al mondo dell'arte e c'è un interessante reticolato di vie, che raggiunge la piazza da lati diversi e concentrici inglobando altri quartieri. Una pubblicazione, distribuita nei punti della città sensibili al turismo, propone un percorso di gallerie e musei. Agli estremi di una piantina stilizzata della città sono evidenziati il Museo delle culture da una parte, dall'altra il Museo cantonale, Villa Malpensata e lo Spazio –1, ossia tutto quello che diventerà LAC. Nel mezzo una quindicina di Gallerie che si diramano negli spazi cittadini, da Corso Pestalozzi (Studio Dabbeni) a via al Nido (La Colomba), a via della Scuole a Cassarate (Spazio78). Nei pressi dell'USI è fiorito un vivace insieme di proposte che va dalla Ego Gallery e dalla Primae Noctis (entrambe in via Canonica), alla Cortesi Contemporary (via Frasca), con l'aggiunta della Photographica Fine Art (via Cantonale). Mentre a Besso c'è la Galleria di Monica De Cardenas, che ha già sedi a Milano e a Zuoz e che ha di recente aperto anche a Lugano. In piazza Riforma e nelle immediate vicinanze ci sono la Galleria Canesso, la Buchmann (una sola vetrina che rinvia ai più ampi spazi di Agra), la Fafa Fine Art, fino alla De Primi in Piazza Cioccaro. Ma anche via Nassa ha la sua parte: per l'arte contemporanea lungo il suo tratto c'è la Galleria Andrea Ravizza, la Sperone Westwate, la Imago Gallery, ma va ricordato che nelle vicinanze della piazza c'è anche Donati per l'arte classica. Intorno a tutto ciò un fiorire di altri spazi dedicati all'arte, che appaiono e scompaiono e che spesso sono solo occasionali. I conoscitori e i collezionisti sanno muoversi benissimo tra queste molteplici proposte, distinguendo nella quantità la qualità e distinguendo il mercato primario da quello secondario. Nel mercato secondario, infatti, le opere d'arte si pagano di più. Ma la questione non è tanto di prezzo, quanto di qualità e di sicurezza del prodotto. Al di là delle proposte appena citate, c'è infatti un inquietante moltiplicarsi di offerte commerciali che non hanno nulla a che vedere con l'arte vera, con la ricerca e con la passione, ma che sono solo maschere efficaci di altri interessi. C'è chi vende on-line, chi promette percentuali di reddito su opere d'arte di scarso valore, chi scommette sull'arte come un gioco. Si arriva persino ad esaltare il falso: falsi Klimt possono essere commissionati in pochi giorni. Non sono poster, ma «opere d'arte», come recita un cartello in una vetrina. È ovvio che il libero commercio non può essere impedito e ciascuno mette in vendita ciò che vuole nei suoi spazi commerciali: tocca al compratore districarsi nel mercato, accertarsi della credibilità del prodotto per evitare i falsi, confrontare le offerte della piazza con quelle del mercato nazionale e internazionale, farsi consigliare da esperti. A fronte di un tale dilagare di proposte poco credibili anche i galleristi che hanno una lunga tradizione si sono mossi: e a difesa del loro lavoro hanno pubblicato la guida delle gallerie, proponendo un itinerario che è stato utile anche nelle recenti giornate di porte aperte, frequentate da molta gente. Così anche le persone semplicemente curiose d'arte e non solo i fedeli frequentatori di questo o quello spazio hanno potuto vedere il lavoro del gallerista e valutato le sue ultime proposte. La guida cartacea e l'iniziativa delle porta aperte (a luglio, nel bel mezzo delle vacanze estive) è stata una risposta facile e nel contempo felice che ha spazzato via l'effimero, l'inesistente, l'imbroglio: chi ha soltanto una boîte à lettres per vendere l'arte, chi offre via internet cose che non possiede realmente, chi non può esibire un percorso di ricerca è scomparso nel nulla, come è giusto che sia. Però bisognerà fare attenzione: non solo il cittadino dovrà sempre più districarsi tra le varie proposte, ma anche l'autorità politica dovrà sorvegliare sugli appetiti crescenti dei faccendieri.