Pensieri dal battellino

Grattacapi sulle mimose

Quando è giunta al porto comunale con la sua bici elettrica rosa Asia si aspettava di trovare mazzi di mimose per la festa della donna, invece ha trovato solo bottiglie vuote di Barbera fatto col mulo che avevo appena riportato da Caprino
Bruno Costantini
11.03.2023 06:00

Sul battellino mercoledì c’è stata tensione. Quando è giunta al porto comunale con la sua bici elettrica rosa Asia si aspettava di trovare mazzi di mimose per la festa della donna, invece ha trovato solo bottiglie vuote di Barbera fatto col mulo che avevo appena riportato da Caprino. Sapendo che alla mia amica microinfluencer del lago non piace la retorica, salvo sfoderarla negli ambienti radical-chic che frequenta per essere nel giro della bella gente ceresiana e sapendo che cerca di essere sensibile verso le tendenze della contemporaneità, ho ritenuto che fosse fuori luogo sottolineare l’8 marzo con troppa ostentazione. Perdinci, la società si è trasformata, c’è la fluidità di genere, uno può nascere maschio e poi sentirsi femmina e viceversa (a chi si regalano le mimose?); nella lingua italiana abbiamo inserito il neutro dello «schwa» o l’asterisco perché il genere grammaticale è diventato offensivo; non esistono più papà e mamma ma genitore 1 e genitore 2; dobbiamo inoltre stare attenti a non creare esclusione verso quel mondo che si identifica in un acronimo che continua ad allungarsi: adesso siamo arrivati a LGBTQIA+ (cioè lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali e chiunque non si definisca eterosessuale). Bisogna ammettere che l’8 marzo in questa babilonia diventa spiazzante da celebrare, c’è il rischio di commettere errori, di offendere e di discriminare, come minimo di passare per delle mummie uscite da un mondo polveroso che non esiste più. Asia non l’ha bevuta del tutto, tuttavia sapendo che fra millenials e generazione Z la giornata della donna non pare essere particolarmente sentita ha preferito tagliare corto e girare la discussione sulle elezioni cantonali. I socialisti sì che promuovono concretamente le donne, mi ha detto riferendosi alla municipale di Lugano Cristina Zanini Barzaghi in lista per il Gran Consiglio. Infatti, è vero che fra i compagni luganesi l’ordine di scuderia ufficioso è quello di votare e far votare la municipale, ma non con l’obiettivo ideale di sostenere una candidatura femminile, bensì con il machiavellico piano di non averla più in lista fra un anno per il Municipio di Lugano dove già si mormora di pretendenti paradossalmente uomini (Venuti è mica venuto ad abitare in città per niente, del resto non è il primo ad essere emigrato da Massagno a Lugano per dare una mano agli sbroja). Il PS la sua coscienza femminista la mette già a posto riportando una donna in Governo. Asia è tentata di tifare per la non elezione in Parlamento della municipale luganese, così s’impara il fronte rosso del «fö di ball», anche se la resa dei conti sarebbe rinviata alle Comunali del 2024. Per potersi ricandidare per la quarta legislatura, Zanini Barzaghi dovrebbe infatti chiedere all’assemblea una deroga agli statuti del partito, un passaggio che rischia di essere doloroso. V’immaginate che subbuglio in una sezione del PS dove in passato se le sono già suonate di brutto per mettere assieme le liste? Vedremo. Per ora assistiamo allo spettacolo granguignolesco offerto all’interno della sgangherata alleanza Lega-UDC. Dei veri frantumatori di zebedei che stanno venendo a noia con la loro sceneggiata che sembra costruita apposta. Che pensarne? Come finirà? Il caporedattore della politica federale del CdT Giovanni Galli suggerisce di pubblicare i risultati elettorali con un’aggiunta: eletti, subentranti, coglionazzi. Sarebbe un atto di trasparenza.